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Note - dialogo coi ricordi

Ultimo Aggiornamento: 06/03/2004 11:05
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02/03/2004 17:15
 
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Note.
Note di chitarra risuonavano scandite da un tempo deforme nella piccola stanza di Alessio. Era solito mettere una colonna sonora ai suoi ricordi più importanti.
Il venti del mese di dicembre era già cominciato da quattordici ore e il ragazzo di ormai vent’anni compiuti da poco sedeva sul suo letto, suonando la sua chitarra acustica senza plettro. Usava le sue stesse dita, anche se padroneggiava solo discretamente quella tecnica. Riusciva a svegliare in lui una maggiore creatività nella composizione degli accordi. Non suonava canzoni particolari, formava giri armonici liberi, fuori dalle regole della composizione. Ogni tanto cantava qualche verso che guizzava fuori dalla sua memoria come un ricordo. Il ricordo di una sua poesia o di un giorno particolare dell’estate di quell’anno.
Quell’anno lo cambiò profondamente, aveva scoperto sé stesso, la sua reale personalità.
Il venti dicembre, come ogni venti dei mesi che erano passati da luglio, si chiudeva in camera sua e per ore suonava sommessamente, cercando parole per descrivere un ricordo particolare.
“cercavo solo qualcuno con cui fare sesso prima di uccidermi…”. Pensava Alessio.
“tu mi hai salvato…”. La voce non era la sua, era una persona che in lui aveva riposto tutto il suo amore e la sua speranza. Sentimenti che Alessio aveva preferito soffocare, spinto da un istinto dettato dal pregiudizio della gente.
E cosa ci poteva fare? Quell’amore era sbagliato e non poteva esistere, non doveva esistere.
- Ti ho abbandonato quando avevi più bisogno di me. Mormorava sul sottofondo di chitarra.
“cercavo solo qualcuno con cui…”.
Note. Un accordo sospeso. Chi aveva risvegliato in Alessio tanta poesia?
“a volte mi piace scrivere poesie”
- Grazie, grazie di tutto…
“non è che escono dalla mia testa, è come se venissi impossessato da qualcosa”.
Ricordava il primo sguardo che si erano scambiati. Alessio indossava una maglia assurda, come se volesse dire al mondo che stava cambiando pelle. Luglio bruciava la stazione di quella piccola città.
“se vuoi scrivere buone poesie non modificare i versi, una volta scritti”
- Quante ne ho bruciate di mie poesie, ho solo seguito il tuo consiglio.
“non buttare via nulla”.
- E invece l’ho fatto.
La chitarra sussurrava dolcemente la sua melodia dettata dalle dita di Alessio.
Nessuno merita un amore così difficile, eppure al mondo ci sono decine di migliaia di persone in questo stato, e nessuno vede.
Gli sguardi non ferivano quelle anime disperse nella calura di un’estate già quasi finita. Chi sorrideva, chi li lasciava passare senza farci caso. Un giorno memorabile per Alessio. Si sentiva finalmente sé stesso, sentiva di poter dire qualsiasi cosa senza la paura di provocare reazioni negative a chi ascoltava per sbaglio. Perché si vedeva benissimo che i due ragazzi condividevano qualcosa di innaturale. Come Alessio riusciva a scorgere le orecchie tese su di loro intente a cercare un particolare per poterli prendere in giro; i falsi indifferenti, i sorrisi provocatori e umilianti. Tutto questo non era più niente per Alessio.
- E adesso cosa sono? Qualcosa senza senso che occupa spazio nella troposfera.
“non possiamo sprecare milioni di messaggi”
- Hai fatto nascere in me l’arte.
“partirò forse per Newcastle”.
Alessio si chiedeva cosa pensasse Stefano mentre faceva il suo viaggio di ritorno su un pulman, seduto vicino ad una vecchia col biglietto scaduto.
“sono Stefano, tu… tu sei Alessio?”
- Mi amava, mi amava, mi amava…
Adesso invece era peggio di un morto. Stefano aveva smesso di rispondere a ogni tentativo che Alessio attuava per mettersi in contatto con lui.
E dopo un agosto fulmineo e carico di pioggia, settembre portò molti dialoghi spezzati e telefonate lunghissime. Stefano era tornato al suo paese, dove venne guarito dal male della società moderna, ma allo stesso tempo era contagiato dalla voce infida del pregiudizio.
“tornerò a essere ciò che ero prima”
- Tornerai a cercare qualcuno.
“e sarà migliore di te, tu sei morto”
- Meglio lasciarglielo credere.
Note, una suonò fuori posto.
“è come vederti lontano dai dolori terreni…”.
Il tempo passava con la velocità di un treno, i pochi mesi che separavano settembre dal Natale soffiarono via, come il soffio di Alessio sulle venti candele accese il diciotto dicembre.
Il venti. Alessio suonava.
“fosse più furbo… il tempo… che scappa…”











03/03/2004 19:47
 
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Un tema non sempre facile da trattare,per alcuni, eppure il modo così bello e deciso con cui lo fai tu , comprova che Amore esiste solo in senso universale, senza confini e senza differenze.
Amore e basta!
E noi non lo impariamo mai, perchè, in fondo è la stessa Vita che non vogliamo imparare.
T.V.B.[SM=x142886]



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03/03/2004 21:36
 
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Davide...leggo e sento amore...solo amore...[SM=x142887]


Lucia [SM=x142909]



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04/03/2004 16:55
 
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E' un brano bellissimo, scritto in maniera stupenda.
Ecco un caso in cui diventa lecito esclamare: questo è saper scrivere!


05/03/2004 00:32
 
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Troppe le convenzioni e i rifiuti che ci tarpano le ali, in questa società dove è più importante apparire che non essere; delicatatamente, quasi con timore, hai narrato di un amore "diverso"; diverso da cosa? Se è AMORE è AMORE ovunque lo si cerchi.
Intenso il dialogo tra Alessio e la sua chiatarra, che poi è la voce di Stefano, che non l'amava abbastanza per gettare in faccia alla "gente perbene" quello che lui era veramente.
Bravissimo, piccolo grande ragazzo.
Ti posto qui una canzone di Roberto Vecchioni che tratta lo stesso argomento con fraseggi armonici e una musica suadente.

» La bellezza (Gustav e Tadzlo) «



Passa la bellezza nei tuoi occhi neri,
scende sui tuoi fianchi e sono sogni i tuoi pensieri...
Venezia "inverosimile più di ogni altra città
è un canto di sirene, l'ultima opportunità
ho la morte e la vita tra le mani coi miei trucchi da vecchio senza dignità:
se avessi vent'anni ti verrei a cercare,
se ne avessi quaranta, ragazzo, ti potrei comprare,
a cinquanta, come invece ne ho ti sto solo a guardare ...
Passa la bellezza nei tuoi occhi neri
e stravolge il canto della vita mia di ieri;
tutta la bellezza, l'allegria del pianto che mi fa tremare
quando tu mi passi accanto...
Venezia in questa luce del lido prima del tramonto
ha la forma del tuo corpo che mi ruba lo sfondo,
la tua leggerezza danzante come al centro del tempo e dell'eternità:
ho paura della fine non ho più voglia di un inizio;
ho paura che gli altri pensino a questo amore come a un vizio;
ho paura di non vederti più, di averla persa...
tutta la bellezza che mi fugge via e mi lascia in cambio i segni di una malattia.
Tutta la bellezza che non ho mai colto,
tutta la bellezza immaginata che c'era sul tuo volto,
tutta la bellezza se ne va in un canto,
questa tua bellezza che è la mia muore dentro un canto.

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05/03/2004 20:16
 
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grazie m.anto, però devo fare una piccola precisazione.
tu hai detto che stefano non amava abbastanza alessio, forse non mi sono spiegato bene io o avrò scambiato qualche nome, ma è il contrario: alessio era ancora bloccato dalla paura del pregiudizio, il che gli impediva di vivere pienamente il suo amore.
difficile da capire

ciao ciao

Davide[SM=x142892]



06/03/2004 00:10
 
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Stefano era tornato al suo paese, dove venne guarito dal male della società moderna, ma allo stesso tempo era contagiato dalla voce infida del pregiudizio.


Credo sia questa frase che mi ha tratta in inganno; se Stefano avesse amato veramente Alessio, ora starebbe con lui.... ma è inutile rivolgersi domande; solo l'autore sa cosa pensava mentre scriveva.
A parte ciò, il mio giudizio rimane inalterato: sei BRAVISSIMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO[SM=x142892] [SM=x142886] [SM=x142861]
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06/03/2004 11:05
 
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in effetti sono stato un pò contorto nello scrivere, questo perchè l'ho scritto di getto e se devo dirti la verità non l'ho nemmeno riletto prima di postarlo sul forum.

il succo è che Alessio ha dovuto abbandonasre s perchè sebbene in apparenza si mostrasse già libero dai vincoli del pregiudizio, dentro provava tutt'altro, fino a rendersi conto di aver giocato con un sentimento vero.
("-mi amava, mi amava, mi amava")

baci8

Davide




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