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(è che quando poi)

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2015 00:50
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15/06/2015 10:34
 
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è che quando poi pensi di riepilogare la tua vita, di considerare tutte quelle volte che hai accumulato storie per farne esperienza e che nessuno ascolta.

a chi può piacere di star male
per qualcosa che non si può avere
che non ti spetta

amore, mi hai mostrato ogni sfumatura
ogni sua piega, ogni sorriso
l’inferno sotto la gonna
il paradiso dei suoi occhi
il seno che abbatte staccionate
e la sua parola, fuoco e ghiacciaio


ora, amore, non puoi vietarmi d’amarla, di dire della magia delle mani, di tutti quegli altri colori attorno alla passione, del desiderio che allaga di sale l’intero buio, di quando il silenzio non ha nient’altro da aggiungere. ora, amore, non puoi strapparmela dal cuore, porteresti via con lei ogni radice, le tracce delle storie.

è che quando poi diventi vecchio scopri che tutto il bene che hai dato, non ti è stato restituito e hai perso.
si potrebbe dire una delle storie che hanno formato la tua vita, ma poi ti accorgi che il tempo non c’è per chiudere tutte quelle porte che ha spalancato e rimarranno aperte per nessuno, fino alla fine.


non lasciare che si asciughi
nemmeno un sorriso
e riempi -ti prego-
tutti i vuoti che m’incontri
affinché possa morire
con un po’ d’amore

è che quando mi cambia discorso
aggiunge oro alle poche parole
ed è che quando poi non mi dice
è di più di quando poi mi ha detto

[Modificato da lazharus 15/06/2015 10:36]
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18/06/2015 12:09
 
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è che quando mi cambia discorso
aggiunge oro alle poche parole
ed è che quando poi non mi dice
è di più di quando poi mi ha detto



è un po' 'scioglilingua' questa parte finale, ma il senso mi conquista completamente;
quanta poesia e quanto sentimento ci possono essere nel non detto...



(Per ora un passaggio veloce, anche per offrirla ad ulteriori letture).[SM=x142903]

[Modificato da Rosy.S 18/06/2015 12:10]
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18/06/2015 18:08
 
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Grazie Rosanna, credo ci sia tanto da dire su questo testo così articolato!
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20/06/2015 22:26
 
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ma che splendore, mi era sfuggita, poi l'avevo recuperata e avevo lasciato un commento, molto lungo, troppo lungo e come spesso capita me lo sono perso ...
-.-


comunque bellissima,
molto bella la anafora
"è che quando poi pensi ...
è che quando poi diventi vecchio ...
è che quando mi cambia discorso ...
... ed è che quando poi non mi dice
è di più di quando poi mi ha detto"

in generale a me piacciono molto i ritornelli e le voci ripetitive che, quasi un'eco, aggiungono suono e musicalità ...

le immagini e i gesti, i colori e gli accenni
"di dire della magia delle mani,
di tutti quegli altri colori attorno alla passione,
del desiderio che allaga di sale l’intero buio,
di quando il silenzio non ha nient’altro da aggiungere."

ma questa è assolutamente poesia, e per dirla in barba di tutti quelli che non sentono la musica delle parole e che valutano i versi troppo lunghi e non metricamente inquadrati, e che affermano che tali poesie sono in realtà brani di prosa solo spezzati da a capi asincroni e arbitrari, no, non è vero, "questa" è poesia, e qui che gli accapo non vengono messi, qui si sente tutto il suono delle parole che di accapo non hanno bisogno ...
e quanto poi l'accapo sia una faccenda arbitraria di per sé, basta chiudere gli occhi e ascoltare solo le parole, sentendo gli accapo che ho messo, del tutto arbitrariamente e soggettivamente, dovrebbe il poeta averli messi ma eccome! se li fa sentire ...

tutto il bene che hai dato, non ti è stato restituito e hai perso.
quale senso di accorata nostalgia in questi versi, di rimpianto, di languida appartenenza ...
ma "il tempo non c’è per chiudere tutte quelle porte che ha spalancato e rimarranno aperte per nessuno, fino alla fine." e questa è la malinconica conclusione, che sembrerebbe togliere ogni speranza, ma che in realtà riconnette col passato, passato e futuro insieme in un unico cerchio che da corpo a tutto l'insieme ...

ho sparpagliato un sacco di puntini perché mi piace molto il senso di sospensione che pervade ogni parola, sospensione dal tutto, da ciò che è stato e da ciò che sarà, una saudade per l'arco di una vita che comprende anche il rimpianto e la nostalgia (nel senso portoghese) per ciò che poteva essere ...
che "aggiunge oro alle poche parole" ...


avevo detto molto di più e molto meglio, peccato
però non ti conoscevo, ora ti conosco e sono più contenta
[SM=x142887]
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26/06/2015 15:49
 
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grazie assai, Viola, per la tua analisi.
Noto con piacere che ti sei soffermata sul concetto di "sonorità", cosa che per me è fondamentale in poesia. Sono anni ormai che studio il suono della parola e dalla tua disamina si evince che mi sono avvicinato al risultato che desideravo. Sostenere un testo con il verso superlungo, non è cosa facile se non si ricorre alla musica e gli accapo significano poco quando ce li hai dentro come un solfeggio. Nei testi per letture pubbliche, dovo sono altri a leggermi, dispongo la scrittura in maniera che venga facile la modulazione, la pausa, ecc. anche perché, non usando punteggiatura, diverrebbe un pochetto complicato.
L'anafora la uso raramente e, soprattutto la uso in quei testi che definisco da "performazione teatrale" cioè monologhi. La differenza sta nel fatto che questo tipo di lettura si presta più ad azioni sceniche che a staticità da reading.
Riguardo alla differenza tra poesia e prosa, ho sempre ritenuto che questa differenza non sta negli accapo, bensì nel fluire della parola eletta a musica. Sono un amante del "Fado" portoghese e ne assorbo le armonie e, malato di poesia per forza di cose, la vita stessa diviene una saudade dove passato e futuro divengono cosa unica senza decisa volontà di ripetere ma di ampliare il ricordo aggiungendo l'esperienza per ottenere, domani il bel ricordo di oggi.
Amo le sospensioni e le ascensioni poetiche oltre ogni limite e sposto sempre i confini della sperimentazione.

Ecco, adesso mi conosci di pi! [SM=x142816]

Grazie davvero e alla prossima!

Sebastiano

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28/06/2015 04:19
 
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Noto con piacere che ti sei soffermata sul concetto di "sonorità", cosa che per me è fondamentale in poesia. Sono anni ormai che studio il suono della parola e dalla tua disamina si evince che mi sono avvicinato al risultato che desideravo.

Dalla mia disamina si evince che sono anni che studio la stessa cosa e che sono quindi particolarmente sensibile all'aspetto estetico/musicale di un brano. Che sia letto o recitato poco importa, visto che leggendo noi "recitiamo" a noi stessi, per essere in grado di dare/ricevere uguale piacere.
Diversamente come possiamo leggere nella nostra mente in modo piatto e incolore? che gioia ne trarremmo? (meravigliosi i fados ...)
siamo dunque costretti a leggere come se recitassimo, anche quando leggiamo solo col pensiero, ma diamine ...
ugualmente anafore e ritornelli non servono solo alla recitazione teatrale, servono a dare enfasi e ritmo, servono ancora una volta alla musica, al suono che è la base della poesia, della prosa poetica e anche della prosa

non c'è testo scritto, che non sia una redazione notarile, che può fare a meno della "sonorità", una sonorità che può anche essere bisbigliata ma che deve esistere
altrimenti abbiamo non un testo poetico/prosastico ma una relazione peritale ...

e con tutto questo, la sonorità è un concetto molto ampio, che comprende pause, accenti, inflessioni

non importa se non c'è punteggiatura, il suo non esistere può anche lasciare un margine al lettore (che deve comunque essere un lettore sensibile) o all'interprete che la deve recitare
la sovrapposizione dell'interprete funziona come nel teatro, invece che passare dallo scrittore al lettore abbiamo una serie di interpretazioni sovrapposte che possono togliere ma anche aggiungere significati
è sufficiente che il lettore attento e sensibile conosca il testo all'origine e sappia distinguere ciò che è stato aggiunto



ps
bellissimo il tuo testo "a incastro", misto apparente di prosa e di poesia, dove il confine tra l'una e l'altra è talmente sfumato che potresti confonderlo e passare in maniera indisturbata dall'una all'altra senza soluzione di continuità
[SM=x142816]
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29/06/2015 13:05
 
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Io resto commossa da questo testo.
Con la prosa non mi succede.
Qui la narrazione me la faccio da sola, a modo mio, cercando di sentire il cuore del poeta, tutta la sua sofferenza mai gridata ma taciuta, portata dentro, elaborata come un lutto, e contemporaneamente la sua grazia, la sublimazione,
una sublimazione affinata nel tempo ma non senza il sobbollire dei sensi; la privazione dell'oggetto amato, o di parte di esso, instaura un legame più forte, non rassegnandosi mai all'eventualità che il sentire sia a senso unico; i vuoti sono dei pieni di animo e di poesia, di "storie" accumulatesi, episodi senza epilogo che si vorrebbe poter raccontare ma che "nessuno ascolta"

è che quando poi pensi di riepilogare la tua vita, di considerare tutte quelle volte che hai accumulato storie per farne esperienza e che nessuno ascolta)

perché

a chi può piacere di star male
per qualcosa che non si può avere
che non ti spetta


privazione dunque in senso assoluto, delimitata dalla consapevolezza, e tutto ciò induce al ripiegamento su se stesso.
Perché l'amore può essere crudele, dà tutto e rende miseri, si fa ammirare in tutto il suo fulgore e poi avvolge lo sguardo nel buio della solitudine:


amore, mi hai mostrato ogni sfumatura
ogni sua piega, ogni sorriso
l’inferno sotto la gonna
il paradiso dei suoi occhi
il seno che abbatte staccionate
e la sua parola, fuoco e ghiacciaio


però una cosa non può fare: non può spegnere quella luce che è dentro, non può tacitare il cuore:

ora, amore, non puoi vietarmi d’amarla, di dire della magia delle mani, di tutti quegli altri colori attorno alla passione, del desiderio che allaga di sale l’intero buio, di quando il silenzio non ha nient’altro da aggiungere. ora, amore, non puoi strapparmela dal cuore, porteresti via con lei ogni radice, le tracce delle storie.

Amare dunque è essere, come Essere è Amare, anche se c'è il senso della sconfitta, o, se vogliamo, den "non pareggiamento dei conti":

è che quando poi diventi vecchio scopri che tutto il bene che hai dato, non ti è stato restituito e hai perso.
si potrebbe dire una delle storie che hanno formato la tua vita, ma poi ti accorgi che il tempo non c’è per chiudere tutte quelle porte che ha spalancato e rimarranno aperte per nessuno, fino alla fine.



allora cosa può uscire dalla penna del Poeta se non un'implorazione?

non lasciare che si asciughi
nemmeno un sorriso
e riempi -ti prego-
tutti i vuoti che m’incontri
affinché possa morire
con un po’ d’amore



un'invocazione senza che nessuno ascolti, coe rivolgendosi all'amore stesso come entità assoluta, o come a un altro "io" riflesso in uno specchio, a cui dire:

è che quando mi cambia discorso
aggiunge oro alle poche parole
ed è che quando poi non mi dice
è di più di quando poi mi ha detto


Trovo in questi ultimi versi quasi la forza dell'eremita che sublima nella sua solitudine tutta la bellezza e la potenza dell'amore e il senso del dolore come condizione dell'uomo che resta solo con se stesso.


BELLISSIMA! [SM=x142874]

Forse ne ho fatto una lettura tutta mia, non so quanto calzante con i versi, ma la "consegna" di una poesia è un "dono" che chi lo riceve lo ammira con i propri occhi e la propria sensibilità.

Mi piacerebbe sapere come l'hanno sentita gli altri. Ribadisco che i commenti sono importanti, uniscono poeta e lettore, si scrive anche per un travaso di quella "linfa" poetica che per me è vitale.


[SM=g27811]


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01/07/2015 20:37
 
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Io resto commossa da questo testo.
Con la prosa non mi succede.



cara rosy, c'è prosa e prosa
ci sono cose che ci travolgono qualunque sia il contesto, qualunque sia la metrica, qualunque sia il "suono" scelto dal poeta
se ci arriva nel modo giusto, la definizione non ha importanza
nessuna
:)
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01/07/2015 22:06
 
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Re:
Violadaprile, 01/07/2015 20:37:


cara rosy, c'è prosa e prosa
ci sono cose che ci travolgono qualunque sia il contesto,



Indubbiamente, non era mia intenzione svalutare la prosa, ma non ci posso fare niente se 90 volte su 100 "certe emozioni" me le dà la poesia. E anche quando la prosa mi avvince, è perché ha una stretta parentela con la poesia.


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07/07/2015 11:07
 
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Io resto commossa da questo testo.
Con la prosa non mi succede.



cara Rosy
come dicevo c'è prosa e prosa
ma quando mai leggendo un articolo di giornale, pieno di corner, traversoni e pallonetti, ci sentiamo commuovere?
oppure un articolo pieno di fondi rustici, definizioni di confini, asse ereditario? oppure di tacchi a spillo e di ultime mode di abbigliamento o locali trandy?
ma quando mai?

eppure i bravi giornalisti scrivono anche bene, niente da dire, potrei farti leggere articoli miei che troveresti ben fatti, ne sono sicura

quello che manca è l'intento
appunto, l'intento di commuovere
se devi vendere un certo olio -e trovi un buon articolo sulle proprietà salutari dell'olio a pagina 22, ma poi guarda caso una pagina intera "venduta" a una certa ditta che produce oli, sempre naturalmente ottimi, a pagina 43- qualche sospetto ti viene

e non sulla qualità dell'articolo, giuro che ci sono giornalisti cani ma anche giornalisti molto bravi che riescono a fare molto bene il loro lavoro
bensì sull'intento

se l'intento di un articolo di giornale, ma anche di un articolo di fondo o addirittura di un libro, è quello di vendere qualcosa, che sia quello di inculcare che l'idea del calcio è preminente nella nostra vita rispetto a qualunque altra, o che sia che la dieta macrobiotica è particolarmente sana, o che sia che un certo credo politico -e dunque un certo uomo politico- è più credibile di altri, ecco qui si ferma e si forma il pensiero

se l'intento, come capita, è quello di avvolgere e travolgere, e commuovere, adesso sì, siamo nel campo dell'arte, se la vuoi chiamare prosa poetica oppure in qualunque altro modo
l'intento è quello che conta
un intento di comunicare qualcosa di profondo e di intimo, che non sia l'ultimo gazzettino

purtroppo abbiamo migliaia di gazzettini, e l'arte, quella vera, fa fatica a distinguersi e a trovare spazio
per darle corpo, siamo costretti a riempire il testo di accapi, magari metterci qualche rima e chiamarla poesia

non è vero, non lasciamoci imbrogliare
non possiamo confondere una qualunque pubblicità di una crociera con un testo che vuole toccarci l'anima
anche se le pubblicità delle crociere fanno man bassa del linguaggio poetico, dato che hanno bisogno di colpire, colpire per vendere

ma non siamo nati ieri, sappiamo distinguere gli intenti anche quando ben camuffati
e dove c'è un'intenzione realmente comunicativa, abbiamo realmente arte

e qui si ferma ogni giudizio, qui possiamo solo restare a contemplare, come davanti a un quadro, la bellezza
che, come dici tu, ci commuove, come dico io, ci travolge
[SM=x142887]


E anche quando la prosa mi avvince, è perché ha una stretta parentela con la poesia.


[SM=x142874]



si potrebbe dire una delle storie che hanno formato la tua vita, ma poi ti accorgi che il tempo non c’è per chiudere tutte quelle porte che ha spalancato e rimarranno aperte per nessuno, fino alla fine.


basterebbe solo questo a farmi stramazzare per la commozione...
[SM=x142861]
[Modificato da Violadaprile 07/07/2015 11:20]
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08/07/2015 00:50
 
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(........) e qui si ferma ogni giudizio, qui possiamo solo restare a contemplare, come davanti a un quadro, la bellezza
che, come dici tu, ci commuove, come dico io, ci travolge
[SM=x142887]


E anche quando la prosa mi avvince, è perché ha una stretta parentela con la poesia.


[SM=x142874]



si potrebbe dire una delle storie che hanno formato la tua vita, ma poi ti accorgi che il tempo non c’è per chiudere tutte quelle porte che ha spalancato e rimarranno aperte per nessuno, fino alla fine.


basterebbe solo questo a farmi stramazzare per la commozione...
[SM=x142861]



e mentre noi stramazziamo, Sebastiano dov'è? Starà scrivendo un'altra poesia ancora più "stramazzante"? [SM=x142861]

[SM=g27822]


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