Lo leggo nei tuoi occhi, Diotima:
nulla sarà mai più come prima.
Vagavo nell'oscurità fra i meandri
del tempo. Rimpiangevo stagioni
perdute, lidi sfrangiati di oleandri,
mari, palpitanti costellazioni.
Lo capisco dal tuo sguardo, Diotima:
si sfalda la vita, fragile rima.
Sui flutti del cielo il libeccio
soffiava sinfonie dolci-amare.
Di lassù mirabile l’intreccio
dei destini nelle notti chiare.
Dov’è la mia anima, Diotima?
Lascia che il tuo cuore lo esprima.
Nelle lacrime sorgono soli,
dal silenzio fioriscono le luci
per poi librarsi su echi di voli.
Ti seguirò, amore, dove mi conduci.
L’amore è salvezza, Diotima,
ma ignori quanto ora mi opprima.
Adesso guardo la vita che muore,
i sogni dileguarsi nella sera,
lo sterminato fiume del dolore,
il mare che si fonde con la brughiera.
Perché, Diotima, il fato, la fine?
E la pena senza senso né fine?
Sono viandante, ma ignoro la strada.
Attendo te, Diotima, e la salvezza.
Attendo dove l'eterno digrada
nel tempo, ora che il cuore si spezza.
Aspetto che qualcuno mi redima,
che mi salvi da me stesso, Diotima.
[Modificato da macrino 11/11/2016 15:17]
avalon - http://zret.blogspot.com/