@finfilla
Io nelle tue parole leggo una contraddizione "in termini" (forse più di una)...
Tu dici:
"Diffido dei poeti professionisti, tessono ragnatele di frasi usate ed abusate, spargono miele stucchevole incolonnando meccanicamente frasi strappate ad un vocabolario fin troppo commercializzato"
Leggo che sei contrario/a ad ogni dettato stilistico, alla grammatica, al professionismo poetico e porti come esempio di bella poesia un autore come Cecco Angiolieri che predilige uno schema metrico come il sonetto dal quale non si può scappare nemmeno di una sillaba eccedente e su cui non si può improvvisare.
E anche nelle storie cantate da de Andrè (pure lui professionista) mi pare di riscontrare una certa costruzione metrico-stilistica per aumentare l'effetto armonico della canzone.
Non ti sembra eccessivo e fuori luogo definire così tutta la nostra tradizione poetica che da Dante a Montale ha conosciuto moltissimi eccellenti professionisti della poesia, alcuni dei quali non sapevano nemmeno cosa fosse un dizionario?
"La poesia non è cercare consensi o dissensi, non è cuore-amore o pelle-stelle ma è la vita, tutta, nel bene e nel male."
Su questo potremmo essere anche d'accordo ma ricordati che ogni autore o filone letterario è il riflesso e il prodotto della società in cui è maturato.
Nella società attuale, il problema non è chi scrive cuore-amore ma chi ti legittima questi "scrittori" attraverso libri inutili fatti solo per far guadagnare gli editori... Ma del resto oggi conta solo l'economia e il profitto e si sacrifica volentieri la qualità.
Riguardo alla comunicazione attraverso la poesia, sappi che il poeta con la P maiuscola, è una specie di tramite tra se stesso ed il mondo circostante, deve saper trasferire le sue emozioni e coinvolgere chi gli sta intorno ma con naturalezza e semplicità
Comunque è bene non mischiare osservazioni personali con la storia della letteratura soprattutto se non la si conosce abbastanza da poter formulare giudizi profondi e motivati.
Claudio