C’è un treno piccolo, che trapassa
sfrecciando le colture lunghe e assetate
senza grande velocità ma col rispetto
che si deve al ronzio delle api.
C’è una traccia netta che divide
il silenzio dal rumore delle piante
e una strada a volte ornata di papaveri
come binari divisi e paralleli, che però
si stringono ingannando un po’ lo sguardo.
Ci sono anime spesso innamorate
e cariche di libri, o qualche
sognatrice ancora sola ma non disperata
e tanti occhi che impazzando tra i colori
sorreggono cieli e desideri.
Ci sono piccole stazioni e a ognuna
un profumo diverso da gustare: di bosco,
di sugo, di pane e di frumento, luoghi dolci
di pensieri e nostalgie
di poche parole, di addii e di biciclette,
isole per scambiarsi baci, soprattutto
quando agosto imperversa con le piogge.
C’è un treno piccolo, che incide
tra la vita troppo facile
e la caducità irreparabile delle fragole
un andirivieni che si perpetua stagione per stagione.
C’è il mondo e la pianura, tagliati secchi,
da una parte quel che siamo
dall’altra ogni rinuncia o malincuore,
due fusi orari distanti mai combacianti.