Sono giunto alla fine, ho potuto osservare il mondo
dalle vetrate di questo tunnel, cosi ho creato
irrealtà, cosi ho creato incubo.
Per tutto il tempo camminai con le mani appoggiate alle
vetrate, speravo di entrare senza che i vetri
mi tagliassero ma cosi non fu,
mi sono tagliato più e più volte, fin troppe direbbe
il mio corpo, troppo poche direbbe il mio cuore.
Non c’è pietà per chi giunge all’estasi,
c’è solo invidia, acida, maleodorante e sadica
invidia.
Quando uscirò dal tunnel mi aspetteranno tanti
pilastri, una miriade di colonne pronte a crollare
su colui che distruggerà i fondamenti stessi della realtà.
Quando uscirò mi aspetterà una lurida stanza
dove ogni dolore mi avvolgerà in una morsa
devastante, bloccato all’angolo disintegrerà ogni
filamento delle mie budella.
Il mio corpo ormai è fin troppo martoriato
per provare timore, non riesco più a reggermi in piedi,
ansimo e il vomito ormai è quasi una certezza,
spero solo che l’aria fresca sia meno crudele
del vetro che mi ha gettato in ginocchio troppe
volte, troppe volte svenuto a terra ho sognato
Aurora che mi accoglieva come una parte
di lei, troppe volte ho pianto di fronte alle sirene
che mi porgevano la mano oltre il vetro.
Anche se l’oltre-tunnel sarà l’inferno
almeno potrò rassegnarmi senza distruggere ciò
che amo.
Scritta qualche anno fa, un periodo difficile, molto difficile. Chi ha visto V per vendetta e ricorderà la scena della distruzione del centro di ricerca e V tra le fiamme capirà in parte ciò che sentivo allora.
Rileggendo ora ho nostalgia di quella distruzione, di quella muta di serpente cosi bollente, difficile ed oscuro ma straordinariamente intenso. Era vita.
Nelle vene scorre chimica poesia, il terribile jack cercò di farla schiava dell'arte più distorta, eppure non posso non ammirare la sua ricerca verso l'origine dell'uomo in quanto arte.