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Mostri umani

Ultimo Aggiornamento: 21/07/2015 20:36
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21/07/2015 20:36
 
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La bambina si sveglia di soprassalto, destata da un rumore di cui non riesce ad individuare la causa.
È tutto buio, intorno, ed i suoi occhi assonnati non vedono nulla.
Trema appena, perché ha sempre avuto paura delle ombre della notte, in cui crede che si possano nascondere chissà quali mostri orribili pronti a divorarla in un sol boccone.
Sua madre, quando era più piccola, la stringeva forte a sé, in quei momenti, e le sussurrava che quelle creature deformi della quali aveva tanto timore in realtà non esistevano, e che erano altre quelle da cui avrebbe dovuto tenersi alla larga, nonostante la bambina non avesse mai capito quali fossero.
Ma ora la piccola è sola, senza compagnia, senza punti di riferimento.
Ha paura.
Sta per nascondersi sotto le coperte quando la porta della sua piccola camera si spalanca con un boato sordo, simile ad uno sparo.
La bambina sussulta, si tira su a sedere, e cerca di individuare il misterioso visitatore.
Ammantato dalle ombre ed appena rischiarato dalla fioca luce che proviene dalla stanza accanto, c’è un uomo.
La piccola non ha il tempo di fare nulla, non può nemmeno provare a fuggire, che egli le è addosso, schiacciandola contro il morbido materasso con il proprio notevole peso.
La bambina tenta di divincolarsi, ci prova con tutte le sue forze, ma sarebbe come cercare di spostare un macigno.
Rimane ferma, allora, con il fiato corto e le membra doloranti.
Il suo naso viene improvvisamente invaso da una zaffata possente dell’alito dell’uomo, che sa di whisky e tabacco scadente.
Egli inizia a spogliarla, piano, con metodo, assaporando ogni centimetro della sua pelle rosea dal profumo di plastica tipico dei bambini.
La ragazzina ora è completamente immobile, quasi fosse una statua di gesso.
Non capisce cosa le sta accadendo, ma sa che qualunque cosa sia non le piace per niente.
Quando le labbra dell’uomo le premono sul collo, freme appena, ma non di piacere, quanto piuttosto di profondo disgusto per la scia di saliva che quel bacio umido le lascia lungo la gola.
Sente le mani del suo aggressore toccarla dappertutto, con foga, anche in quei posti della cui esistenza si è sempre sentita imbarazzata.
Percepisce un calore diffondersi sulle sue guance, e non sa se è perché è arrossita vertiginosamente o se la colpa è delle lacrime che hanno straripato dai suoi occhi scuri come la notte.
L’uomo d’improvviso la bacia in bocca, violandogliela prepotentemente con la sua lingua che sa di sigarette da due soldi, e la bambina prova l’impulso irrefrenabile e devastante di morderla forte, fino a strappargliela.
Ma per quanto lo voglia, non riesce a muoversi.
Ha troppa paura, ed allora non fa altro che rimanere ferma e cercare di trattenere i sempre più insistenti conati di vomito che il contatto della pelle nuda e sudata dell’uomo contro la propria le provoca.
Un dolore improvviso, lacerante, le fa sgranare gli occhi ed aprire la bocca in una “O” muta di stupore e sofferenza.
Pensa di morire.
Forse l’uomo si è stancato di lei e la ha accoltellata, perché il male che prova è senza pari.
Crede di stare per svenire, e quasi in fin dei conti lo spera.
Ma ovviamente non succede, per cui è costretta a rimanere cosciente ed a tremare violentemente.
L’uomo spinge, si muove sopra di lei, sempre più velocemente, e la ragazzina non capisce cosa stia facendo.
Di colpo come è iniziato, però, tutto finisce.
Il suo aggressore si allontana da lei, si alza e se ne va, chiudendosi la porta alle spalle e facendo sprofondare la piccola camera nuovamente nel buio più assoluto.
La bambina, rimasta sola, nuda e tutta dolorante, si abbandona ad un pianto a dirotto che le premeva nel petto fin dall’inizio di quella lenta ed insopportabile tortura della quale è appena stata vittima.
Il suo piccolo e martoriato corpo è squassato dai singhiozzi, che le bloccano il respiro nella gola e la fanno fremere e sudare.
Ancora piangendo forsennatamente, si riveste e si sistema sotto le coperte.
Vuole solo dormire, adesso, e se può, dimenticare.
Un pensiero fugace le attraversa la mente prima che essa si abbandoni all’invitante abbraccio di Morfeo.
Finalmente ha compreso.
Ha capito quali erano quei mostri dall’aspetto umano da cui la madre tanto l’aveva messa in guardia, in un tempo felice e lontano che non sarebbe mai più tornato.
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