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LE MACCHINE

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2008 22:40
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09/04/2008 21:51
 
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quel giorno
Se la storia che sto per raccontarvi si fosse verificata realmente, l’uomo non esisterebbe più.
In un futuro molto lontano l’uomo ottenne il completo dominio della natura e delle leggi che regolano l’universo tramite le macchine. Erano macchine molto diverse dalla concezione che ne abbiamo noi oggi, molto di più di quella che potrebbe essere il concetto per un uomo delle caverne di computer rispetto, poniamo, alla sua clava.
Purtuttavia il concetto che si avvicina di più è proprio quello di “macchina”.
In quell’epoca, diciamo nell’anno x, l’uomo aveva ottenuto proprio tutto. Ogni fantasia del pensiero poteva, attraverso questi strumenti adesso a noi inimmaginabili, tramutarsi in realtà. Tutto poteva materializzarsi o smaterializzarsi a piacimento, l’uomo stesso poteva essere ora materia ora energia o entrambe le cose contemporaneamente, o addirittura nessuna delle due. Tutto si poteva avere, ovunque ci si poteva spostare, nello spazio come nel tempo. Tutto si poteva conoscere, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, dalla natura dell’uomo a lui stesso, dalla materia alla psiche fino all’infinito della sua essenza: tutto era scopribile e tutto fu scoperto. Tutto era possibile perché ormai i misteri e i segreti non erano più tali, in alcuna branca dello scibile umano o dell’universo (ormai era la stessa cosa).
Da tanto non esisteva più l’impossibile. Ciò necessita di una premessa: l’uomo è “finito” e non infinito. L’umanità quindi è finita, cioè limitata. Anche se la scienza, la filosofia, la tecnica, la morale eccetera sembrano porre sempre nuove domande, e sembra che abbiano infinite diramazioni e infiniti misteri, l’uomo non è infinito. Perciò l’uomo raggiunse “il limite”, perché l’uomo aveva un limite (lo ha ancora).
Ogni generazione progrediva in campo scientifico, filosofico eccetera, avvalendosi delle scoperte fatte in precedenza più quelle presenti, credendo così che l’uomo avesse infiniti orizzonti. Ma l’uomo non aveva infiniti orizzonti, ne aveva moltissimi, un numero incalcolabile forse, ma pur sempre limitati a lui stesso. Il corso dell’umanità non fu infinito nè poteva esserlo. Venne quel giorno, tanto lontano come ho detto, in cui non c’era più nulla da scoprire, non solo, ma anche tutto quello che si poteva sognare era stato sognato.
Fu così che si arrivò alla generazione limite.
Essa era immortale.
Anche la felicità era stata raggiunta, l’uomo aveva ritrovato se stesso: aveva raggiunto tutto quello che era umanamente possibile. Ma proprio qui si ebbe l’intoppo.
Dopo non c’era più nulla!
Era un paradosso ma dopo c’era solo un baratro, in altri termini la fine.
Il fatto era che tutto quello che aveva raggiunto e realizzato era in realtà stato raggiunto e realizzato dalle macchine che lui stesso aveva create. Si era realizzato nelle macchine.
Tutto dipendeva dalle macchine un tempo da lui comandate. Poi si era arrivati a un punto tale di sofisticazione, in un’era intermedia, che esse erano diventate autonome e dotate di intelligenza evolutiva propria nonché d’iniziativa. Il programma base era rimasto però sempre lo stesso: servire sempre l’uomo al massimo grado nel senso a lui più positivo.
Ci fu un’era lunghissima in cui visse questa immortale generazione limite. Essa si sbizzarrì in tutto, fece di tutto ma ben presto non ebbe più uno scopo, una meta da raggiungere. Si doveva attenere a quello che già era stato indicato, scoperto. Si poteva fare solo quello che già era stato fatto, in tutte le combinazioni possibili.
Non c’era più un futuro.
Il sogno dell’umanità, tutto il fantastico, era stato realizzato, cosicché l’uomo, dopo eoni ed eoni, era senza più problemi economici, politici, d’amore e di sesso.
Si accorse in altri termini del vuoto totale a cui era giunto: non era mai capitato nella sua storia.
Si pensò allora che una soluzione fosse distruggere tutto ciò che si era raggiunto e ricominciare da capo magari ritornando all’età della pietra, quando non c’era alcun condizionamento, né ideologico né di macchine. Ma così facendo si vide in proiezione che l’uomo sarebbe tornato esattamente, anche se con una storia diversa, allo stesso punto, in un altro anno x per poi ridiventare nuovamente primitivo e così via.
Alla fine le macchine decisero che la soluzione meno deterministica e quindi più adatta a rompere il ciclo, era di chiamare un uomo dal passato in maniera casuale, purché antecedente all’invenzione della prima macchina calcolatrice. Volevano evitare qualsiasi tipo di contaminazione. Lo fecero.
Poiché la scelta fu effettuata con criteri assolutamente casuali esse non sapevano chi fosse l’uomo che si trovò a sua insaputa sbalzato nell’anno x per salvare il mondo, cioè l’uomo stesso.
«Chi siete?» domandò.
«Siamo le macchine. Vogliamo una soluzione al problema che affligge i nostri padroni. Ci hanno fatto tanta pietà che abbiamo deciso di fare questa azione: tu ci darai la soluzione, altrimenti sarai eliminato prelevando un altro e continueremo a procedere in questo modo finché non troveremo la persona che ci darà la soluzione.»
L’uomo guardò le macchine con una gran compassione per i loro “padroni”.
«Chiunque voi siate, ascoltatemi. Io non so chi siete ma so che non meritereste risposta alcuna. Il male in cui sono caduti gli uomini è dovuto proprio a voi. Ma per i vostri padroni che sono deboli, io darò la soluzione a tutto ciò. Essa è l’amore.»
«L’amore?!» fu la risposta delle macchine. «Che cosa è “amore”? Questo concetto non trova riscontro nelle nostre memorie. È forse una nuova invenzione? Oppure è un’arma? Non è possibile che non sia registrato, noi conosciamo tutto.»
«No!» esclamò l’uomo. «Voi macchine senza anima non potete conoscere l’amore. Esso è mandato da Dio all’uomo sulla terra. Ma l’uomo non ascolta da tempo questo richiamo divino, per questo si è perso in se stesso e nelle sue macchine. Dio non si è mai dimenticato di lui, nemmeno per un attimo.»
«Dio?!» risposero ancor più sbalordite le macchine. «È un’altra invenzione? A noi non risulta, così come non risulta “amore”. Se non hai soluzioni efficaci sarai sostituito!»
«Se credete che Dio vi lasci continuare, sbagliate. Credete, è venuto il giorno in cui tutte le cose, tutti gli uomini vivi o morti che siano, saranno giudicati.»
Alle parole dell’uomo le macchine risposero: «Basta, inutile che continui. Fra poco avverrà la sostituzione: sarai disintegrato.»
«Padre, perdonali, non sanno quel che fanno» furono le ultime parole prima di essere scomposto in particelle sempre più elementari. Ma non appena fu finita la polverizzazione le macchine si bloccarono, e con esse tutto l’universo. Gli uomini ripresero l’aspetto originario e i morti resuscitarono.
Dio non punì quegli uomini, si limitò a fargli prendere consapevolezza dell’essenza del loro sbaglio, e li perdonò.
Per la seconda ed ultima volta Gesù si era sacrificato per l’umanità. Allora le particelle disperse nell’universo si riunificarono ricomponendolo, ed egli si ricongiunse al Padre, insieme a tutti gli uomini.
Le macchine rimasero fuori.


POST SCRIPTUM
All’inizio ho detto che se questa storia fosse stata vera, l’uomo non sarebbe esistito. Difatti nella realtà le macchine decisero di fare un enorme “reset” ricominciando tutto daccapo.
Ecco perché io mi trovo qui per l’ennesima volta a scrivere questa storia.


F I N E


NOTA

Vi sembrerà strano ma tutto questo non avverrà fra migliaia o decine e decine di migliaia di anni, ma solo fra poco meno di trecento anni.
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10/04/2008 14:52
 
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Chi lo sa?
comunque sia tra trecento anni non saremmo qui a verificarlo!
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10/04/2008 21:10
 
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Fra trecento anni...
Noi saremo sempre qui, rinati, ri-creati.
L'universo un giorno scomparità ma tornerà.
E di nuovo qua.
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17/04/2008 03:28
 
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L'idea è buona. Solo ho trovato che corri troppo verso le conclusioni. Come volessi puntare sull'effetto generato sul lettore. Ma trovo sempre qualcosa di interessante, a livello di spunti, nelle tue storie.
29/04/2008 17:52
 
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All’inizio ho detto che se questa storia fosse stata vera, l’uomo non sarebbe esistito


Per ciò che l'uomo ha saputo combinare da quando è stato creato, meglio non fosse mai esistito.
E dargli trecento anni ancora è davvero troppo.
avrà tutto il tempo per distruggere quel che ancora ha un valore.


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30/04/2008 22:40
 
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L'uomo
Sì, è vero, l'uomo non meriterebbe di esistere, però, però...
Nell'uomo c'è un tesoro, nella sua terra c'è un valore che viene derubato.
La nostra razza, per fattori ambientali, per dominazioni industriali, è destinata a scomparire inesorabilmente nei prossimi decenni.
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