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Consigli per chi scrive da poco e vuole migliorarsi

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2015 17:30
19/03/2008 19:17
 
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Questo post ha quasi 2 anni, e devo dire che all'epoca mi sembrava sacrosanto mettere alcuni paletti a certi diluvi espressivi che si ritrovano nella poesia da web, che io definirei una categoria a sé, così come ho sentito da alcuni giudici di grossi concorsi che esiste la tipologia di "poesia da concorso", che deve avere determinate caratteristiche (spesso contradditorie con quelle della poesia dei grandi) per vincere, altrimenti non viene nemmeno presa in considerazione. Ora, io del post iniziale avrei parecchi dubbi per quanto riguarda sul limite dei versi (30-40 sono già troppi, a volte in 20 versi si dice già molto), e forse ritoccherei il paragrafo sottotitolato "il pericolo del romanticismo", poiché mi è capitato di trovare poesie talmente descrittive che mi sfugge il perché non siano state scritte come pagine di diario... il resto lo trovo ancora buono, anche se il tono talvolta è troppo sentenzioso e può dar fastidio. Per quanto riguarda le "regole" che ho messo insieme, valgono solamente per chi è alle primissime armi, chi ha un paio d'anni di esperienza nello scrivere può farne volentieri a meno... io stesso ne violo almeno 2-3 a scritto, dopo averle comprese ed interiorizzate, così che ogni volta che le eludo so' il perché lo faccio e quale effetto voglio ottenere.
Per quanto riguarda il rapporto che intercorre fra contenuto e forma, l'unica immagine adeguata che ho trovato è il rapporto fra scheletro ed epidermide: se il contenuto è lo scheletro che sorregge lo scritto, la pelle veste e dà i contorni alla poesia... a me ad esempio un buon contenuto rivestito dalla forma dantesca da l'idea di un ottantenne che mi invita ad accarezzarle la pelle, cosa che come immaginirete non mi lascia una buona sensazione. Personalmente io credo possa dichiararsi poesia anche quella basata unicamente su sperimentazioni formali di vario tipo, poiché ogni sperimentazione formale (se riesce) è un allargamento delle possibilità espressive della lingua -personale e collettiva- quindi io incoraggio sempre chi tenta di misurarsi con nuove forme, anche se magari inizialmente non incontra un buon riscontro di complimenti.

In ultimo a Rosy dico che qui su fiori c'è un ampia comprensione per ogni stile e approccio alla poesia, per cui anche una poesia istintiva trova il suo pubblico che la comprende e l'apprezza; personalmente, come si sarà intuito, io non mi sento parte di questo pubblico e solitamente richiedo all'autore un certo impegno di ricerca linguistica e formale, poiché lo richiedo prima di tutto a me stesso, ma questa è la mia opinione personale, che non è quella del forum e dei suoi gestori. Mi limito di quando in quando a dare qualche consiglio se vedo uno scritto in cui la forma impedisce al contenuto di manifestarsi nella sua pienezza, se l'autore non gradisce basta che me lo scriva e io eviterò ulteriori commenti in tal senso. ave [SM=g27811]
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20/03/2008 14:26
 
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Re:
rosy.62, 11/03/2008 0.24:

Anch'io, lo confesso, non ho letto tutti i commenti.... E come avrei potuto ? sono tanti, colti, sottili.... ed il tempo è sempre poco, arrivo a mezzanotte stanca, mi fuma quel poco di cervello che resta dopo una giornata dove è successo di tutto... Da una parte la tentazione irresistibile di rompere semplicemente gli argini e scatenare la piena di emozioni che si fanno sempre più urgenti .... dall'altra la voglia di imparare, di bere alla fonte della saggezza.... e quindi apro una "discussione" il cui titolo mi sembra dica tutto..... comincio a leggere e mi prende lo scoramento, penso che non ce la farò mai: troppe nozioni, troppe regole, per un essere istintivo che accetta solo le regole del cuore.... il primo pensiero è di chiedervi perdono, mi sono intrufolata nel posto sbagliato, forse non era ciò che cercavo.... o magari domani tornerò dopo aver riordinato i pensieri; oggi no, oggi è partita una reazione a catena .....
Come posso arginare le emozioni e addomesticarle alle regole... se non riesco a vedere un nesso fra le due cose.. ?
forse, con il vostro aiuto, domani potrò....

[SM=x142825]

Rosy




Ti voglio soltanto dare un consiglio... Ognuno scrive per diversi motivi, ad ognuno il suo pertanto... Tu delle regole, se queste ti causano scompigli emozionali,sbattetene!
Scrivere non deve essere necessariamente seguire in toto o in parte i consigli che in questo treand vengono dati, scrivere è in primis leggere se stessi e tutto ciò che ci circonda, scoprire ed emozionare/rsi...

Non saranno certo le regole poetiche disattese ad annullare la creatività di un poeta...

Continua come hai sempre fatto...

Cordialmente
Gae





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20/03/2008 15:28
 
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Cara Rosy, secondo me, meglio sarebbe stato leggerli tutti i post.
Poi temo che se guardassimo tutte le regole non troveremmo una sola poesia (neanche di autori famosi) perfettamente in regola, figuriamoci per noi dilettanti.
Vedi un po' le allegre disquisizioni tra me e Rosanna che immancabilmente non ci sposta dalle nostre convinzioni. [SM=x142839]

Io credo, comunque, che non farebbe male riflettere su quel che si scrive in particolare per il fatto che il cuore pur essendo quello che sente le emozioni a guardare bene è analfabeta e quindi non potrebbe mai esprimersi in linguaggio parlato o scritto senza la collaborazione del cervello. C'è chi scrive bene anche d'istinto ma questa dote evidentemente è dovuta a qualcosa imparata in precedenza.

Ciao [SM=x142887]

[SM=x142838] Giancarlo



...

- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.-
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21/03/2008 08:06
 
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Vai Rosy non scoraggiarti. Comincia a scrivere così come ti comanda il cuore. Poi a rivedere una poesia, in caso sia necessario migliorarla e non è affatto detto, si fa sempre in tempo.

I suggerimenti o consigli sono, a mio avviso, suggerimenti appunto. SE montale o Quasimodo avessero rispettato le regole non sarebbero Montale o Quasimodo ( ma la cosa vale anche per Leopardi nel suo tempo)


...

Ciao Lory
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09/04/2008 08:08
 
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Re:
Ciao a tutti

Grazie a Nichilista per i suoi consigli preziosi.



Io credo che tutto si condensi in queste parole di Cobite: "Probabilmente dimentica che il cuore è analfabeta"... e come dice Elfo... bisogna scrivere con il cuore (fra l altro Cobite ed Elfo sono i miei preferiti del forum)...

tecnica e cuore... ciò che serve... padroneggiare gli strumenti... e poi usarli a nostro piacimento ...per costruire castelli di emozioni... e perché no...uscire dalle regole.. ma sempre sotto controllo

Si!.. confermo……. LA TECNICA è indispensabile

l'uso dei puntini spudorato???............................... sshhhhhhhh............ nn ditelo a nessuno....................secondo me................ anche questa è una tecnica nata con la chat............come le simpatiche emozioni ........[SM=x142824] [SM=g27820] [SM=x142872] [SM=x142850] [SM=x142827] [SM=x142828] .......... Bellissime vero???
ILCUOREE'ANALFABETA
grazie Cobite.... grazie Elfo..... grazie Nichilista....grazie a tutti voi....per tutti i vostri pareri e consigli... che mi aiutano a crescere.. e a scrivere
il_miranda
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11/08/2008 21:54
 
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forase nn diventerò mai una grande poetessa ma nn credo che riuscirei mai a seguire delle regole...quando scrivo sn come assorta persa nelle parole nelle suggestioni...nn riesco a dare un ordine...la poesia viene fuori libera...pura... [SM=g27823]


...

"sempre e per sempre dalla stessa parte, mi troverai..."

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12/08/2008 05:00
 
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Se scrivi, Laura, segui le regole delle scrittura italiana. Non ti pare?

Questo significa che anche in arte s'impara ad usare il mezzo che ci serve per creare e comunicare le nostre emozioni.

Ciao

Giancarlo


...

- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.-
04/01/2009 17:45
 
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Da molto tempo avrei voluto leggere questo post.
M'incuriosiva il tema, mi frenava la discussione scaturita.

-------------------------------------


Mi sono sentita chiamata in causa; ho iniziato a leggere alcune poesie di Leopardi alle mie bimbe, a sei sette anni conoscevano "A Silvia" a memoria. [SM=g27825]
L'ho fatto per inculcare loro l'amore sviscerato che IO provo per tutto ciò che si può leggere. [SM=x142858]
Ho ottenuto l'effetto contrario, oltre ai tomi universitari, dopo la laurea, a malapena finiscono un libro che io regalo loro che mi aveva cambiato pure la visione della vita. [SM=x142859]
Ecco, io volevo che LORO fossero come me, che per i miei complenni desideravo trovare solo libri, libri, libri. [SM=g27816]

Ho capito che ciascuno è un universo a parte, quello che fa piacere a me non dona gioia ad altri. [SM=x142894]

Io mi beo leggendovi; non sto a contare le sillabe, ignoro la semantica, la dialettica, la retorica, l'influenza del tono della voce (attraverso la punteggiatura), l'etimologia ed altro.

Devo sentirmi in contatto con l'autore, a pelle con lui; mi deve far volare "alto", liberarmi dalle mie vesti ed entrare in lui. [SM=x142896]

Per questo non stronco mai chi scrive ma lo incoraggio sempre.
Noi non diventeremo dei Nobel, ma chi lo può dire? [SM=x142816] [SM=x142842]



Non mi sento superiore o presuntuosa se non mi va che si critichi ciò che ho scritto.
Alcune poesie saranno perfette, altre non rispecchieranno ciò che volevo esprimere; ma sono le mie creature, scritte in un determinato contesto o stato s'anima. [SM=g1602844]



Mi trovo d'accordo sia con Nichi, l'innovatore, mai banale, con Elfo più vicino al mio essere che con Giancarlo, che compie operazioni di lifting.

Ritengo che ognuno abbia il dititto di essere sé stesso come meglio gli aggrada.

Fermo restando che le regole di Nichi sono basilari. [SM=x142891] [SM=g1602841] [SM=g1602821]


Un baci8 [SM=x142886]
[Modificato da fiordineve 04/01/2009 17:48]
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06/04/2009 19:43
 
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Non c'è niente di male a scrivere in maniera spontanea per sfogarsi, comunicare ecc e sicuramente possono venire fuori delle cose struggenti e molto belle.
Però la poesia è un'arte e molto probabilmente non si può raggiungere l'eccellenza digiuni dei suoi rudimenti tecnici (prova a prendere uno scalpello e a improvvisarti scultore...). Per conoscere le basi tecniche della poesia, comunque, non è necessario studiarsi i manuali di retorica e metrica (anche se di certo sono un ottimo aiuto!), ma basta leggere tante tante tante poesie con un po' di discernimento.
Io sono pessima nello scrivere poesie, ma mi faccio un bel po' di violenze per imparare i meccanismi. Apprendere il linguaggio poetico è come studiare una nuova lingua: all'inizio sei impacciato e non riesci a dire quello che veramente vuoi e devi fare dei noiosissimi esercizi di grammatica, però, prima o poi, lo maneggi e puoi davvero, spontaneamente, metterci dentro il tuo pensiero in modo efficace. Io la vedo così...

(Ps so di essere detestabile, ma lancio un appello perchè voglio troppo bene alla lingua italiana: per favore meno puntini, sono veramente volgari.)
09/10/2009 00:57
 
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Un mio pensiero
POSSO???
Un mio pensiero che so già che susciterà molte discordanze.. ma è un pensiero di un amatoriale che della poesia non sapeva neanche cosa fosse, fino a quel lontano febbraio 2004 quando, in uno dei momenti molto tristi della sua vita ha preso carta e penna ed ha voluto scrivere una lettera a "DIO", si a Lui, facendogliela arrivare tramite un amico sacerdote che l'ha letta al momento dell'offertorio...(e che, ritrovata, è inserita nel mio blog.)

Ho letto un po' dei vostri commenti sull'arte del poetare, delle regole da seguire, ma sinceramente mi trovo un po' fuori sintonia nel poetare come pensate voi.
E' vero che la poesia è arte, è musica, è immagine, ma poi è anche poesia ciò che istintivamente esce dall'animo in momenti di vita, in momenti in cui ricordi sia dolci che amari si fanno strada sulla tua strada di "paroliere" che fanno poesia e penso che questa sia la più bella poesia!!!. ..
Ognuno ha un suo modo di scrivere , di vedere il quadro che dipinge mettendo nero su bianco, di scegliere la cornice che poi dopo andrà a renderlo degno di ciò che ha dipinto con le parole....
Qui, mi par di aver letto che siamo poeti dalle caratteristiche amatoriali ed ognuno ha in se un suo distinto stile, che la maggior parte delle volte non segue precise regole, in quanto ciò che esce dal suo "IO" è fatto di parole che lui ritiene essere poesia dal suo punto di vista e perciò penso che sia giusto accettarlo, criticarlo, ma non dire che così non è poesia...
Ognuno di noi, nel suo piccolo è poeta, anche se non penso affatto che si nasca poeta, anche se il suo primo vagito alla luce del sole è stato l'inizio della.. poesia che ha dato vita alla sua vita!!! Nilodan L.G.P.
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09/10/2009 10:47
 
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se mai vi prenderete la briga di leggerlo tutto :-)
Dunque per quanto in ritardo vorrei dire la mia.
Preciserei innanzitutto che l' aggettivo poeta novizio od inesperto,qualora fosse, sottolineo qualora fosse, basato solo sulla registrazione in un forum, sarebbe da considerarsi pretestuoso.Voi direte:"lo si capisce dallo stile grezzo che poi migliora"bene,e io vi rispondo che a me in prima persona, Simone alias A mani vuote, è stato detto "il tuo linguaggio si raffina,il tempo produce risultati,questa poesia è migliore delle prime,questa poesia non ci piace etc.." partendo dal presupposto,errato, che le prime mie poesie postate su questo forum fossero le mie prime poesie in assoluto.Ora, primo: non lo erano,se erano da migliorare quelle pensate che atrocità sgrammaticate dovevano essere le mie vere prime poesie . Secondo: il giudizio è ovvio,mi si obietterà, era basato sulla conoscenza che voi avevate di me dal momento del mio ingresso qui.Conclusione: il consiglio al novizio è soggettivo ed opinabile. Sia per quanto riguarda il novizio, sia per l'utilità del consiglio stesso, che può venire da mani di centomila esperti.Chi di voi ha detto poeti si nasce non sbaglia del tutto.La dote, ancora da levigare magari, ce l'hai o no, e prima d'ascoltare il giudizio d'altri devi prima trovare il "tuo grezzo te stesso".Se la dote non l'hai non è vero che non sei poeta quest'affermazione è stupido ed inutile elitarismo. Farò un esempio che vi sembrerà assurdo ma vi assicuro che è pertinente parlando di talenti:Gattuso non sa giocare a pallone, eppure solo seguendo regole ed impegno è diventato un pluricampione,la dote non l'aveva. In entrambi i casi i consigli sono sì bene accetti, anzi bene accettabili perchè costruttivi,ma prima bisogna essere liberi di esprimersi, poi forse il consiglio verrà chiesto.Nnon scordate mai questo piccolo sillogismo:Il consiglio se non richiesto non si dà.E questa, come il resto è solo una mia idea.

Ritengo che ci sia un altro presupposto sbagliato nei vostri ragionamenti che è la storia, o meglio la storiografia, assai meno contestabile riguardo alla sua veridicità, a confermare.Il punto è il seguente: gli artisti, ed i poeti lo sono essendo la poesia un arte con tanto di musa ispiratrice, non compongono(che sia prosa,scultura,pentagramma) sempre e per forza per comunicare o riscuotere successi e/o consensi,spesso se ne fregano altamente,perchè molti sono boriosi e geniali e ti sbattono in faccia la loro bravura,sono spocchiosi ma grandi.

Michelangelo Buonarroti appena venne assunto nella cappella sistina, chi di voi c'è stato può figurarselo, disse:"Sarà il mio capolavoro più visibile eppure nessuno CAPIRà davvero dov'è Michelangelo tra queste mura"Quest'affermazione per chi volesse documentarsi è contenuta nel diario di Michelangelo che potete consultare mediante guide on line, ma non mi ricordo dove sia esposto scusass'

Lui era il migliore e voleva solo lasciare l 'impronta migliore di se, e non si curava dell'eventuale incomprensione del pubblico anzi, la dava per scontata! Leonardo Da Vinci scrisse pagine intere di appunti sulla boria del rivale ( i due sono sempre stati in gara per qualsiasi cosa) La cappella sistina era la sua realizzazione, un esercizio retorico uno sfoggio di se,magari tutti i giorni per carità però avete afferrato il concetto.Potrei continuare con D'annunzio ma non mi fermerei più.

Le regole ci sono ed ha ragione Cobite, senza regole non si comunica, il linguaggio ha precisi dettami, ma se io non voglio comunicare me ne infischio perchè lo sapete, di artisti matti e bravi allo stesso tempo ce ne sono, perchè "mi dispiace, ma io so io e voi, non siete un ca**" e via dicendo.

Tutta sta manfrina pallosa per concludere che il mancato rispetto delle regole toglie la comunicabilità ma non delegittima un eventuale opera d'arte.

Mi scuso per la prolissità e per la decisione con cui affermo certe cose ma il vostro bel dibattito mi ha emozionato.

Saluti romani(nel senso che provengono da roma )
[Modificato da Cobite 09/10/2009 15:31]
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09/10/2009 15:26
 
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Re: Un mio pensiero

rispondo a nilodan (danilo?)

Ho letto un po' dei vostri commenti sull'arte del poetare, delle regole da seguire, ma sinceramente mi trovo un po' fuori sintonia nel poetare come pensate voi.


Sbagli!
Leggi bene il titolo di questa discussione e non confondere i consigli con le regole.
Un consiglio è "non ti consiglio di fare quella brutta figura" ma se puoi vuoi farla sono fatti tuoi.
Una regole è "I puntini di sospensione codificati nel linguaggio scritto sono tre (quindi ne’ due ,ne’ quattro)." Poi uno è liberissimo di usarne due o cinque o cinquanta ma non pretendi che qualcuno non gli segnali l’errore o non si lagni se non viene compreso nel suo momento creativo personale.


Ognuno ha un suo modo di scrivere , di vedere il quadro che dipinge mettendo nero su bianco, di scegliere la cornice che poi dopo andrà a renderlo degno di ciò che ha dipinto con le parole....


Verissimo finché non dipingi un quadro con i colori ad olio e poi pretendi di vendermelo come scultura in marmo.


Qui, mi par di aver letto che siamo poeti dalle caratteristiche amatoriali ed ognuno ha in se un suo distinto stile, che la maggior parte delle volte non segue precise regole, in quanto ciò che esce dal suo "IO" è fatto di parole che lui ritiene essere poesia dal suo punto di vista e perciò penso che sia giusto accettarlo, criticarlo, ma non dire che così non è poesia

...
Tra poesie e prosa c'è una differenza che non sta nel sentire, ne' nel sentimento rievocato, ne' nell'argomento e ne' dalla lunghezza dell’elaborato ma unicamente nella forma che esalta la musicalità intrinseca delle parole con cui si vuole comunicare. Se tu mi presenti una prosa in colonna (tipo colonna di giornale o magari neppure in colonna) con al massimo qualche richiamo poetico in senso lato, prosa resta anche se ti metti a pestare i piedi.


Ognuno di noi, nel suo piccolo è poeta, anche se non penso affatto che si nasca poeta, anche se il suo primo vagito alla luce del sole è stato l'inizio della.. poesia che ha dato vita alla sua vita!!! Nilodan L.G.



Quello del vagito è prosa che, si può dire, in senso lato richiama immagini poetiche, ma io sono convinto, invece, che chi ha maturato quel mezzo di comunicazione che si chiama parola può percepire una poesia e a volte anche crearla (sia orale che scritta) in senso proprio.

Ci chiamiamo poeti amatoriali (per diletto) perché quasi tutti noi in questo forun non ha fatto della poesia una professione redditizia e del resto anche il commento è personale ed amatoriale senza le pretese dell'assolutezza, della ragione a tutti i costi e anche senza la profonda conoscenza che necessiterebbe una vera critica.

Ciao

Giancarlo


[Modificato da Cobite 09/10/2009 15:28]


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Rispondo a mani vuote


"il tuo linguaggio si raffina,il tempo produce risultati,questa poesia è migliore delle prime,questa poesia non ci piace etc.." partendo dal presupposto,errato, che le prime mie poesie postate su questo forum fossero le mie prime poesie in assoluto


Hai ragione: si può anche peggiorare con il tempo, magari seguendo certi cattivi esempi... [SM=x142839]


Michelangelo Buonarroti appena venne assunto nella cappella sistina, chi di voi c'è stato può figurarselo, disse:"Sarà il mio capolavoro più visibile eppure nessuno CAPIRà davvero dov'è Michelangelo tra queste mura"



Probabilmente Michelangelo Buonarrotti quando entrò nella cappella Sistina non era proprio un dilettante, ma qualcosina di più e la sua osservazione forse era nel fatto che per dipingere la Sistina non bastavano le sue sole mani per cui si avvalse anche di molti altri pittori.
Quindi dove sta in realtà Michelangelo tra quelle mura?
Chi è in grado di capire fino in fondo il suo lavoro?
Questo ovviamente non vuol dire che ha dipinto solo per se stesso o meglio se così fosse il suo " per se stesso" comunicava e comunica molto anche ad altri.


Ritengo che ci sia un altro presupposto sbagliato nei vostri ragionamenti che è la storia, o meglio la storiografia, assai meno contestabile riguardo alla sua veridicità, a confermare. Il punto è il seguente: gli artisti, ed i poeti lo sono essendo la poesia un arte con tanto di musa ispiratrice, non compongono(che sia prosa,scultura,pentagramma) sempre e per forza per comunicare o riscuotere successi e/o consensi,spesso se ne fregano altamente,perchè molti sono boriosi e geniali e ti sbattono in faccia la loro bravura,sono spocchiosi ma grandi.



Io penso che gli artisti che hanno saputo comunicare solo a se stessi non sono artisti e non li conosce nessuno. Invece, alcuni artisti che hanno creato per se stessi ma la loro opera ha saputo comunicare anche agli altri sono diventati grandi artisti. Altri forse non sono egualmente mai emersi.
Quindi ho il grande sospetto che il presuposto sbagliato sia unicamente il tuo.


Le regole ci sono ed ha ragione Cobite, senza regole non si comunica, il linguaggio ha precisi dettami, ma se io non voglio comunicare me ne infischio perché lo sapete, di artisti matti e bravi allo stesso tempo ce ne sono, parchè "mi dispiace, ma io so io e voi, non siete un ca**" e via dicendo.



Le regole dello scrivere ci sono, sono basilari ma non sono i consigli che il nostro giovane poeta (bravissimo tra l'altro) ha inserito in questa discussione, ma giustamente sono relative alle regole base del linguaggio che del resto si impara spesso a scuola come ad esempio quella che il punto fermo, la virgola, i due punti, il punto e virgola e i tre puntini di sospensione vanno sempre appiccicati alla parola che precede e dopo ci va uno spazio. Non è grave, ma mancando a questa regola l'editing automatico potrebbe sbagliare.

Poi invece ci sono le regole del forum ma sono di altra natura e per altri motivi. Ad esempio per il fatto che questo forum è aperto anche ad un pubblico minorenne (e sono molti i minori che ci leggono) e che a tutti non sono gradite, non sono ammesse parolacce, neppure d’autore!!!


Buona serata.

Giancarlo
[SM=x142848]
[Modificato da Cobite 09/10/2009 22:08]


...

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09/10/2009 16:35
 
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dai..ora prendersela per una citazione del marchese del grillo è da bigotti,quando i minorenni di cui parli tu oltre a vedere tv che li bombarda di cose oscene non si scandalizzano oppure mutano la loro crescita interiore o subiscono traumi se leggono quella parola,cmq il forum è tuo ed è giusto seguire le tue regole quindi mi scuso,davvero.

un altra cosa: mi hai frainteso, e come sotengo sempre qui la colpa è di scrive e non di chi legge: io non ho detto che gli artisti che non vogliono comunicare poi non lo facciano a posteriori o da postumi,ma, e non è opinabile credimi, di artisti grandissimi che sono partiti da un presupposto di elitarismo considerando scarsamente il loro futuro uditorio ve ne sono a milioni. Io sono d'accordo con cio che scrivi,bada bene: le regole della scrittura sono fondamentali per scrivere bene correttamente e comunicare, perchè il linguaggio della comunicazione ha regole.Ma anche se non seguite, a volte e non sempre, prendi tutto con il giusto metro Giancarlo ti prego,può nascere una poesia comunicativa o cmq degna di tale aggettivo, che ha esuberato da ogni canone.

Ti saluto e rinnovo le scuse di cui sopra.

ah il fatto che non ti piaccia quello che scrivo e lo consideri peggiore di ciò che non hai mai letto "Hai ragione: si può anche peggiorare con il tempo, magari seguendo certi cattivi esempi. non ha influenzato minimamente le mie parole [SM=x142843]
09/10/2009 17:13
 
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**************
No...no... Danilo
A tutti viene spontaneo decifrarmi cosi! Ma a Danilo, manca ancora una lettera, per il completo del nick.. ( non fa nulla.. vi dico semplicemente che in tutti i forum in cui frequento, riducendo, mi chiamano NILO.)...
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Ognuno ha un suo modo di scrivere , di vedere il quadro che dipinge mettendo nero su bianco, di scegliere la cornice che poi dopo andrà a renderlo degno di ciò che ha dipinto con le parole....

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Verissimo finché non dipingi un quadro con i colori ad olio e poi pretendi di vendermelo come scultura in marmo.
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Qua, sinceramente, pur nel rispetto dell'opinione altrui, per me, concedimi il "TU", sei fuori "quadro".
E senza offesa alcuna....non voglio polemizzare, (lungi da me il farlo), con chi so di certo che nello scrivere sa molto e molto più di me, io mai, ne qui , ne in altri lochi, ho detto di voler "vendere" quell'ottone come se fosse oro......non ho detto che la mia è scultura di marmo o di legno... o di che altro si possa dire...
Il mio "dipingere", mettendo la cornice che a me più garba, non è altro che contornare il mio scritto con tutto l'amore che ho nel cuore e che ho messo in quel nero su bianco non vendendo nulla, in quanto a me il vendere inporta, come il "2 a briscola"... (come si dice a Milano).
Il mio postare è solo pensiero dettato dal mio "io", criticabile finchè si vuole, poichè ho mai detto d'essere nato poeta...e tra me e quelli che "nasono poeti" c'è un abisso incolmabile... e non occorre uno sforzo madornale per notare dove arrivano i miei limiti.
Io mi son sempre definito uno "scribacchino", poi altri, in altre parti, hanno aggiunto "di cuore"...e mai messo in "piazza" la parola poeta nel senso dell' esatto suo significato...

Sempre con affetto NILO
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09/10/2009 20:21
 
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Re: **************
nilodan, 09/10/2009 17.13:


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Verissimo finché non dipingi un quadro con i colori ad olio e poi pretendi di vendermelo come scultura in marmo.
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Qua, sinceramente, pur nel rispetto dell'opinione altrui, per me, concedimi il "TU", sei fuori "quadro".
E senza offesa alcuna....non voglio polemizzare, (lungi da me il farlo), con chi so di certo che nello scrivere sa molto e molto più di me, io mai, ne qui , ne in altri lochi, ho detto di voler "vendere" quell'ottone come se fosse oro......non ho detto che la mia è scultura di marmo o di legno... o di che altro si possa dire...
Il mio "dipingere", mettendo la cornice che a me più garba, non è altro che contornare il mio scritto con tutto l'amore che ho nel cuore e che ho messo in quel nero su bianco non vendendo nulla, in quanto a me il vendere inporta, come il "2 a briscola"... (come si dice a Milano).
Il mio postare è solo pensiero dettato dal mio "io", criticabile finchè si vuole, poichè ho mai detto d'essere nato poeta...e tra me e quelli che "nasono poeti" c'è un abisso incolmabile... e non occorre uno sforzo madornale per notare dove arrivano i miei limiti.
Io mi son sempre definito uno "scribacchino", poi altri, in altre parti, hanno aggiunto "di cuore"...e mai messo in "piazza" la parola poeta nel senso dell' esatto suo significato...

Sempre con affetto NILO





Tranquillo, nessuno nasce poeta, se non altro perché nessuno sa parlare quando nasce. [SM=g27828]
L'esempio che ho richiamato è stato per distinguere un passo di prosa da un passo di poesia.

L'esempio del "vendere" una cosa per un'altra è una figura comune e non si rifà al "vendere" di per se, ma anche al voler far passare una cosa per un'altra come ad esempio voler fa passare prosa per poesia.

Ciao [SM=x142872]

[SM=x142897] Giancarlo



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- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.-
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09/10/2009 22:21
 
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Re:
A mani vuote, 09/10/2009 16.35:

dai..ora prendersela per una citazione del marchese del grillo è da bigottiquando i minorenni di cui parli tu oltre a vedere tv che li bombarda di cose oscene non si scandalizzano oppure mutano la loro crescita interiore o subiscono traumi se leggono quella parola,cmq il forum è tuo ed è giusto seguire le tue regole quindi mi scuso,davvero.,

un altra cosa: mi hai frainteso, e come sotengo sempre qui la colpa è di scrive e non di chi legge: io non ho detto che gli artisti che non vogliono comunicare poi non lo facciano a posteriori o da postumi,ma, e non è opinabile credimi, di artisti grandissimi che sono partiti da un presupposto di elitarismo considerando scarsamente il loro futuro uditorio ve ne sono a milioni. Io sono d'accordo con cio che scrivi,bada bene: le regole della scrittura sono fondamentali per scrivere bene correttamente e comunicare, perchè il linguaggio della comunicazione ha regole.Ma anche se non seguite, a volte e non sempre, prendi tutto con il giusto metro Giancarlo ti prego,può nascere una poesia comunicativa o cmq degna di tale aggettivo, che ha esuberato da ogni canone.

Ti saluto e rinnovo le scuse di cui sopra.

ah il fatto che non ti piaccia quello che scrivo e lo consideri peggiore di ciò che non hai mai letto "Hai ragione: si può anche peggiorare con il tempo, magari seguendo certi cattivi esempi. non ha influenzato minimamente le mie parole [SM=x142843]




Sì, il forum è il mio e non c'è posto per chi offende e pretende di dare scandalo ai minori perché tanto sono già traviati da alcuni cialtroni della tv.
Comunque sarà la redazione a decidere definitivamente.
Avresti fatto meglio a leggere il regolamento.

Buona fortuna.

Giancarlo


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11/10/2009 15:35
 
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Non pensavo che a quasi 3 anni dalla sua stesura, questo scritto senza troppe pretese potesse ancora suscitare interesse. Oggi lo riscriverei da capo, allungando la premessa e tenendo conto delle critiche che col tempo ha ricevuto. Voglio comunque aggiungere una serie di considerazione che possano aiutare a contestualizzarlo meglio, più un paio d’altri consigli, che forniscano ulteriori spunti di riflessione.

Il poeta non va a scuola: c'è una particolarità inerente alla poesia e al suo avvicinamento ad essa, che la divide dalle altri arti: il poeta si forma da sé, non va a scuola per imparare a padroneggiare gli elementi formali di cui ha bisogno, e molte volte non si affida nemmeno a persone più esperte per avere una prima sbozzatura (al contrario per esempio dei pittori o dei registi, che fanno una lunga gavetta prima nelle accademie e poi come collaboratori di artisti più esperti). Non è stato sempre così, a dire il vero: fino al romanticismo esistevano circoli di scrittura e accademie, dove i giovani venivano inseriti e seguiti, impadronendosi degli elementi stilistici attraverso la frequentazione dei maestri... poi c'è stata la critica romantica delle accademie, e l'idea che il "genio" non ha bisogno di essere educato, poiché ha già in se stesso tutto quello che gli serve per sfornare capolavori, e ciò si aggiunga la critica romantica all'educazione e alla cultura, viste come nemici irriducibili della spontaneità e della naturale "creatività" dell'uomo. Queste idee col tempo si sono diffuse anche a livello popolare, ma hanno avuto il loro vero e proprio boom solo ora a mio parere, con la creazione dei blog e dei forum, dove ognuno può rendere pubblico il suo prodotto artistico senza i filtri della critica e molte volte senza aver alcuna esperienza pregressa nell'arte in cui si cimenta, nonché gratuitamente (e la cosa non è di poco conto, visto che per auto-pubblicarsi fino a poco tempo fa si spendevano bei soldi). Questo ha i suo pro e i suoi contro, sottolineo solo i più evidenti: se l'allargamento della possibilità di accesso al pubblico porta potenzialmente ad un aumento esponenziale dei talenti che prima venivano sommersi dall'impossibilità di adeguati canali pubblicitari, dall’altra ha creato una diffusa mediocrità (non nel senso dispregiativo, ma etimologico di media aritmetica) che ha generato quella definizione paradossale di “poesia da forum” (che ora ha anche riviste cartacee sue proprie diffuse in libreria!) , vero e proprio genere ormai distinto dalla poesia tradizionale, con peculiarità proprie che vale la pena di elencare: un disinteresse per la cura formale che si unisce a un tradizionalismo arcaistico (ad esempio l’uso molto frequente di tronche e arcaismi pre-manzoniani, che nella poesia contemporanea “alta” sono scomparsi), assenza di innovazione tematica e predilezione per la poesia intimistica, sentimentale, auto-referenziale –cioè che parla degli eventi auto-biografici del poeta, come una specie di diario in versi- con l’abbandono quasi totale della poesia civile e sociale, che nella nostra storia poetica hanno avuto sempre un grande seguito.

Il ritorno dell’elitarismo: questo processo sta portando per reazione alcune penne nate sul web a ritornare alla “scrematura” dei concorsi e delle case editrici “serie”, cioè quelle che non vogliono soldi per pubblicare ma si affidano alle vendite per coprire le spese e guadagnare, e che quindi hanno tutto l’interesse che il prodotto pubblicato sia di valore (sia contenutistico che formale), altrimenti ci perdono. Dall’altra parte, in opposizione ai blog e ai forum aperti, stanno nascendo spazi dove per poter pubblicare bisogna far giudicare i propri scritti da poeti più “esperti” e di “fama”, in modo che si formino delle sorte di aree protette dove un certo valore formale viene salvaguardato, anche se non pochi criticano questa scelta perché vi scorgono principi ”anti-democratici” e il ritorno di un nuovo “conformismo accademico”. Qualunque sia il giudizio che si voglia dare a questo fenomeno, è tuttavia interessante notare come sia numericamente in crescita.

Scrivere per se stessi e per pubblicare: c’è una sorta di confusione, che continuamente si ripresenta, fra l’idea che si scrive per se stessi e quella che ciò che si scrive per sé sia arte, nel senso migliore della parola: questo è dovuto al fatto che spesso si confonde l’uso terapeutico della scrittura, con l’arte dello scrivere, che sono due cose molto diverse. Se molti psicologi e psicoterapeuti invitano i loro pazienti a scrivere per ritrovare un equilibrio psicologico di fronte a ciò che gli ha turbati, ciò non fa automaticamente di questi scritti arte, ma solamente una terapia alternativa e non invasiva: se a chi scrive con l’obbiettivo di star meglio è quanto meno stupido fare appunti di forma, a chi scrive per essere letto dagli altri è necessario una cura sulla forma e l’esposizione maggiore, e deve quindi anche accettare le critiche che gli vengono rivolte su questi punti, non si può trincerarsi dietro al fatto che scrive solo per sé (allora perché pubblichi cercando il consenso altrui?) o che le esperienze che ha vissuto sono solo sue (e allora perché le racconti?), oppure che hanno un valore che gli altri non possono comprendere (e qui valgono le 2 precedenti domande). La cosa migliore quando si scrive per pubblicare è partire con uno stato d’animo di umiltà nei confronti del lettore, e di accettazione delle possibili critiche a cui ci espone il fatto di mettere in piazza il nostro intimo, senza per questo rinunciare al giusto orgoglio di fronte alla propria creatura.

Leggere agli altri per migliorarsi: il miglior metodo che ho sperimentato per capire se il mio scritto funziona oppure no, è leggere ad alta voce ad altri ciò che ho prodotto, cosa non semplice perché espone personalmente molto di più di una pagina letta sullo schermo, e perché mette a nudo impietosamente i nostri limiti compositivi: ad esempio uno scritto pieno di “che” alla lettura risulta fastidioso, così versi troppo prolissi e scollegati annoiano l’ascoltatore irrimediabilmente, facendoci perdere la voglia di proseguire nell’esposizione.

Scrivere di getto: la cosa migliore è lasciare riposare i nostri scritti, in modo da riprenderli in mano a mente lucida qualche giorno dopo, con un attenzione più critica verso ciò che ci proponevano scrivendo e il risultato effettivamente ottenuto… l’abitudine che molti hanno assunto di scrivere direttamente sulla pagina per la pubblicazione non è solo scorretta, ma anche dannosa per il risultato finale (cioè il consenso del lettore): spesso si compiono ridicoli errori di grammatica ed ortografia, oppure si utilizzano immagini che paiono buone al momento ma che ad una seconda lettura non reggono. Col tempo e l’esperienza, credo sia obbligatorio assumere una certa distanza critica verso i propri prodotti, sia per migliorarsi (con la gratificazione che questo produce) sia per rispetto del lettore che comunque ci dedica tempo e risorse mentali per comprenderci.

Ecco, queste sono le cose che al momento aggiungerei al post di partenza. Grazie per gli interventi e l’interesse che continuamente mi portate, a presto




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28/04/2011 13:52
 
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Interessantissma "guida" alla scrittura per novizi ond'io, scrivendo da meno di un anno, mi sono abbeverato e infine, m'è risultata un po' amara per certi punti devo ammettere;uno di questi è quello sulla rima che, onestamente, condivido veramente poco. Inanzitutto non credo che sole cuore sia una rima ma una assonanza, difatti l'assonanza non ha l'omofonia completa ma solo delle vocali, come io credo che sia questo esempio. Oltretutto non ho visto citati i gradi di ricchezza della rima stessa che si desumono dalla lettera prima della vocale accentata es: mensa immensa è una rima più ricca di volo - solo. Oppure il tipo di rima stranissimo, onestamente non so nemmeno se si può difenire rima, come l'equivocatio che impera nel sonetto 18 di Petrarca, o anche nelle stanze del signor' Ambrogini quando ripete la banalissima parola trïonfo, a quanto detto qui.

Apparte questo, il punto sul quale dissento di più, è quello di questa presunta banalità di certe rime o di rime campate per aria poichè, forse in guisa troppo barocca, io ho sempre visto la rima prima come strumento ritmico(ricordo che nelle arti come in poesia è tutto soggettivissimo quindi io non ostento una verità ma bensì una opinione, una campana forse immeritevole di essere ascoltata che però è in antitesi, io credo, con la guida.SOno del resto di formazone anceschiana), musicale e poi come opportunità di rafforzare le proprie immagini o ascrivere a esse significati esistenziali(?) e, infine, non mi pare di aver' visto una spiegazione del motivo dell'orrore cagionato da sifatte rime, per altro usate,delle volte, dalla nostra migliore tradizione; insomma, dovremo rimproverare la rima carte- parte del Trapassi, o il fin troppo ridondante ira- adira, oppure il Marino quando accosta errori a cori nei suoi amori, oppure distruggere l'ode del monti, dove si segna un significativo passaggio all'oratoria neoclassica a me tanto cara, solo perchè ha osato rimare maraviglia con famiglia sul far del quarto verso? Non è forse la rima prima di tutto un espediente ritmico il quale può essere eventualmente, ma non necessariamente caricato di altri attributi, insomma, non credo che tutti vogliano creare delle stranezze, come Penna.

Sulle ripetizioni io credo valga la pena distinguere tra i vari che, anche quello accentato chè nato, io credo, inizialmente come aferesi di perchè. In questo caso, io mi chiedo, quand'è che la ripetitività diventa troppo ridondante quando ripeto un pronome relativo a distanza di due parole? Beh, mi pare ovvio, ma è ugualmente ridondante e tacciabile di disdoro accostare che in una funziona a scelta con chè i quali differiscono anche per suono? Dovremo forse aborrire l'asticcio?lasso il Lentini, allora, quando scriveva: Eo viso e son diviso da lo viso.

Un'altra perplessità , la quale mi tocca più da vicino, riguarda il lessico, difatti io credo che la padronanza di esso dipenda da quanta famigliarità una persona ha acquisito leggendo e scrivendo determinate opere volgari, forse si voleva sottolineare che in un intercalare pieno di idiomi "contemporanei" mettere un'espressione come: frali, uopo, pompe,virideo, viridario, viro, clangore etc.. sarebbe inappropriato(e qui possiamo anche lapidare Saba)?Oppure farebbe ridere se una poesia che presenta idiomi ancor' non del tutto volgarizzati come et, exemplo, fero, extinguere, extreme. Oppure rimproverare una persona che tenta di scrivere in volgare quando accenna un perfetto sincopato e altri espedienti(andonne ) molti sopravvissuti sino a Parini?Ma possiamo rimproverare se rimproveriamo gli arcaismi, io mi chiedo, anche quei nani extratemporali di laborintus? E forse crocifiggeremo chi osasse coniare o meglio( e epr la prima eprsona di certi verbi bisogna dire barbarizzare), come son solito fare, dal latino come collustro o Sido? Oppure perchè non eguire il, mi rendo conto, liberale precetto oraziano e scrivere dacrjper note ragioni ritmiche(magari anche con quella j che accomunò alievo e maestro) invece di lacrima? Onestamente, in tutto qusto, non ci vedo nulla di male.
Effetto elenco: mi limito a denotare questo: chiare, fresche e dolci acque.Non capisco che vi sia di male, buon ritmo e leggerissima musicalità che legano le varie parole: chàre, frèsche e dòlci àcque

Un ultimo sguardo va al verso: io credo che la lunghezza di un componimento spesso dipenda dal tipo e,del resto, come spero si sarà capito anche in altri punti, dallo stile, antico, moderno o contemporaneo ( antilirico e stranamente sperimentale per quanto riguarda alcuni autori). Se uno, non lapidatemi, alla propria moglie, invece che nascondersi dietro a componimenti brevi e oscuri, decidesse di dedicare un poemetto secondo i canoni classicisti( iniziando con un inno alle muse, o virgilianamente postporlo), sarebbe esso, il componimento tutto, risolvibile in 40 versi? A mio avviso, in una narrazione, sicuramente ci saranno altre insidie ove puossi invescarsi il purino che si accosta alla prima composizione, ma il pericolo del passaggio a vuoto io credo si attenui parecchio; anche se lo riscontrassimo, lo potremo forse rimproverare? Potremo forse rimproverare al Adone i passaggi descrittivi, o meglio gli affreschi descrittivi come disse Anselmi, sicuramente non necessari, ma che costituiscono ,allo stesso tempo, uno dei pregi e dei demeriti dello stesso componimento? Concordo nel mantenere per un' intera strofa la lunghezza del verso, e da classicista direi per tutto il componimento, ma accompagnerei ai versi più usati gli incipit, sopratutto all'endecasillabo ch'è il verso più vario: difatti per ogni incipit anapestico(3 varianti), dattilico(2 varianti), giambico(4 varianti), trocaico(3varianti), abbiamo ristretto il verso da QUADRISILLABO, quaternario al endecasillabo, ma credo faccia bene rammentare che partono dal bisillabo sino a giungere al dodecasillabo e oltre, in italia, mi pare si sia osato fino a un verso di 16 sillabe. Tuttavia, non è finita qui, ci sono anche accoppiamenti di versi nelle strofe piuttosto strane: nella ode ad esempio è permesso mischiare settenari con enedecasillabi, e parini ha osato anche una strofa saffica(Alla Musa), e come dimenticare i distici elegiaci del Carducci o le strofe ascelapidee? Altra importante nota, che non è stata fatta, dovrebbe riguardare l'uso di figure grammaticali quali: l'elisione, l'apocode e l'aferesi, delle figure metriche: sinalefe, dialefe, diaresi, sineresi(essenziali per comporre in versi),ricordare la nozione di assonanza e consonanza delle volte fraintesa, e arricchire i propri versi con espendienti retorici quali annominazione e poliptoto ormai morti, per i prosatori l'esistenza di due cursus ripresi anche dal Boccaccio, tornando alla poesia la metatesi, la diastole e la sua sorella, lo zeugma e, per chi è già esperto del verso, se volesse arcaizzare un po' come non potrebbe conoscere l'anastrofe,e per chi fa satira potrò ricovrare nel rocaille piuttosto che nella semplice e difficilissima da rendere ironia?
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Le rispondo subito signor Ambrogini (sono l'autore del post di partenza, solo con un altro nick): per capire il senso dei miei consigli, bisogna tener conto al pubblico ai quali sono indirizzati: i neofiti. Non ho stilato una serie di regole su cosa in poesia si possa o non si possa fare, ma su quello che un poeta alle prime armi dovrebbe evitare, due cose ben diverse. La mia idea di apprendistato poetico è questa: cominciare volando bassi, usando il minimo sindacale di figure retoriche, per prendere mano; poi ampliare poco alla volta, tenendo sempre conto delle reazioni di chi ci legge, per vedere se ciò che si aggiunge è funzionale o no. Per un poeta con un minimo di esperienza e di conoscenza della materia, creare una poesia di forma chiusa (chessò un sonetto classico) godibile non è un problema, per un neofita sì, perché per padroneggiare il verso canonico e lo schema delle rime in maniera disivolta, richiede un'applicazione che per un appassionato che ha preso da poco in mano la penna è sconfortante; quindi meglio affidarsi a forme libere, magari sbagliando la sillabazione, per poi accorgersi che quel verso che gli altri ti hanno segnalato perché "stona", suona male perché è un ottonario dove il primo accento cade alla 2° o alla 4° sillaba invece che alla 3°.
Allo stesso modo per l'effetto elenco: dopo il romanticismo gli elenchi sono diventati abituali in poesia, però una cosa è farne uno alla maniera del Pagliarani di "Per conto terzi" ("Volle dire ferro e carbone/ delle miniere/ del passo di Calais, Belgio, Ruhr, Slesia, Svezia, Galles") un altro è farne uno ingenuo, come se ne trova tanti nella poesia da web, tipo "la luna era pallida, azzura, lattiginosa, umbratile"; per un lettore con poca dimestichezza questi due elenchi sono perfettamente uguali, per un occhio un po' più esperto la differenza è abissale. Tutto qui, non avevo alcuna pretesa di fare un trattato di estica. Grazie per la lettura e il bel commento. [SM=g27811]



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28/04/2011 17:16
 
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concordo su tutto e mi piace la filosofia: non troppa carne al fuoco all'inizio, ma l'intonazione precettistica mi ha confuso, anche chè per me alla fine dovere e dovrebbe non sono poi tanto diversi; tuttavia credo che le figure metriche e grammaticali che ho citato, lasciando perdere quelle retoriche , debbano essere ALMENO conosciute, e poi usate quando è più necessario, senza esagerare non è daccordo? Perchè, come dice lei, l'endecasillabo è sempre di 11 sillabe e una figura come la sinalefe e la dieresi aiutano oltre che a far quadrare il verso come quantità silabica, e, quando si sarà più esperti, costituirà anche un valido aiuto per far quadrare gli accenti nell'incipit prescelto. Inizialmente mi ero spesso imbattuto, agli albori della mia attività, ignorando l'esistenza di queste figure metriche(sinalefe etc), in una parola che avrei voluto mettere(non per questioni di accenti, ma puramente sillabiche) che poi non ho messo. Insomma, va bene, bisogna imparare a destreggiarsi fra flutti della metrica e non annegarvici, ma è anche vero che certe nozioni, anche se scoccia magari studiarsele, facilitano non poco la vita.
Oltretutto vorrei chiederle cosa ne pensa del "citazionismo"(apparte ch'esso è desueto forse per come lo intendo io, cioè come un fatto di un indirizzo stilistico): ovvero riprendere versi noti, magari rielaborarli un po' nella propria poesia. Io non lo trovo assolutamente malvagio come espediente(anche perchè sono un lettore che scrive), non so per voi, ma io delle volte ho avuto bisogno e a volte ancora ne ho, di un prestito per poi trovare parole mie.
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28/04/2011 18:06
 
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Per quanto riguarda la metrica: bisogna tener conto che la gran parte delle persone che si cimentano nella poesia non hanno alcuna voglia -inizialmente- di leggere un manuale di metrica, perché circola l'idea che la poesia sia un fatto di "cuore" e di "anima" e non di tecnica... solamente col tempo e con le prime esperienze negative (per molti questo significa nella pratica leggere in pubblico e accorgersi che il proprio testo incespica continuamente, scuscitando disagio in chi ascolta) i più si accorgono che i ferri del mestiere sono necessari, o almeno così è capitato a me ed altri forumisti che ho conosciuto.

Sul citazionismo: per come lo intende lei, il citazionismo oggi non esiste più. Il citazionismo vecchio stile, ossia quello che riconosce nei classici delle autorità da cui partire, e a cui noi ci rifacciamo come dei modelli del bello, oggi è stato sostituito da un citazionismo che potremmo definire post-moderno, in cui un frase di un spot pubblicitario e una terzina dantesca sono giusttapposti quando non fusi, senza citare le fonti di partenza; questo implica il disconoscimento di qualsiasi autorità ai classici, e il loro ridursi a frammento fra tanti che compone l'universo simbolico dell'autore (penso alle poesie di Sanguinetti, ai romanzi di Benni, ma ancora di più al cinema onnivoro di Tarantino).
In questo forum questo tipo di citazionismo è vietato, perché bisogna sempre riportare chiaramente la fonte di partenza, ma se prende un qualunque romanzo di Viktor Pelevin o Tiziano Scarpa si accorgerà di come le citazioni si accavallino senza poter distinguere quello che è proprio dell'autore e quello che ha preso in prestito.
Per quanto riguarda la possibilità di partire da un verso altrui per costruirci un testo proprio, è una cosa che si è sempre fatta (D'Annunzio docet) e ha creato ottimi lavori, l'importante è distinguere la citazione dal ricalco, dove la prima è prendere una parte per comporre un nuovo intero, la seconda invece è modificare una parte per ottenere il medesimo intero. In più è un ottimo allenamento per entrare nelle poesie altrui e accorgersi di come tutto ha un suo posto, se la poesia da cui si parte è un capolavoro.



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Ho letto con grandissimo interesse questo "dibattito". Ho scosso la testa, ho annuito, ho sorriso e mi sono infervorata. Quante cose da dire! Non vogliatemene, vi prego, se non sarò molto logica... oggi non sono molto in forma, fisicamente, e questo, ahimé, influisce un po' su tutto.

Io non scrivo per piacere agli altri. Scrivo perché non posso farne a meno, per me è come respirare. Ma sarei ipocrita e bugiarda se dicessi che scrivo solo per me. Non è vero. Non esiste artista che si immerga nell'arte per suo esclusivo piacere personale. Se così fosse, scriveremmo un diario e lo terremmo per noi, senza mai mostrarlo a nessuno. O dipingeremmo quadri nascondendoli poi in garage.
Quando scrivo, che si tratti di poesia, o di prosa, io prendo il mio cuore e lo metto in piazza. Lì, al centro, lascio che intoni la sua canzone. Quindi, per forza di cose, il mio modo di scrivere è spontaneo e diretto. Ma.... c'è un ma.
Nel momento in cui io decido che qualcun altro leggerà quello che scrivo, è "obbligo" da parte mia (un obbligo piacevole, s'intende), far sì che chi legge riesce a sentire il canto del mio cuore sotto la sua pelle. (Perché questo per me è scrivere: regalare nuovi colori all'anima di chi si avventura nel mio mondo).
Il mio cuore è in piazza, dunque, pronto a cantare.... ma cosa canterà se la mia mente non suona gli accordi? Senza note, non potrebbe intonare nulla!

Detto questo... credo che la via di mezzo sia sempre la più adatta alle mie corde. Non la più giusta, non ho la verità universale (e neppure la vorrei!).
Una volta una persona saggia mi disse: puoi trasgredire solo le regole che hai imparato a rispettare. Io sono d'accordo. Tanto per fare alcuni esempi: quando cresceranno, i miei figli potranno decidere di essere disordinati, ma adesso devono imparare l'ordine. Solo in questo modo potranno trovare l'equilibrio nel loro caos.
Quando cucino qualcosa di nuovo, sbircio la ricetta e la seguo come guida generale, ma aggiungo sempre qualcosa di mio.

Ho un amico musicista, un genio... suona il piano con una passione tale da far sgorgare lacrime ogni volta che lo ascolto. Lui odia la musica leggera. Da compositore, mi dice spesso che gli accordi sono banali, falsamente orecchiabili. Io, da scrittrice, ascolto le parole, e trovo spesso frasi banali, e altrettanto spesso espressioni illuminate. Questo per dire che ascoltando la stessa cosa, notiamo cose diverse, perché siamo unici. Nella nostra unicità quello che sentiamo o leggiamo deve vibrare all'unisono con le nostre corde. Altrimenti è solo polvere che vola via col vento. Il compito dello scrittore è compiere quella magia secondo cui riesce ad entrare sottopelle a chiunque stia leggendo.

Non sono brava con le rime... le rare volte che ci ho giocato, ho subito sentito uno spessore diverso nelle mie poesie. Per cui le ho abbandonate... salvo rarissimi casi.
Non amo la metrica, sebbene sia perfettamente in grado di servirmene, perché trovo che il ritmo non sia stabilito dal numero delle sillabe. Ciò non toglie che una delle poesie che ricordo con più affetto la scrissi in endecasillabi.
Credo che una poesia troppo lunga stanchi. Io per prima dopo un po' mi stancherei a scriverla, figuriamoci chi la legge. Adoro le poesie brevi, così difficili da definire in poche parole... come un capolavoro tinto con poche pennellate. Un'impresa da togliersi il cappello. Ogni tanto provo, ma raramente sono soddisfatta dei risultati. Però non mollo, certa che prima o poi l'esperienza un po' mi aiuti! [SM=g27824]
Tempo fa un amico poeta mi prese sotto la sua ala: io gli spedivo le mie poesie e lui le correggeva, dicendomi dove avrei dovuto migliorare. Se rileggo i miei scritti di allora, nemmeno mi riconosco, quasi. [SM=g27828]
Il suo aiuto è stato prezioso e la qualità è migliorata. Con essa, anche l'intensità di ciò che trasmetto. (O almeno spero! [SM=g27829] )

Non troppo diverso il discorso della prosa. Anch'essa segue regole ben precise, ed è ovvio che se voglio che il mio scritto sia piacevole, leggibile e comprensibile, quelle regole vanno seguite. Non si parla di gusto personale. Ma si sa che se voglio essere esplicativa userò periodi lunghi e se voglio essere drammatica li userò brevi. Le ripetizioni e le assonanze sono da evitare e possibilmente (cosa che io faccio fatica a seguire) anche gli avverbi in -ente. Da evitare no, magari, ma vanno usati con parsimonia.

Ma se dovessi dare un consiglio, sarebbe quello che molti qui hanno dato, e che per prima ho seguito: Leggere, leggere, leggere.
Ma non leggere per conoscenza e basta. Farlo per immergersi a tutto tondo nel cuore di scrive, assaporando i colori e i sapori, i profumi. Osservando i sorrisi e mettendo la mano nelle ferite.

Ok... ho scritto un papiro, mi perdonerete spero! [SM=x142823]


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"Voglio cambiare il mondo", disse la ragazzina.
"Ah sì? E come pensi di farlo?", chiese il professore.
"Con l'Amore", rispose lei sorridendo.
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@ Moonrose

Premetto che tendo a speculare su qualsiasi cosa, e quindi credo di allontanarmi dal discorso su' neofiti.

Sono daccordo con te quando si dice: bisogna trovare l'equilibrio tra metrica ed "emozione" qualsiasi cosa significhi, ma spesso mi sono ritrovato a confrontarmi con nozioni diverse di equilibrio rispetto alla mia che mi hanno enigmato: cos'è, in realtà, mi chiedo questo equilibrio? Il non ricadere in artifici seicenteschi, non usare proprio le rime? Non ricadere in stilemi medioevali? Non fare digressioni stile Marino donde ti ci puoi perdere nella lettura? Non erano, forse, queste pratiche, esse stesse delle necessità o contingenze che formavano uno stile? E' anche vero che quando si avanza la nozione di stile molti vi si nascondo dietro vilmente con la trita frase: ognuno ha il suo stile; spesso ho visto usare pessimi anacoluti illeggibili e diffusissimi nel parlato in piena descrizione, e, chi si azzardava educatamente ad accennare una critica veniva apostrofato dopo che il marrano, guardata velocemente la nozione di anacoluto su wikipedia la copia-incolla diligentemente replicando con molti protervi smile alla fine: guarda che anche Manzoni e Macchiavelli li usavano e poi ognuno ha il suo stile!
Per me l'equilibrio si raggiunge quando si ha padronanza assoluta, se l'assolutezza fosse raggiungibile, di un determinato metro che, ricordo, non è solo quantità sillabica ma anche incipit ritmico e, per illuminare ciò che dico, suggerisco un analogia: non è forse vero che nella prosa ci sono determinate regole sintattiche, forse più aperte della metrica, che comunque costringono una persona a servirsi di determinati precetti, quindi, credo in senso lato, limitanti? Però io nelle prose, spesso, ho visto una maggiore consapevolezza sintattica(ed io avvicino ora la sintattica alla metrica), eppure, mi ha comunque emozionato. Si può raggiungere una destrezza simile anche nell'esercizio metrico? Io penso di si, poichè esse sono regole per comporre, come le regole sintattiche aiutano a scrivere, ma il problema è che ci vuole esercizio infinito, autocritica, conoscenza e voglia di conoscere.
Altra cosa che mi trova più in disaccordo è il discorso della banalità, che cos'è banale in poesia? La chiarezza, la semplicità, lo scrivere senza pretese di un contenuto esistenziale, o il voler' solo narrare una storia o "pingere un quadro?" E' banale un luogo canonico come: così trapassa al tapassar' d'un giorno/ de la vita mortale il fiore e 'l verde? Oppure la dittologia: canuto e bianco, oppure di un verso è banale il lessico? C'è differenza nel scrivere palazzo-palagio nonostante che ,semanticamente, essi descrivino la medesima cosa? Se fossero diversi, palazzo sarebbe banale? Alcuni rispondono diplomaticamente: dipende come lo si usa, altri si espongono in un giudizio. Io, onestamente, quando mi si chiede un giudizio, solitamente, discerno due risposte: quella da filosofo liberale, e quella da classicista, molto più severa. La mia "alma" classicista non comprende, non stima molti poeti contemporanei pur avendoli letti, nelle ore più buie della mia esperienza consideravo banale anche una struttura grammaticale che non prevedesse una certa arcaicità, come anteporre il complemento di specificazione all'oggetto, o consideravo e considero l'accusativo di relazione sublimissimo per guardare con sospetto altre forme; l'alma classicista non comprende, con mia somma sofferenza, la beltà della contemporaneità che molti decantano, e a stento riesce a scorgere l'emozioni solo ne' classicismi dell'arte e petrarchismi sparsisi per il mondo, ma ciò, che io abbia una opinione, mi da il diritto di disprezzare o imporre disprezzo o dire, come fece spesso croce prima di me, questo è arte questo no? Ovviamente NO.
La mia parte filosofica, per contro, non riesce a comprendere proposizioni come: la poesia è anima, è pura emozione e,considerando impossibile trovare alchimie d'ingegno le quali riescano a inscrivere in una sequenza determinata di parole qualsivoglia tipo di emozione, quella parte di me, non crede sia possibile discernere l'arte in base o meno ad una presunta emozione immanente dentro a un verso, o semplicemente dire: "qui c'è un emozione", perchè lo stesso concetto, credo, sia contraddittorio, e in molte delle mie discussioni, alla fine di ore e ore di discussione, mi sono sentito dire: "l'emozione... cos'è, non so, è emozione, la si percepisce e basta", e ciò informativamente non mi dice niente, relegando il tutto a una soggettività ch'impedisce qualsiasi giudizio condivisibile da più di, quante, due, tre, quattro persone?
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Cos'è la "POESIA"?
Eh già, perché alla fine tutto si riduce in base alla definizione che diamo di questa parola. Per chi vive come me, col cuore sempre aperto e le emozioni trasparenti, poesia è qualcosa che, pur seguendo determinate regole, le trascende.
La natura insegna: non esiste nulla, nemmeno il più piccolo fiore, che non segua regole ben precise. Eppure nell'osservare una rosa, difficilmente io penserò alle leggi fisiche a cui ha dovuto sottostare per nascere e per diventare ciò che è. Piuttosto, ne godrò il profumo, mi immergerò nei suoi colori, mi pungerò un dito e ringrazierò per l'emozione che mi ha donato.
Ecco, per la poesia (ma anche per la prosa, che sembrerà forse più libera, ma solo in apparenza), io uso lo stesso metro.
Una poesia deve rispettare determinati parametri per poter essere definita tale, ma allo stesso tempo, quando la leggo, io non me ne devo accorgere. Questo sarebbe il sommo della bravura. Che considero quasi irraggiungibile.
Prima di questo stadio ce ne sono moltissimi altri.... Posso leggere dei versi, e arrivata alla fine pensare: "eh?" (magari è stilisticamente ineccepibile, ma se non mi trasmette nulla, è solo un esercizio di stile)
Il punto è che quello che emoziona e coinvolge me, può lasciare indifferente un'altra persona, e allora ci ritroviamo sempre al punto di partenza.
Cos'è la poesia? Ecco che alla fine siamo solo piccoli esseri di fronte a una stella che si rifiutano di credere che si tratti di un semplicissimo ammasso di gas situato a milioni di chilometri di distanza, e si ostinano a pensare che sia il mezzo che Dio usa per esaudire i desideri. [SM=x142888]
[Modificato da MoonRose 01/05/2011 01:58]


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"Voglio cambiare il mondo", disse la ragazzina.
"Ah sì? E come pensi di farlo?", chiese il professore.
"Con l'Amore", rispose lei sorridendo.
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E' davvero un bel leggervi... ed imparare. [SM=x142839]
Grazie. [SM=x142891]

[SM=x142897] Giancarlo


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- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.-
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@moonrose

non capisco come faccia una cosa a seguire uan regola e a superarla nel tempo stesso: io nei fiori, negli uomini"sani" vedo anche una proporzione, ma non solo quella e non riesco a non vederla poichè se si ammette che c'è è contraddittorio ammettere il contrario, posso altersì vedere una certa naturalezza malgrado la metrica, sì, ma la struttura rimane ben visibile ai miei occhi, poi trovo cacologico caricare la natura stessa di umanità senza sottointendere un demiurgo alla base.
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E' proprio quello il punto secondo me... a mio parere (e non lo considero un limite, ma uno spunto per arricchirsi), vediamo le cose da due punti di vista diversi.
Se devo scegliere tra una poesia scritta seguendo tutte le regole alla perfezione, ma senza cuore... e una con qualche imperfezione ma palpitante... io scelgo sicuramente la seconda.
Sarò un'inguaribile romantica, ma leggo con il cuore, prima che con la mente, e quindi sono raggiunta prima dal cuore, e solo dopo dalle regole.
Con questo, come ho già scritto in precedenza, non sminuisco l'importanza di determinati criteri, ma continuo a essere convinta che la perfezione sarebbe scrivere talmente bene da far dimenticare a chi legge l'esistenza di regole (classiche o meno), ma, almeno per me, è ancora un traguardo irraggiungibile. [SM=x142886]


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Allora ho sbagliato tutto! Ho studiato poesia alle superiori ma sinceramente non mi ricorsavo tutte queste cose.
Sono terribilmente ripetitiva, ma perchè voglio che abbia una struttura logica la mia poesia.
Chi mi consiglia un poeta da leggereper migliorare i miei scritti?
[SM=x142815]
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Non saprei consigliarti un poeta piuttosto di un'altro per imparare a scrivere. Se le tue ultime letture risalgono alle superiori, ti consiglio qualche testo di poesia contemporanea, giusto per farti un'idea di cosa circola oggi

Milo de Angelis, Poesie (Mondadori)

Edoardo Sanguineti, "Segnalibro. Poesie 1951-1981" (Feltrinelli)

Edoardo Sanguineti, "Il gatto lupesco. Poesie 1982-2001" (Feltrinelli)

Silvia Bre, "Marmo" (Einaudi)

Elio Pagliarani, "Tutte le poesie" (Garzanti)

Fabio Pusterla, "Le terre emerse" (Einaudi)

Vivian Lamarque, "Poesie" (Mondadori)

Eugenio de Signoribus, "Poesie" (Garzanti)

Maria Grazia Calandrone, "Sulla bocca di tutti" (Crocetti)


sono stili e poetiche completamente diversi, deciderai tu poi cosa scegliere.


...

"Il poeta è puro acciaio, duro come una selce" Novalis

No Copyright: copia, remixa, diffondi.






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