" Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore. "
Si avvicinava l'imbrunire.
Tàti era ancora sulla riva del lago di Esperia.
Si alzò in piedi e si avvicinò alla roccia. La toccò con la mano, nel punto in cui c'era una macchia di sangue... che risaliva a quattro anni prima.
Il sangue di Juza.
<< Mi dispiace così tanto, Shalafi ... >>
"Perchè siamo qui, maestro ?"
"Questo è il lago di Esperia, Tàti. E' sacro, per la nostra gente."
"E' un lago sacro agli Irda, maestro ?"
"Si, Tàti. La nostra isola si trovava al centro di questo lago, secoli or sono."
"Poi la furia dei nostri nemici causò la sua fine, e quella della nostra gente.
I seguaci del serpente ci attaccarono, e ci sterminarono quasi completamente.
Io c'ero, quel giorno. Ma riuscii a sopravvivere, e a scappare sulla terraferma."
"Dov'è il resto del nostro popolo, maestro ? Dove sono gli altri sopravvissuti ?"
"Sono sparsi per Kismet, i pochi che sono rimasti...
Ricordi il giorno in cui ti salvai la vita, Tàti ?"
"Si, maestro."
"Non ti trovai per caso. Ti stavo cercando da molto tempo"
"Mi cercavate, Maestro ?"
"Non solo te, Tàti. Io cercavo gli altri membri della nostra razza. I sopravvissuti."
"Ma come potevate sapere che io ero un Irda, maestro ? Io ho solo venti anni, non sono nato sull'isola."
"L'isola era già nelle profondità del lago quando sei nato, Tàti. Io so che hai sangue Irda nelle vene, perchè sei un discendente dei sopravvissuti."
"So che oggi è il tuo ventesimo compleanno, Tàti. E' una ricorrenza importante, per noi Irda.
Una volta raggiunta questa età, secondo le nostre antiche tradizioni, un Irda si separa dal suo maestro."
"Ve ne andrete, Maestro ?"
"Ti ho insegnato molte cose, Tàti. Tutto quello che potevo trasmetterti. E ti ho insegnato a combattere per difendere la tua vita.
Oggi sarà la nostra ultima lezione, Tàti."
Juza prese qualcosa che teneva legato al polso destro. Uno stiletto. Sulla piccola impugnatura c'era un simbolo.
"Questo, Tàti, è il simbolo di noi Irda. Tre cerchi concentrici.
Prendi questo pugnale, ora è tuo."
Tàti prese il pugnale, e osservò il simbolo.
"Riprenderai il tuo viaggio per Kismet, stavolta da solo. Ti difenderai combattendo dai servi del serpente, e dagli umani che vorranno farti del male. Ma non spezzerai una sola vita : lo farai soltanto se non avrai nessuna altra scelta."
"E il giorno in cui, per la prima volta, ucciderai... tu chiederai perdono alla dea."
Tàti guardò Juza, e annuì.
"Lui sta arrivando, Tàti. Voglio che tu vada. Forse ci rincontremo ancora, io spero di si, ma da questo momento non sono più il tuo maestro. Sono soltanto Juza."
"Chi sta arrivando, Maestro... volevo dire, Juza ?"
"Un figlio del serpente. Sta venendo per combattere con me, e per cercare di uccidermi."
"Lasciate che combatta al vostro fianco, maestro. Lo sconfiggeremo insieme. So combattere."
"Lo so, Tàti... lo so che sai combattere. Ma in questo scontro devo essere solo. Ti prego, vai."
"Si, Juza. Addio... shalafi ".
Juza sorrise... "Non ti ho insegnato io questa antica parola Irda, Tàti. Ma dal profondo del cuore ti ringrazio... per avermi chiamato Padre."
La scena svanì dalla mente di Tàti.
Juza era morto, l'aveva ucciso un servo del serpente di nome Tanatos, quello stesso giorno.
Due anni dopo, Tàti aveva vendicato il suo maestro.
Chiuse gli occhi, e il tempo iniziò a rallentare.
Non vedeva più il suo avversario, né Dakkar.
Ma riusciva a sentirli… percepiva la vibrazione emanata dal corpo di Dakkar,
e quella emanata dal corpo di Tanatos.
Solo un altro istante, e Tàti sentì battere il cuore di Tanatos.
E seppe esattamente il punto in cui colpire.
Si voltò con uno scatto fulmineo, e lo stiletto di Juza lasciò la sua mano.
Solo in quel momento aprì gli occhi.
Lo stiletto sfrecciò in poche frazioni di secondo dritto verso il cuore di Tanatos.
L’istante dopo, si udì il rumore del metallo del pugnale nero che cadeva a terra.
Sul volto di Tanatos non c’era dolore… solo stupore, e terrore.
Il braccio che teneva Dakkar scivolò via, e Tanatos si accasciò a terra, con lo stiletto di Juza piantato nel cuore.
Tanatos aveva ucciso Juza.
Tàti aveva ucciso Tanatos.
Il cadavere di Tanatos aveva il viso rivolto verso il cielo. La pioggia bagnava i suoi occhi spalancati, nel loro ultimo sguardo di terrore.
Dakkar non si mosse, né emise un suono. Sembrava paralizzata.
Tàti rimase ancora qualche secondo con il braccio proteso, poi si inginocchiò, e mormorò queste parole.
“Signora di tutto ciò che vive… mia signora Angelica.
Io ti chiedo perdono per aver spento una vita che tu hai generato.
Non ho avuto altra scelta.
Io ho strappato una vita per salvarne un’altra a me cara.
Se ora desideri che per questo mio atto io venga punito, fai di me ciò che desideri.”
E chiuse gli occhi.
I raggi dell’aurora illuminarono prima la fortezza, poi il cadavere di Tanatos e Dakkar, e infine raggiunsero Tàti.
Quando sentì il calore del sole, Tàti riaprì gli occhi.
La pioggia era cessata.
Si rialzò in piedi, e si avvicinò a Dakkar.
Angelica era ancora in piedi, sulla roccia.
<< Dakkar sta tornando, Tàti. >>
<< Si, l'avevo immaginato, mia signora. >>
Dakkar apparve vicino alla roccia, e scese sulla spiaggia. Teneva una spada in mano.
<< Ti ho portato la tua spada, Tàti. Potresti averne bisogno... non è sicuro qui. >>
<< Ti ringrazio, piccola. Ora, per favore, torna alla fortezza.>>
<< Ma perchè non torni a casa, Tàti ? >>
Tàti sospirò, poi decise di raccontarle la verità.
<< Devo fare qualcosa, qui, Dakkar. Devo bere l'acqua del lago, entro due giorni, o morirò.>>
Dakkar lo guardò senza capire...
<< E allora bevi, e torniamo a casa ! >>
<< Non è così semplice, piccola. Io non posso bere quell'acqua. Se lo facessi... >>
Dakkar lo guardò impaziente attendendo la risposta.
<< Non posso dirtelo, Dakkar. Mi dispiace. >>
<< C'entra con la morte di mio padre, vero ?>>
<< Si, in qualche modo si...>>
<< Non mi importa. Mi hai promesso che non mi avresti abbandonata, e che saresti tornato a casa. >>
[...continua...]