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Al Zarqawi decapita secondo ostaggio Usa (TONI CAPUOZZO)

Ultimo Aggiornamento: 12/07/2005 12:15
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Troppe contorsioni mentali, troppe rincorse intellettualoidi a dar ragione a chi ha torto (ai criminali, ai parassiti, ai drogati, ai clandestini) per poter dirsi e sentirsi in coscienza progressisti, pacifisti, alternativisti, trasgressivisti, ma in fondo sarebbe stato sufficiente dire "alla moda", hanno fiaccato lo spirito dell'Occidente, impreparato a subire un attacco concreto, come quello in atto da parte del fideismo islamico, abituato a preferirne uno astratto, come fu quello del comunismo per un quarantennio di "guerra fredda". La grave contingenza trova così un Occidente diviso, indeciso, isterico, privo di strategie, dimentico del fatto che ogni grande conquista costò sangue e coraggio: la fuoriuscita dall'immobilismo teocratico del Medio Evo, la liberazione dall'oppressione quotidiana esercitata dagli imperi, dai colonialisti, dalle aristocrazie, dai latifondisti, dai padroni delle ferriere, dagli schiavisti; basti pensare alle rivoluzioni francese e russa, alle guerre di liberazione nazionale, alla guerra di secessione americana, allo scontro mondiale tra le democrazie e i regimi razzisti che arrestò inesorabilmente e definitivamente l'avanzata solo in apparenza irrefrenabile verso il dominio di chi voleva ricacciare indietro il cammino della storia, cioè dell'umanità, di molte pagine, secoli e conquiste. Anche in quei casi, anche nell'ultimo citato, non mancarono voci dissonanti, e non parlo dei filo-fascisti alla Pétain, ma di quelle in buona fede, dalla immancabile voce Vaticana, a quelle di Chamberlain e dello stesso Roosvelt, che con il loro non-interventismo e pacifismo di fatto ritardarono la necessaria reazione del mondo libero, permettendo nel frattempo alla barbara controparte di avanzare e di rafforzarsi.
Oggi assistiamo a veri e propri momenti di cedimento al nemico, ed il fenomeno è in crescita e complicato dalle divergenze politico-ideologiche interne d'ogni Paese, che spesso fanno poeticamente da velo mistificario a pure lotte di potere interno e di rincorsa ad assai prosaici privilegi e prebende (si veda in Italia, ove al centro-destra di Berlusconi si contrappone un centro-sinistra che eleva a proprio leader un funzionario politicante storicamente e concretamente di destra come Prodi).
Ci si ferma a discutere sulla liceità mediatica di mostrare le immagini che il nemico ci recapita, girate allo scopo di terrorizzarci e di mostrarci quanto "loro" sono forti, decisi, crudeli e senza scrupoli. Considerata la loro mentalità, ogni nostro cedimento in questo senso è per loro una battaglia vinta, un passo indietro del progressismo laico e democratico, un passo avanti della guerra dei "santi e fedeli", cioè dell'oscurantismo clericale e oppressivo. Non mi stupisce certo pubblico andare a braccetto in questi giorni di alti prelati e rappresentanti delle religioni monoteiste: cristiani cattolici e protestanti, musulmani, ebrei. Ogni religione contiene, a volte sopito e a tratti esplosiivo, un fondo di fanatismo e di istinto criminale teso all'oppressione totale degli individui sottomessi a qualcosa di intangibile ed inconoscibile in quanto "dio creato dall'uomo a propria immagine e somiglianza". Quanto ai cosiddetti "rappresentanti moderati" delle varie religioni, non li considero che fanatici annacquati, inclini al compromesso per motivi di comodità ed opportunismo.
Il ritiro dall'Iraq sarebbe una sconfitta gravissima per l'Occidente e la sua storia. A mio parere si dovrebbero invece rafforzare e moltiplicare i contingenti, affidando loro come primo compito quello di identificare, stanare ed annientare tutti i gruppi terroristici e i centri che li appoggiano e sostengono concretamente, partendo dall'Iraq, ma non solo in Iraq.


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