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Tirso pian piano

Ultimo Aggiornamento: 27/04/2015 18:11
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06/04/2015 23:01
 
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Tirso pian piano.


Tirso pian piano abbandona questo mondo
È da tempo che lo sta lasciando
Ogni drop sul cammino fa un rumore di stoffa ovattata
Niente strappi nessuna lacerazione

È da tempo che lo sta lasciando
Voce piatta opaca senza suono
Occhi che non guardano abbandonando volti e cose
L'ultima vana illusione è stata fatale

L'ultima? Qual'è l'ultima? Ci si chiederebbe
Nonostante tutto Tirso ne aspetta ancora
L'ultima è la vita che se ne va per la sua via
Scivolando in qualche tombino come un blob deluso

Tirso, gli anni alle spalle, non vuole più niente
Ha avuto passione e lacrime, ora ha solo le parole
Non vuole niente ma sa che arriverà lo stesso
il niente che non vuole ... punto di polvere nel cielo vuoto

Adesso aspetta, tace anche la voce del cuore
Il percorso si dirama in direzioni prive di importanza
Seduto, ad uno degli infiniti bivi del possibile
rifiuta di scegliere, ma rifiutare è già una parola grossa

Tirso guarda la vita che prende una strada
che non sarà la sua, quale che sia, quale che sia ...
Seduto al bivio su di un masso indifferente
la saluta
................piano
.............................e gira gli occhi altrove



Tirso

[Modificato da Violadaprile 06/04/2015 23:05]
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07/04/2015 21:56
 
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Complimenti Viola .
Ho apprezzato tanto la scrittura che rende esplicita la rassegnazione
del protagonista , molto realista e sofferta .
Bella . [SM=g27811]


...

Simone Corrieri
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08/04/2015 17:06
 
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grazie Simone
hai azzeccato in pieno
la scrittura così piana e semplice serve per rendere lo stato d'animo, piatto e lontano da qualunque volo pindarico
il protagonista si allontana da tutto, quasi una fuga fuori dall'essere, un abbandono mistico (senza essere mistico) di ogni attaccamento terreno
il reale è troppo pesante, privo di importanza
sarebbe un volo zen, senonché di mistico non c'è proprio niente, anche quello finisce nel calderone di un tutto che si rivela per quello che è, il nulla cosmico

lasciamo gli attaccamenti
[SM=x142887]
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08/04/2015 21:23
 
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Grazie Viola ,
se poi capisco quello che volevi comunicare, la cosa non fa altro che
accrescere il feeling con le cose che scrivi .
Questo e' un forum per me di condivisione , finora mi hai sempre coinvolto , continua cosi'.

Saluti .


...

Simone Corrieri
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09/04/2015 15:58
 
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E' bellissima. (Non ho il tempo per soffermarmici ora, ma volevo dirtelo. La leggerei daccapo non so quante volte, come certe canzoni che non mi stancavo mai di risentire) [SM=x142873]

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11/04/2015 18:05
 
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Bellissima!!!
Complimenti


Claudio


...

"Ogni cosa che ha un inizio ha una fine"
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11/04/2015 18:42
 
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Riesci a trasmettere con la tua bella e diretta poesia qualcosa di essenziale: cosa succede quando decidi di arrestarti? La speranza è sempre ad un passo, ma il nulla rischia di inghiottirti. Complimenti!


[SM=g27811]



...

Zarathustra una mattina levatosi all'aurora, si mise di fronte al sole e così gli parlò:"Sai, mi é venuta a noia la mia saggezza, adesso sono come l'ape che ha raccolto troppo miele, ho bisogno di mani che mi si tendono."
F. NIETZSCHE
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16/04/2015 15:51
 
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grazie a tutti e grazie anche a Rosy che fedifragamente aveva promesso un commento che non è arrivato
[SM=g27828]

grazie anche al Cantore

cosa succede quando decidi di arrestarti? La speranza è sempre ad un passo, ma il nulla rischia di inghiottirti


ma la cosa non è proprio così
cosa succede quando decidi di arrestarti?
assolutamente niente, il massimo che può succedere è che non vieni capito
ma tanto, potrebbe anche essere l'ultima cosa che ti importa
se abbandoni tutto, che importa se vieni capito?
meno di zero, stai seduto sopra un masso e potresti confonderti in esso

la speranza è a un passo? ma che ti importa anche di questo?
la speranza diviene una parola vuota, giusto solo una parola, un suono senza significato
la disperazione di questa poesia ha come sola soluzione la morte, mentale ma forse anche fisica
chi la vuole la speranza? la speranza serve solo a costruire una nuova illusione, destinata a svaporare come sempre e come tutto

il nulla ti ha già inghiottito, e non c'è nient'altro che si possa volere
l'assenza di volontà, anzi proprio il rifiuto della volontà, e di ogni possibile scelta, quasi una disobbedienza civile, è l'unica salvezza, è ciò che impedisce di aggravare il vulnus
cosa ce ne facciamo di ogni altra cosa?
[SM=x142906]
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Email Scheda Utente
16/04/2015 16:04
 
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Re:
Violadaprile:

grazie a tutti e grazie anche a Rosy che fedifragamente aveva promesso un commento che non è arrivato
[SM=g27828]



...ancora [SM=g27828]

(non mi ero messa il filo al dito [SM=g27819] )


A parte gli scherzi, è che appena ho visto qualche giornata di sole, manco legata rimanevo a casa [SM=x142906] [SM=x142940]

Mancherò ancora per qualche giorno tranne qualche capatina veloce, ma poi... poi temetemi che tremeranno anche le mura [SM=x142834] [SM=x142832] [SM=g27828]




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16/04/2015 18:44
 
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tranquilla Rosy, goditi pure il bel sole che stare troppo al pc non fa bene alla salute
[SM=g27828]

ma attendo con ansia e trepidazione il tuo pregevole e desiderato giudizio :D
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20/04/2015 23:03
 
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Violadaprile, 16/04/2015 18:44:

tranquilla Rosy, goditi pure il bel sole che stare troppo al pc non fa bene alla salute
[SM=g27828]

ma attendo con ansia e trepidazione il tuo pregevole e desiderato giudizio :D



No, qui il giudizio è latitante [SM=g27822]

davvero, sai

vado a sensazione, che poi è ciò che poi è la cosa più naturale quando facciamo nostri i versi altrui o un quadro che ci attrae per i colori, le ombre, le sfumature...

Io che guardo la vita muoversi tra binari opposti: il grido e il silenzio, la velocità e la lentezza, il fuoco delle passioni e la cenere delle stesse, il furore e la calma, non posso non pensare a certe manifestazioni anche corali di fronte alla morte sia improvvisa che preannunciata come ultimo atto dell'esistenza, penso certe esternazioni del dolore con cui si cercava di esorcizzare il dolore stesso attirando l'attenzione degli altri, vestendosi di nero, strappandosi i capelli, battendosi il petto, urlando come per essere certi che gli altri ne sentissero l'eco; così un tempo le donne del Sud, nei luoghi che sembravano non esistere e a cui si dava un'impronta persino folcloristica, corale appunto...

Qui mi arrivano sensazioni opposte: si contrappone il silenzio, l'animo velato di un colore sfumato come la nebbia che avvolge gli spigoli e li smussa; si contrappone la lentezza (Tirso pian piano abbandona questo mondo), la rassegnazione (È da tempo che lo sta lasciando)
*Premesso che "drop" è un termine mai entrato nella mia testa l'ho cercato*, dunque, dicevo, si avverte la sensazione di "ottundimento" (Ogni drop sul cammino fa un rumore di stoffa ovattata)

Bisogna conoscere i poli opposti del dolore: il cadervi dentro e il fuoriuscirsene indenni, per comprendere come sia possibile quel: Niente strappi nessuna lacerazione quella Voce piatta opaca senza suono quegli Occhi che non guardano abbandonando volti e cose

un ritrarsi quindi in un non-luogo, in un non-io, fuori dal mondo, fuori dal tempo, dove tutto è nulla e il nulla è tutto: solo lì puoi non sentire lo strappo, il dolore degli addii, ma questo non accade all'improvviso, è anch'essa una condizione che si abbraccia piano piano nel tempo che scorre lento e inesorabile (È da tempo che lo sta lasciando)

Non si arriva dall'oggi al domani a mettersi in questo ordine di idee, nessun predicatore farebbe presa su chi non si predisponga a "uscire dal suo corpo" e a guardarsi/guardare dal di fuori/e oltre;
qui l'elemento di rottura con un precedente modus vivendi c'è ed è l'illusione,
illusione che si è rivelata un flop:

L'ultima vana illusione è stata fatale

L'ultima? Qual'è l'ultima? Ci si chiederebbe
Nonostante tutto Tirso ne aspetta ancora


Ma l'essere umano è predisposto a ricrearsi altre illusioni, senza le quali non riuscirebbe a vivere perché la realtà, quando non illusoria, spesso è arida e aspra, perciò "Tirso ne aspetta ancora", non è detta l'ultima parola...

Ci si può illudere e disilludere quando il Tempo ci dà proroghe, quando i mesi e gli anni sono dalla nostra parte e ci concedono altre possibilità, altre illusioni e disillusioni, tutto nel conto dei raggi di una ruota che gira e macina gli attimi o una vita intera... ma a questo punto la ruota sembra lasciata al suo corso:

L'ultima è la vita che se ne va per la sua via
Scivolando in qualche tombino come un blob deluso


non è più il tempo dell'"io sono-io voglio-io decido-lotto-cado-ricomincio" ma è l'ora in cui la volontà cede, si assottiglia, si spezza (Tirso, gli anni alle spalle, non vuole più niente)

Forse gli resta soltanto il raccontarsi, il raccontare quel che è stato (Ha avuto passione e lacrime, ora ha solo le parole)

I due versi che seguono mi sembrano i più confusi e forse non necessari:

Non vuole niente ma sa che arriverà lo stesso
il niente che non vuole ... punto di polvere nel cielo vuoto


Quelli precedenti si potrebbero agganciare benissimo a questi:

Adesso aspetta, tace anche la voce del cuore
Il percorso si dirama in direzioni prive di importanza
Seduto, ad uno degli infiniti bivi del possibile


tutto sommato quel "tace anche la voce del cuore" ce lo potremmo aspettare ma il verso che segue è un graffio nel punto più vivo:

"rifiuta di scegliere, ma rifiutare è già una parola grossa"

frase che è anche un po' un ossimoro perché rifiutare è già a sua volta scegliere - scegliere di non scegliere -

"Tirso guarda la vita che prende una strada
che non sarà la sua, quale che sia, quale che sia ...
Seduto al bivio su di un masso indifferente
la saluta
................piano
.............................e gira gli occhi altrove



Tirso"



Ed anche noi restiamo a guardare in un punto invisibile questa morte o rinascita spirituale, l'una cosa e l'altra che si congiungono come la testa-coda dell'oroboro...


Poesia di forte suggestione

Grande [SM=x142872]


P.S.
rivedi sulla tua copia quel qual'è

[Modificato da Rosy.S 20/04/2015 23:34]
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21/04/2015 01:28
 
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Ecco, lo sapevo, il tuo commento valeva la pena dell'attesa :)

Anzitutto, un piccolo chiarimento su un evidente equivoco che, essendo stato male interpretato anche da altri allo stesso modo, devo aver mal posto io:
Non vuole niente ma sa che arriverà lo stesso
il niente che non vuole ... punto di polvere nel cielo vuoto
"
qui c'è un senso di inesorabile destino, e di rassegnazione, il “niente” che non vuole è un niente oggettivo, che si fa soggetto, Tirso non vuole più niente ma sa che il destino gli riserverà ancora sventure e divagazioni illusiorie, che non vuole e però arriveranno, malgrado il suo rifiuto.
La vita procede malgrado lui, si prende i suoi prezzi malgrado lui. Persino il nulla è qualcosa che sa di non poter rifiutare. Il nulla è arrivato, ne ha segnato la morte interiore ma è sempre in agguato, come tutte le sventure della vita, dove le scelte sono sempre state (come per tutti noi) obbligate. E lo trasforma, come tutti noi, in un atomo insignificante in un cielo altrettanto insignificante.
I due versi quindi possono forse non essere particolarmente riusciti ma hanno un senso preciso e non sono affatto inutili.



“Io che guardo la vita muoversi tra binari opposti: il grido e il silenzio, la velocità e la lentezza, il fuoco delle passioni e la cenere delle stesse, il furore e la calma”


La bellezza e la consonanza di questo appunto da solo valeva la pena dell'attesa. Mi hai fatto venire le lacrime, concretamente e non metaforicamente. Mi ritrovo senza parole e con gli occhi lucidi.

Quello che segue invece non mi appartiene. Non sto parlando di un lutto vero o di qualcuno che ci ha lasciato o che ci sta lasciando. Sto parlando di me. E qui mi scopro completamente.
Sto parlando di quella parte di me che da tempo sta morendo o se vogliamo si sta staccando dal mondo, per disinteresse e disillusione. Per bisogno di trascendenza. Me.

Le prefiche siciliane, ma anche le prefiche greche e tutte le donne urlanti e nerovestite comuni in tutto l'arco dell'antico mediterraneo, non erano donne sofferenti ma donne prezzolate, pagate per esprimere “con alti lai” il lutto di ogni famiglia. La stessa famiglia che ancora oggi accende mutui milionari per matrimoni grandiosi, per popoli dove l'apparenza è tutto. Quindi si pagano donne che piangano dimostrando pubblicamente il nostro dolore e si spendono fantastiliardi per nozze fiabesche, che dovranno restare nella memoria della città, del paese, del villaggio per secoli.
E qui non sto a fare tutta la cronistoria anche neolitica, perché le nostre culture risalgono a tempi davvero antichi. Ve le risparmio.

Procedendo con ordine (più o meno): “drop” è inglese, è la lacrima, la goccia, di sudore o di pioggia, o anche di sangue, ma per esteso qualunque cosa che cada o che venga lasciata cadere, volontariamente o meno o anche solo per distrazione. Un drop può anche essere un regalo casuale oppure il fazzolettino ricamato lasciato cadere, con ben diversa intenzione, dalla damina settecentesca.


“Qui mi arrivano sensazioni opposte: si contrappone il silenzio, l'animo velato di un colore sfumato come la nebbia che avvolge gli spigoli e li smussa; si contrappone la lentezza (Tirso pian piano abbandona questo mondo), la rassegnazione (È da tempo che lo sta lasciando) (…) la sensazione di "ottundimento" (Ogni drop sul cammino fa un rumore di stoffa ovattata)”


non sono sensazioni opposte ma tutte all'insegna di sensi smorzati e “ottusi” che, in un climax ascendente terminano nel silenzio finale (ovvero iniziale).


“Bisogna conoscere i poli opposti del dolore”

e su questo hai perfettamente ragione, non si arriva a un nichilismo così totale se non si è attraversato tutto, ma proprio tutto. Al punto che l'anima è stanca. Al punto che niente ha più davvero senso e importanza.

C'è però una contraddizione in termini. Se fosse davvero, ma davvero davvero vero, che niente ha più importanza, neanche questa poesia esisterebbe.
Il contrario di tutto è l'autismo, la ritrazione in sè, la cessazione graduale di ogni forma di comunicazione.

“un ritrarsi quindi in un non-luogo, in un non-io, fuori dal mondo, fuori dal tempo, dove tutto è nulla e il nulla è tutto: solo lì puoi non sentire lo strappo, il dolore degli addii, ma questo non accade all'improvviso, è anch'essa una condizione che si abbraccia piano piano nel tempo che scorre lento e inesorabile (È da tempo che lo sta lasciando)”

(ti adoro)
Quindi siamo sull'orlo, con un baratro da ogni lato dove sprofondare e (forse) dove davvero riposare. Ma l'orlo è sottile e cadere da una parte o dall'altra è estremamente facile, ma com'è ovvio del tutto indifferente. Da quale parte cadere, e anche lo stesso cadere.

Forse ancora potrebbe prendere una direzione, ma no, non la vuole.

"rifiuta di scegliere, ma rifiutare è già una parola grossa"
frase che è anche un po' un ossimoro perché rifiutare è già a sua volta scegliere - scegliere di non scegliere - “


diciamo che è un ossimoro voluto ed esplicitato
e infatti “rifiutare è già una parola grossa”
“una parola grossa” è un francesismo, “un grand mot”, che indica tutte le parole che non si possono usare, sia perché volgari, sia perché troppo forti e impegnative, proibite dal bon ton, e per via di quell' understatement che accomuna francesi e inglesi in un molto simile way of life, o se vuoi way of behavior, che da secoli, sin dai tempi dei normanni, veri inventori della lingua d'oil, peraltro parlata anche nelle corti di Inghilterra, rende evidente la fondamentale somiglianza se non uguaglianza tra le due culture.

Per questo quindi “rifiutare” è una parola grossa, perché va molto oltre le intenzioni, una scelta che non si vuole fare e che non si vuole comunicare.


“Ed anche noi restiamo a guardare in un punto invisibile questa morte o rinascita spirituale, l'una cosa e l'altra che si congiungono come la testa-coda dell'oroboro...”


nessuna rinascita, solo un lento andare via, un dimenticare e un lasciarsi dimenticare, un punto di polvere che forse era stato un punto di luce, uno spot che si va stringendo, come sul palcoscenico, sino a scomparire

Grazie, sapevo che mi avresti fatto un commento bellissimo.
Viola
[SM=x142887]


ps. cavolo, è vero, peccato =(
mi è proprio sfuggito
[Modificato da Violadaprile 21/04/2015 01:31]
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23/04/2015 20:40
 
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Re:
Violadaprile, 06/04/2015 23:01:

Tirso pian piano.


Tirso pian piano abbandona questo mondo
È da tempo che lo sta lasciando
Ogni drop sul cammino fa un rumore di stoffa ovattata
Niente strappi nessuna lacerazione

È da tempo che lo sta lasciando
Voce piatta opaca senza suono
Occhi che non guardano abbandonando volti e cose
L'ultima vana illusione è stata fatale

L'ultima? Qual'è l'ultima? Ci si chiederebbe
Nonostante tutto Tirso ne aspetta ancora
L'ultima è la vita che se ne va per la sua via
Scivolando in qualche tombino come un blob deluso

Tirso, gli anni alle spalle, non vuole più niente
Ha avuto passione e lacrime, ora ha solo le parole
Non vuole niente ma sa che arriverà lo stesso
il niente che non vuole ... punto di polvere nel cielo vuoto

Adesso aspetta, tace anche la voce del cuore
Il percorso si dirama in direzioni prive di importanza
Seduto, ad uno degli infiniti bivi del possibile
rifiuta di scegliere, ma rifiutare è già una parola grossa

Tirso guarda la vita che prende una strada
che non sarà la sua, quale che sia, quale che sia ...
Seduto al bivio su di un masso indifferente
la saluta
................piano
.............................e gira gli occhi altrove



Tirso




lascia una sensazione di annientamento della vita  mentre si vive. Sembra una contraddizione, ma può succedere di arrendersi, alzare le braccia e lasciar scorrere la vita fino all'annullamento della volontà.  
molto bella comunque
ciao franco 
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Email Scheda Utente
27/04/2015 18:11
 
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Re:
Violadaprile:

Ecco, lo sapevo, il tuo commento valeva la pena dell'attesa :)

Anzitutto, un piccolo chiarimento su un evidente equivoco che, essendo stato male interpretato anche da altri allo stesso modo, devo aver mal posto io:
Non vuole niente ma sa che arriverà lo stesso
il niente che non vuole ... punto di polvere nel cielo vuoto
"
qui c'è un senso di inesorabile destino, e di rassegnazione, il “niente” che non vuole è un niente oggettivo, che si fa soggetto, Tirso non vuole più niente ma sa che il destino gli riserverà ancora sventure e divagazioni illusiorie, che non vuole e però arriveranno, malgrado il suo rifiuto.
La vita procede malgrado lui, si prende i suoi prezzi malgrado lui. Persino il nulla è qualcosa che sa di non poter rifiutare. Il nulla è arrivato, ne ha segnato la morte interiore ma è sempre in agguato, come tutte le sventure della vita, dove le scelte sono sempre state (come per tutti noi) obbligate. E lo trasforma, come tutti noi, in un atomo insignificante in un cielo altrettanto insignificante.
I due versi quindi possono forse non essere particolarmente riusciti ma hanno un senso preciso e non sono affatto inutili.


Ok, adesso ho capito, ero io ad aver ricostruito la frase non nel senso giusto, cioè Non vuole niente ma il niente che non vuole arriverà lo stesso... punto di polvere nel cielo vuoto;

e invece quel "ma sa che arriverà lo stesso" lo avevo inteso riferito a Tirso, invece è riferito al niente, di conseguenza faticavo a coglierne il senso...

(pardon, la testa... [SM=x142844])



Violadaprile:



“Io che guardo la vita muoversi tra binari opposti: il grido e il silenzio, la velocità e la lentezza, il fuoco delle passioni e la cenere delle stesse, il furore e la calma”


La bellezza e la consonanza di questo appunto da solo valeva la pena dell'attesa. Mi hai fatto venire le lacrime, concretamente e non metaforicamente. Mi ritrovo senza parole e con gli occhi lucidi.


Oh, ma allora anche tu sei piccola piccola come me [SM=x142850] [SM=x142824]

[SM=g27835]



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