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MIO SUOCERO NON ERA EBREO (al giorno della memoria)

Ultimo Aggiornamento: 23/01/2011 09:02
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Quello che vi racconto è una verità alla quale ho potuto avvicinarmi solo in emozione, della quale non sono riuscito mai ad aprire veramente lo scrigno. Quello che vi racconto è una piccola verità incompleta ma tanto basta per comprendere come certe cose possono ferire profondamente il cuore e l’animo di un uomo e condannarlo alla sofferenza per la vita.

E' questa una piccola storia di uomo preso dentro un meccanismo infame più grande di lui che ha sporcato indelebilmente le nostre coscienze di nazioni civili.



Mio suocero non era ebreo, era italiano, cattolicissimo.
Dopo la dichiarazione di Badoglio venne preso dai tedeschi in Jugoslavia e trasportato in un campo tedesco, non sapeva di preciso dov’era, ma gli sembrava vicino Monaco. Non fu mai capace di farmi raccontarmi nei particolari come fosse vissuto (o meglio sopravissuto) in quel campo. Solo sospiri, accenni che si viveva male, pianti, segni di disperazione mentre si teneva il capo tra le mani. Ci avevo provato in varie occasioni ma solo una volta riuscii a fargli raccontare qualcosa di generico di quella prigionia.
Mi raccontò con la disperazione dipinta negli occhi che i suoi giorni in quei giorni erano stati terribili, i peggiori immaginabili. Alla fine i tedeschi caricavano i prigionieri sui dei camion per portarli non si sa dove, ma sapevano che non ritornavano mai. Mi fece capire che avevano saputo o immaginato che li portavano alla morte certa, in qualche altro campo.
Toccò anche a lui a salire su uno di quei camion ed era ormai rassegnato ma per fortuna durante il viaggio la colonna venne intercettata da una squadriglia d’aerei americani che la mitragliarono a più riprese. Fu un fuggi fuggi dai camion fermati in mezzo alla strada. Prima i tedeschi, poi anche i prigionieri. Anche mio sucero scappò nel bosco che affiancava la strada e continuò a correre sempre più dentro al bosco. Cosa successe dopo non fu mai capace di raccontarlo perché a questo punto piangeva e non si capivano le frasi. Da spezzoni capii che restò nascosto fino all'arrivo degli americani, non capii quanto ne capii come sopravisse.
Una testimonianza questa che non aveva mai raccontato neppure ai suoi famigliari più stretti.

Quando per lavoro andai in Germania per la prima volta, per lui fu un incubo continuo. Si svegliava di notte agitatissimo per i sogni che faceva e che non raccontava. Chiedeva continuamente ed in modo ossessivo notizie di me. Era oltremodo preoccupato e non si tranquillizzò fintanto non tornai e gli parlai di una Germania diversa da quella conosciuta da lui.
Servì a poco perchè quando ripartii per altri viaggi in Germania a lui ricominciavano gli incubi, le insonnie e le preoccupazioni.

Non era marchiato sul braccio, mio suocero, era stato marchiato dentro.

...




Terribile è il sapere che nella storia gli ecidi sono stati tantissimi e che ancora oggi l’olocausto è una piaga infetta del mondo, nell'impotenza nostra e di altri piccoli uomini marchiati come mio suocero.

Giancarlo Cobite
[Modificato da Cobite 27/01/2011 08:57]
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