Non so se hai letto "se questo è un uomo" di Primo Levi
immagino di sì, e quindi ricorderai quelle pagine, in cui lo scrittore parla del giorno della liberazione in cui, nessuno ebbe la forza di esultare e di ridere, quasi preso dallo inverosimile "rimorso"d' esser vivo ancora, al pensiero di tutti coloro che non ce l'avevano fatta...e c'è ancora tanto d'altro che si potrebbe aggiungere, non ultimi i ricordi di azioni anche meschine e vergognose legate alla situazione di paura,di estremo bisogno di tutto, anche d'un filo di spago, d'un cucchiaio... spesso al momento della morte d'un compagno, ci si preoccupava principalmente di appropriarsi di ciò di cui questi non aveva più bisogno...insomma prima ancora d'ucciderli, i nazisti ne uccidevano la dignità e l'umanità...
Sai Giancarlo, tutto ciò mi sconvolge e m'addolora per quanto mi immedesimo...
Non so se tuo suocero vive ancora, lo abbraccio comunque col pensiero ovunque sia.Ciao, Lili.