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01/03/2004 16:50 | |
Venne quello che amavo,
quello che invocavo.
Non quello che spazza cieli senza difese,
astri senza capanne,
lune senza patria,
nevi.
Nevi di quelle cadute da una mano,
un nome,
un sogno,
una fronte.
Non quello che alla sua chioma
legò la morte.
Quello che io amavo.
Senza graffiare i venti,
senza foglia ferire né smuovere cristalli.
Quello che alla sua chioma
legò il silenzio.
Senza farmi del male,
per scavarmi un argine di dolce luce nel petto
e rendermi l'anima navigabile. |
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01/03/2004 16:57 | |
Molto bella.
E' sempre un'impresa "entrare" nell'intento dell'autore
ma queste parole arrivano e mi portano lontano.
Un saluto
marzia
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01/03/2004 23:23 | |
Venne poi il vento del nord
mi gelò lacrime
sul viso solcato da mille rughe
venne la neve algida
mi tenne per mano
mi condusse per sentieri di betulle
dal tronco bianco che si perdevano
contro il candore della montagna
venne un rifugio solitario
ciocchi di legna nel camino
e tanto silenzio attorno a me
così lo spirito s'acquietò
e mi ritrovai a piangere
e a sperare ancora. |
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