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Sfogo.

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2014 16:03
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05/01/2014 23:14
 
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Di che mi dovrebbe importare?
Comunque sia ho sempre voluto fare una brutta fine.
Anche se volevo essere felice, anche se sembravo felice in realtà non lo ero.
Non mi è mai andato nulla a buon fine.
La mia vita non potrebbe più fare più schifo.

Dunque perché non sparire?
Perché non partire per un posto migliore? Buddismo o cristianesimo? Quale via scelgo? È meglio essere ignavi o avere una possibilità di ricominciare tutto da capo?
Può il suicidio essere considerato una via di fuga? Oppure è solo una vigliaccheria?

La vita che sto conducendo ora, le mie speranze, le mie confessioni, i miei credo vacillano uno ad uno, senza lasciare traccia.
La vita che sto conducendo ora non mi da soddisfazioni, non potrei essere più vuoto di così. L’università che sto frequentando è orrenda, ammazza l’essere poetico che c’è in me, quell’eterno fanciullo che ogni giorno, quando apro gli occhi, si sveglia assieme a me.
È da molto che non scrivo più, è da molto che non riesco più a fare nulla. Matematica mi distrugge l’anima, mi fa apparire piccolo come una pulce d’acqua. Non la capisco, non la comprendo.

Ma allora perché vado avanti? Perché non mollare tutto?

Mi sono scavato una fossa e mi sono gettato dentro. Ho scelto una scuola superiore pessima, piena di gente assurda, che non aveva né capo né coda. Ho preteso troppo, l’ho voluta fare semplicemente perché era facile e non avevo voglia di impegnarmi. Non l’ho mai fatto ad essere onesti.

Quella scuola che non è servita a nulla. Mi ha semplicemente insegnato come viaggiare e come far andare la testa altrove, facendomi comunque rimanere sulla matematica e sull’economia, ho deciso di decollare verso l’università di economia e commercio, perché mi sentivo invincibile, ero il più bravo della classe. L’errore più grosso di tutta la mia vita. In realtà ero il più bravo nella mia sfera, la sfera degli ignoranti. Quando ho messo piede in quell’università ho dovuto conoscere gente che veniva da un’altra realtà, gente determinata, che puntava ai soldi e alla ricchezza, al potere e all’ordine, come se volessero inscatolarsi da soli.
Io non miro a tutto questo, voglio un mondo dove la poesia straripi da ogni essere umano. Non voglio passare la vita a costruire grafici e analizzare gli andamenti aziendali, perché sono cose che non hanno alcun senso.
Mi sento come una formica che tenta di ammazzare in modo atroce un elefante. Semplicemente assurdo.

Sono qui adesso. Intrappolato in un mondo fatto di scelte sbagliate; anno dopo anno ho collezionato una serie infinita di errori, che hanno modificato in modo irrimediabile la mia misera vita.

Semplicemente non sono chi voglio essere. Non troverò mai me stesso, e forse mai lo troverò.

Probabilmente sono la persona più orripilante e assurda di questo mondo, se avessi la possibilità tornerei indietro e rifarei tutto da capo, semplicemente perché mi andrebbe.

Cosa dovrei fare? Lasciare la vita, affidandomi al buddismo, reincarnandomi in un altro essere umano, o continuare come se nulla fosse? Dovrei farmi rubare l’anima dai conti e dalla calcolatrice? O forse dovrei semplicemente combattere una guerra non mia…

Tutto quello che so non ha mai avuto senso, tutto quello che sono è sbagliato e forse lo sarà sempre. Se mai ci sarà qualcuno che potrà aiutarmi o è morto da molto tempo o deve ancora nascere.


...

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Gerixisio94
Sai nella vita facciamo tante scelte sbagliate, alcune di esse ce le portiamo avanti nel tempo, altre le correggiamo subito, e le scelte che facciamo nel presente, si riflettono nel futuro e lo determinano. Ti capisco come ti senti, un pesce fuori dall'acqua, io mi ci sento spesso così anzi quasi sempre, e ti dico che se continui andare avanti così e portare avanti progetti che non hai fatto tu e non li hai fatti per te, continui a rovinarti solo la vita, tu hai perso la tua strada, la meta che vuoi raggiungere, stai prendendo scorciatoie sbagliate, che ti deviano e ti portano da altre parti, ma la cosa che devi fare tu ora e ritornare sulla tua strada e proseguire sempre per quella e arrivarci fino infondo e devi realizzare i tuoi progetti, i progetti che tu hai realizzato fin dall'inizio per te... Poi non ti abbattere così, perché sappi che almeno una persona su questa terra vive del tuo sorriso e vive di te!
E ti sta parlando una persona, che oramai è morta dentro da molto tempo...Però prima di prendere una decisione importante pensaci sempre su 2 volte e vedrai che dopo vedrai chiaro!
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31/01/2014 23:57
 
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Non immagini quanto mi ci rivedo in quello che hai scritto.
Ci sarebbero tante cose da dire.
Mi sembra di capire che, ora, il tuo problema è il tuo sentirti fuori luogo all'università. Quello che ti consiglio è di rivalutare i tuoi obiettivi, quelli che ti hanno spinto ad iscriverti. Si può lavorare con grafici e conti senza farsi divorare l'anima. Le calcolatrici dovranno essere solo strumenti per riempirci lo stomaco, a pancia piena poi ci prenderemo ciò che vogliamo.

Ti dico questo perché anche io sono nella tua stessa condizione. Ho scelto la facoltà di economia solo per le prospettive di lavoro più rosee. Avrei voluto fare Filosofia, invece.
Ma il fatto è che se si mangia si può filosofare, se non si mangia non credo si possa farlo.
Dovrei essere l'ultimo a dare consigli visto che sono nella tua stessa situazione ma voglio comunque esporti il mio punto di vista.
Quello che mi tiene ancora all'uni è la possibilità di lavorare in futuro. Per me sarebbe uguale guadagnarmi da vivere facendo il muratore, il falegname, il manager, il commercialista o quant'altro. Per me non farebbe alcuna differenza. La mia realizzazione non è nel lavoro, il lavoro è solo uno strumento. Nel momento in cui fai diventare il tuo lavoro, la realizzazione del tuo essere sei diventato soltanto un altro ingranaggio.

C'è tempo per morire, un giorno tutti lasceremo questo posto e tu potrai avere la tua reincarnazione. Ma non ancora. Visto che siamo qui, in questo posto che è lontano anni luce dalla tua concezione di mondo straripante di poesia, facciamo in modo di non buttarci. Siamo molto rari.

Scintilla
Mi hanno sempre irritato tutti gli anni, le ore i
minuti che gli ho regalato lavorando come un mulo,
mi ha fatto seriamente male alla testa,
mi ha fatto male dentro, mi ha stordito
e mi ha fatto diventare pazzo - non riuscivo ad accettare
questi miei anni assassinati
eppure i miei compagni di lavoro non davano segni di
agonia, anzi molti di loro sembravano addirittura soddisfatti,
e vederli così mi faceva impazzire quasi quanto
quel lavoro monotono e insensato.

I lavoratori sottostavano,
il lavoro gli annientava, venivano
racconti col cucchiaino e buttati via.

Mi irritava ogni minuto, ogni minuto mentre veniva
mutilato
e nulla alleviava la noia.

Ho valutato l'ipotesi del suicidio.
Mi sono bevuto le poche ore di libertà.

Ho lavorato per decenni.

Ho vissuto con la peggiore specie di donne,
e loro hanno ucciso
quello che il lavoro non era riuscito ad uccidere.

Sapevo che stavo morendo.
Qualcosa dentro mi diceva: continua così, muori, spegniti,
diventa come loro, accettalo.
E poi qualcos'altro dentro diceva: no, salva un pezzetto
minuscolo.
Non importa che sia molto, basta solo una scintilla.
Una scintilla può incendiare un'intera
foresta.
Solo una scintilla.
Salvala.

Penso di esserci riuscito.
Sono fiero di esserci riuscito.
Che stramaledetta
fortuna.


Charles Bukowski
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01/02/2014 22:03
 
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grazie!
grazie di cuore, davvero un pensiero gentile, non so come ringraziarti.

effettivamente il tuo punto di vista è molto valido, senza soldi non si può nemmeno andare alla deriva con la fantasia.
a volte tendo a dimenticare che quello che faccio non è anche quello che sono.
proverò a seguire il tuo consiglio e andare avanti più a cuor leggero.

è bello sfogarsi quando si è frustrati e tristi e trovare delle persone d'oro che ti rincuorano, grazie ancora [SM=g27817]


...

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02/02/2014 16:03
 
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Mi ha fatto piacere esserti stato d'aiuto.
Buona fortuna per tutto!
[SM=g27811]
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