Cosa c’è di più noioso che viaggiare di giorno su di un traghetto, solo come un cane?
Il mare è piatto e fa rimpiangere i tifoni del Pacifico, perché in fondo un po di movimento non guasta. E’ mare quello? O è una pisciata degli dei?
Sono “lupo solitario”?…Nooo! Non mi si addice. E allora “cane solitario”. Quei bracchi che camminano un po storti, con le orecchie pendule e con rumore di unghie.
Che fare? Mi metto seduto in un angolo ad osservare i tipi che passano con passeggini giganti e quelli che stanno seduti e parlano, ridono o mangiano con ganasce roteanti.
Siamo nel salone centrale, arredato con tende bianche e tende blu. Un tocco di eleganza non guasta in questa nave traballante. Spengo il mio audio e guardo.
Che brutti questi vacanzieri nostrani, in confronto alla solennità di un Komeini, tanto per fare un esempio! Mi sembra pure che in fatto di educazione non siamo dei mostri, con le donne con i piedi sulle poltrone o i maschietti sdraiati sulle ottomane. Donne grasse e biondastre del nord, donne con cosciottone enormi del sud, uomini con il naso rubizzo e la pancia debordante, bambini che corrono come pazzi urlando attorno ai tavoli…Erode…che uomo!
Mi sposto altrove, perché sento una musica ritmica che arriva alle mie sante orecchie. Donne cubane? Siii! E carine anche. Mi sbatto sulla poltrona in prima fila e ascolto.
Tre ragazze che più more non si può, cantano e suonano. Una suona la chitarra spagnola, in mezzo un’altra picchia i tamburelli ed è la più bella, la terza suona un flauto divinamente. Dietro a loro, nell’ombra accentuata da uno sfondo scuro, un negrone solista fa parlare la sua chitarra. Bravissimi!
In piedi le tre fanciulle ondeggiano al ritmo della canzone, menando il culetto con indicibile grazia, e sorridono.
…la querida presensia…comandante…che guevara…
Le avrei sbaciucchiate!
Guardo attentamente la ragazza dei tamburelli che mi sorride. Oddìo… Quella mi ha preso per un maturo pollacchione da spennare! D’altronde dopo parecchie ore, era l’unico essere umano che mi sorrideva.
Le sussurro: “guantanamera”, e lei si gira e riferisce.
Io adoro guantanamera, una delle più belle canzoni popolari del mondo.
E le fanciulle attaccano. Attorno a me i bifolchi giocano a carte senza guardare né ascoltare, e siamo in due o tre a battere le mani, anche per incoraggiare queste ragazze che erano proprio brave.
Di colpo tutti rizzano il testone e si mettono a battere le mani al tempo della guaìra. Le ragazze ci danno dentro, e all’improvviso sono tutti allegri e sorridenti, ed io tutto contento per aver movimentato il branco.
La ragazza della chitarra mi sembrava incinta, e poggiava lo strumento sul pancino. Io, dato che sembravo fino allora uno zombie e gli sguardi mi passavano sopra, mi sono sentito dentro a lei, con il testone e le gambette striminzite, che non vede, ma sente e pensa, e gode dell’armonia.
Ma bando alle fesserie! Talvolta un sorriso può rigenerare l’anima.
Quando la fanciulla ringrazia e fa l’inchino, torno al mio angolino protettivo, ma nel frattempo al tavolo vicino si è piazzata una famigliola. Lei sembra turca, lui ha i baffi. E guardando la turca mi viene in mente Aichè Nanà, la coraggiosa turchetta dell’epoca “dolcevita” che aveva scandalizzato l’Italia per uno strippo totale…madò …uno strippo a due passi da San Pietro…O tempora o mores! La bambina , che avrà avuto quattro anni, con top bianco e gonnellina coccola, era tanto carina, ma saltava, gridava, correva, mi passava sui piedi. Ed io ero lì, come invisibile!
Adesso basta! Mi alzo in piedi sbuffando, e mentre mi allontano, mi giro verso il tavolo e non c’è più nessuno. Eppure non stavo sognando , ed ero ben sveglio, e incazzato pure. Scomparsi nel nulla! E dalla finestra un mare nero come la pece, dove slittano baffi d’argento.
Non vedo l’ora di arrivare, e non posso più sopportare il tremolio trasmesso dai motori. Eppure almeno cento di questi viaggi li ho già vissuti. Mai però come cane solitario!
Ed ora che forse sono riuscito a trasmettere la noia, saluto tutti con un inchino e la mano sul cuore.
eugen