Violadaprile, 13/02/2015 21:46:
(...) non sono d'accordo sul sè pronome riflessivo, che per me, da mie antiche letture, va con l'accento grave e non acuto, in quanto la pronuncia è aperta
e non sono d'accordo sul "se stesso" che non vuole MAI l'accento
l'accento grave è una barretta la cui estremità superiore è orientata verso sinistra
\ che, posta su una vocale, indica la pronuncia della stessa con suono
aperto; quando invece su una vocale c'è una barretta con l'estremità superiore orientata verso destra (accento acuto), pronunceremo quella vocale con suono chiuso.
Per quanto riguarda "se stesso" e "se medesimo", è perfettamente inutile porre l'accento (che invece è indispensabile sul pronome "sé" quando non è seguito da "stesso" o "medesimo") in quanto, quando troviamo scritto "se stesso" o "se medesimo" è impossibile confondere quel "se" non accentato con il "se" = congiunzione (che non va mai accentato)
L'accento che va posto sul pronome "sé", è sempre e soltanto
acuto;
infatti la "
é" va pronunciata con suono
chiuso, differenza della congiunzione "se" che va pronunciata con suono aperto (come se fosse scritto "sè")
Dunque, per concludere:
es. 1) Se piove, apro l'ombrello: quel "se" si pronuncia con la e aperta, (alla barèse
)
es. 2) Ha molta cura di sé: quel "sé si pronuncia con la e chiusa (diciamo alla francése
)
es. 3) Ha molta cura di se stesso: quel "se" si pronuncia come nell'es. 2) e l'accento non si mette (o comunque io preferisco non metterlo, contando sull'intelligenza del lettore) in quanto non può essere, in nessun caso, confuso con un "se" = congiunzione.
Spero di essere stata chiara, esaustiva e convincente perché mi ci gioco la testa
che non c'è altra logica che questa spiegazione logica
N.B.
Riguardo all'accentare o meno parole che in base alla posizione dell'accento su una derminata sillaba o su un'altra, o che cambiano di significato a seconda se indichiamo l'accento acuto o grave su una determinata sillaba, ho fatto questa riflessione:
non sempre ciò che vale per la prosa vale anche per la poesia; mi spiego meglio:
quando leggiamo la prosa, possiamo tranquillamente soffermarci, ragionarci su e, dal contesto della frase, capire se una parola non accentata dobbiamo leggerla "àncora" o "ancòra"; se dobbiamo leggere "bòtte" o "bótte":
è chiaro che se scrivo:
gli ha dato tante di quelle botte che non si è più rialzato
leggerò la "o" di "botte" con suono aperto (come se ci fosse l'accento grave),
mentre se scrivo:
è finito il vino nella botte
anche un analfabeta sa che dovrà leggere la "o" di "botte" con suono chiuso, come se avesse l'accento grave
In poesia, invece, è preferibile sempre l'immediatezza della comprensione alla prima lettura, in modo da seguire il ritmo naturale della lettura a voce alta; quindi, in genere, non accentiamo le parole il cui significato si capisce immediatamente, ma, nel caso una parola fa senso sia in un senso che nell'altro, onde evitare confusione, è bene indicare l'accento corrispondente alla parola dal significato desiderato. Giusto per non creare equivoci e un0eventuale rilettura, perché ripeto: l'immediatezza in poesia è sempre preferibile, almenno in riguardo alla costruzione sintattica.
Altro conto è invece soffermarsi sulle metafore e sulle allegorie...
(secondo me)