Ancora Tu nella luce che trema:
il viso nella penombra celeste.
Spero che di nuovo il cuore frema
ai Tuoi passi fra le ultime reste
dei giorni mietuti. Invano. Visioni,
dove la notte s’imperla di rugiada
e il mare spumeggia tra i faraglioni,
s’infrangono sul nulla. Che accada
il miracolo non è più speranza,
ma arida preghiera nel crepuscolo,
vana fede di un uomo minuscolo,
uomo che, murato in una stanza,
non versa più lacrime né sa
le parole ad implorare l’Eterno.
Dimenticato in questo inferno,
nel dedalo tetro della realtà,
resto a fissare la luce che scema,
l’ombra che, pallida e gracile, trema.
[Modificato da macrino 04/04/2019 16:11]
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