Ti assopisti un momento, professore
E fu sufficiente perché venissi rapito:
L'uomo a cui la morte prende il cuore
La vita dona di trascendere il finito.
Chi sa se profeta, visonario o dal sonno fiabesco
È così facile perdersi in quel tuo manoscritto,
Che pur se il solo scopo fosse stato far tradurre in tedesco
L'umanità tutta dovrebbe riconoscersi a buon diritto.
Un anno trascorso tra duemila nel futuro,
L'uomo d'oggi in paragone non è più d'una talpa grattaterra,
Schiavo della sua cupidigia scava buchi e innalza il Muro,
Si seppellisce sotto strati di veleni, corpi morti ed effetto serra.
Quando i buchi da scavare termineranno,
Giungerà una nuova, grande Guerra
Tal da soppiantare tutti i governi dallo scranno
E riunir sotto un'unica bandiera tutta la Terra.
Scienziati, filosofi sorgeranno, uomini di sapienza e caratura,
Le genti riscopriranno i mondi esterni ed interiori,
Le disuguaglianze s'attenueranno che mai la vita sarà men dura,
I giusti, i capaci, i buoni riceveranno stima e onori.
Finché una nuova Vista ci verrà donata,
Capace di esplorare le galassie di ogni mente
E la catena del materiale sarà spezzata
In favore dell'Idea che dona Forma ad ogni ente.
Un anno tra duemila tu trascorresti,
Forse un miraggio, tra una miriade di riflessi,
Ma tanto bastò e ti commosse a tal punto ciò che scorgesti,
Da guarire il tuo animo malato e placare il cuore e i suoi eccessi.
Buona notte, moderno Tiresia,
Che il riposo ti sia più leggero della veglia
E che la civiltà odierna, così vanesia,
Possa accogliere di buon grado la tua sveglia.
"E quando miro in cielo arder le stelle; dico fra me pensando: A che tante facelle?Che fa l'aria infinita e quel profondo Infinito Seren? Che vuol dir questa Solitudine immensa? Ed io che sono?" G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia