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UN INCUBO DA INFERNO

Ultimo Aggiornamento: 28/02/2003 07:15
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UN INCUBO DA INFERNO


Cessata la girandola delle prime pagine degli innumerevoli quotidiani, che si sono susseguite con un crescendo di gravità sempre più preoccupante, eccomi di nuovo in quella fuggente nuvolaglia, che il mio corpo va squarciando e trapassando nella sua corsa coatta. Da parte mia, non so come riuscire a frenarmi, come imporre al mio corpo un efficiente alt, intimandogli la fine del suo folle correre. Nel contempo la mia psiche è costretta a seguirlo, disperatamente e incontrollabilmente al pari di esso! Perciò ne soffre ed è in preda alla paura che l’ignota meta possa riservarle un tragico destino. Ma intanto, per colpa di quella mia corsa irrefrenabile, il timore e l’ansia continuano a predominare nel mio io, soggiogandolo nella sua interezza.

Poco dopo, tutto all'improvviso, comincia ad aversi davanti a me un diradamento di nuvole, in mezzo alle quali viene ad aprirsi un grande varco. Questo ben presto diventa una finestra utile, attraverso la quale il mio sguardo riesce a raggiungere il mondo sottostante. Però io non posso fare a meno di provarne sgomento già dalla mia prima occhiata, a causa dell’apocalittica visione che il pianeta mi offre con molta crudezza e con un’abbondanza di particolari orrendi e raccapriccianti.

Difatti i miei occhi constatano allibiti che l’intera superficie terrestre non segue più il suo armonico svolgimento naturale, quello che tanto la rendeva suggestiva ed attraente; ma è alla completa mercé di una fase esistenziale in pieno tumulto catastrofico. In ogni sua parte, pullulano cataclismi di ogni sorta, che la devastano, la dissestano, la travolgono e ne deturpano ogni bellezza naturale. Inoltre, vi si scorgono maremoti coinvolgenti intere masse oceaniche, terremoti imperversanti su vastissime aree continentali, perturbazioni atmosferiche d’inusitata disastrosità, alluvioni della portata di un vero diluvio universale, vulcani in riattivazione ovunque e vomitanti senza sosta enormi quantità di magma incandescente. I quali fenomeni, congiuntamente ad altri di altrettanta drammaticità, si avviano a trasformare il nostro pianeta in un astro senza più né pace né vita.

Oh, santo cielo! Che cos’è tutto questo inferno?! Dovunque io indirizzi lo sguardo, scorgo l’incombente minaccia dell’onnipresente morte. Più non mi appare il volto beato della felicità e vedo svanire i dolci ideali, le belle speranze; mentre, quasi imbestialito e ruggente, arde il desiderio di sopravvivere, di non morire. Ovunque si assiste, da parte di tutti, a un desolato sfuggire alla morte, a un vano e furioso ricercare ciò che possa proteggerli e renderli inoffensibili. La gente è tutta riversata nelle strade: accorre in ogni direzione e si precipita in ogni parte. Essa si mostra atterrita: sragiona nelle parole, negli atti, nelle decisioni, nei provvedimenti. In ogni angolo, la si scorge che impazzisce, implora, stride, prega, bestemmia, scappa, urla, si dimena, cade per terra, si rialza, riprende il suo affannoso cammino, si lamenta, dà in escandescenze, si disperde nella sua vertiginosa e caotica corsa. Ma anche si eccita, fa baruffa, si strappa i capelli, si graffia il volto, si ammucchia, si disgrega, si rimescola, si ridà a quel suo pallore di angoscia e di sofferenza.

Tutti vivono, in questo momento, la loro follia più atroce, più intollerabile, più ossessiva, più inumana. Si direbbe che odiano la loro venuta al mondo, detestano la stessa ragione che li fa comprendere, maledicono chi per prima li concepì. Li si vedono percuotersi con grande stizza, tessere frenetici e sguaiati movimenti, agitarsi fino all'esaurimento delle loro forze. Tentano perfino di urtare contro tutte le leggi naturali, le sole destinate a non corrompersi mai e a sfidare perennemente i secoli. Insomma, essi vivono gli ultimi istanti della loro catastrofe, mentre, ormai tarati fino all’inverosimile, rovinano ineluttabilmente in un marasma, che viene a precludere loro ogni possibilità di scampo e ogni filo di speranza.

Ma io di chi sono preda? Intorno a me avverto che l’aria inizia a diventare sempre più pesante, mentre il mio corpo si presenta sudato fradicio; né riesco ad immaginarmi da dove abbia origine questo caldo bestiale. Esso quasi mi soffoca, pare attorcigli il mio collo con le spire strozzanti di un intransigente pitone. Oramai l’aria è da ritenersi del tutto irrespirabile, poiché sta provocando sul mio apparato respiratorio una grave insufficienza, che minaccia un imminente collasso cardiocircolatorio. Infine mi sorprendono sensazioni di nausea, di vomito incoercibile, di gelide sospensioni del ritmo vitale, di un immane vuoto universale, di un prossimo mio totale annientamento.

Ahi, il mio cuore! Sembra proprio che esso stia per fermarsi, per schiantarsi, per lasciarmi definitivamente. Dolori atroci e lancinanti se ne sono impadroniti e ora lo ghermiscono in una morsa spietata. E poco dopo un colpo apoplettico finisce per comprimermi tutto quanto appartiene al mio intimo, fino a reprimermi e a lesionarmi irrimediabilmente l’io!

poetasenzanome




[Modificato da poetasenzanome 28/02/2003 16.32]

[Modificato da redattore1 03/03/2003 20.10]

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28/02/2003 07:15
 
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Una visione veramente inquietante e sconvolgente di una catastrofe senza speranza ....

Fantascienza?
Speriamo di si e che rimanga tale, ma non scordo che al mondo esistono armi che lo possono distruggere centinaia di volte e che respiriamo continuamente aria di guerra.

Grazie Luigi

Giancarlo





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