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FIORI DI PENSIERO: poesie, racconti, riflessioni... Fiori di Pensiero è nato per permettere agli autori dilettanti di pubblicare le loro emozioni principalmente con la parola scritta, ma anche con immagini e suoni, usando il supporto più moderna che esista: Internet. La poesia è la principale rubrica del forum, ma trovano posto adeguato anche racconti, pensieri, riflessioni, dediche, lettere e tutto ciò che il cuore può dettare ed il pensiero esprimere.

Due bambini

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    Serepta
    Post: 47
    Post: 38
    Registrato il: 11/12/2007
    Sesso: Femminile
    00 26/05/2011 11:33
    Chinò il visetto incorniciato dai boccoli scuri; fissando incuriosita, ad ogni passo, le piccole impronte impresse dai suoi piedi, portate poi via da un soffio di vento e da un’onda del mare.

    Piegò le ginocchia fino ad infilare le dita paffute fra i granelli di sabbia che le solleticavano i polpastrelli. Quella sensazione la faceva ridere, di una risatina vivace e cristallina, pulita. La semplice sensazione di percepire la sabbia fra le dita.

    Lentamente iniziò a chiudere i piccoli pugni cercando invano di stringere quella sabbia che scivolava via, lenta, dalle mani e dalle dita; mentre gli occhioni si sgranavano man mano per lo stupore che le suscitava l’osservare quello strano fenomeno, quella sensazione che poi da grande avrebbe conosciuto sin troppo bene: stringere una cosa con tutte le proprie forze per poi vederla scivolar via dalle mani.

    Ma in quel momento quel semplice gesto le diede serenità, e decise di ripeterlo altre tre, quattro, cinque volte; fino ad alzarsi nuovamente in piedi ed erigersi nei suoi novanta centimetri scarsi di statura, sollevando i pugni all’altezza della testolina riccioluta ed aprendo le mani, lasciando che la sabbia scivolasse via con il vento, nella direzione in cui si muovevano i suoi capelli. Tentò infine di seguire con lo sguardo i granelli di sabbia che, diminuendo, arrivarono a svanire completamente dalla sua vista; lasciandole sfuggire, o catturare, un sorriso entusiasta probabilmente legato all’idea che quella non fosse sabbia, ma polvere magica che volava via dalle sue mani, e magari avrebbe fatto volare qualcuno.

    Gli ultimi due o tre granelli di quella polverina, o sabbia, per meglio far capire ai grandi, finirono ai piedi di un altro bambino, che avrà avuto più o meno la sua età; venti giorni più, venti giorni meno.

    Il suo corpicino esile era rigido, immobile nel suo costumino di un azzurro spento, quasi quanto il cielo grigio che rendeva tale anche il mare agitato che il piccolo stava osservando.

    La bimba, avvolta nel suo abitino bianco e macchiato di fango, in tulle; si avvicinò con qualche goffo passetto al suo coetaneo, fermandosi soltanto una volta giunta così vicina a lui da poterlo toccare.

    Portò il dito indice della mano sinistra fra le piccole labbra rosee, reclinando il capo di lato in modo tale da poter guardare in volto quel bambino.

    E fu in quel momento che si accorse che dall’occhio del piccolo iniziò a scivolare un rivolo d’acqua, copiosamente, poi anche dall’altro. Portò quello stesso dito indice che teneva fra le labbra a raccogliere una delle lacrime del bambino, che si scosse dal suo torpore e la guardò con un’espressione curiosa, mentre continuava silenziosamente a piangere.

    La bimba assaggiò quella lacrima riportando il dito nella stessa posizione di prima, dopodiché lasciò ricadere la mano lungo l’abitino e sorrise al bambino

    “ha lo stesso sapore del mare, hai fatto tu il mare!” gli disse, con una luce nello sguardo e con la sua vocina squillante.

    “dici?” il bimbo la guardò incuriosito, smettendo lentamente di piangere e portando un dito alle labbra a sua volta, con fare pensieroso “allora ho pianto tanto, la mamma non vuole che pianga, mi dice sempre che i bimbi grandi non piangono”

    La bambina assunse un’espressione alquanto perplessa a quell’affermazione, a cui si sentì di dover ribattere prontamente “i bimbi non sono grandi!” con estrema naturalezza. “Grazie per aver pianto tanto! Grazie a te possiamo fare il bagno!”

    Il bambino accennò un sorriso forzato, con lo sguardo ancora lievemente spaventato; quasi temesse che la piccola potesse cambiare idea da un momento all’altro e deriderlo. Lei invece si portò esattamente di fronte a lui, mise ambedue le manine sul suo volto pallido e sfregò le guance del coetaneo con i suoi pollici, guardandolo seria in volto. Soltanto quando asciugò tutte le sue lacrime lasciò scivolar via le mani dal suo viso in due morbide carezze, sorrise con aria soddisfatta e disse:

    “Ecco fatto, ora non piangere più, qui c’è un sacco di mare ormai! Hai fatto proprio un bel lavoro!”

    Il bimbo si voltò a guardare il mare con un certo orgoglio, riportando poi gli occhioni verso la sua coetanea e rivolgendole un sorriso sincero che prese ad aprirsi lentamente sul suo volto.

    Lei gli prese la mano, iniziando a camminare, e lui si lasciò trasportare via da lì, via dal cielo grigio, dal vento insistente, dal freddo della sera che stava per calare, dai grandi che incitavano i piccoli a diventare come loro, dai piccoli che avevano fretta di diventare grandi.
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    MoonRose
    Post: 182
    Post: 134
    Registrato il: 15/02/2011
    Sesso: Femminile
    00 27/05/2011 08:06
    Che bella! Mi hai fatto piangere.... i bambini vedono il mondo con quello sguardo pulito che noi grandi spesso abbiamo perso. E nella nostra ansia di non esserne più capaci, inquiniamo gli occhi dei piccoli con la nostra fretta di vederli grandi.
    Grazie per questa favola!
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