Non ti nego che quando ho letto il tuo messaggio sono scoppiato a ridere! In effetti quella frase era equivocissima! La poesia l'ho ovviamente scritta io, ma io non tengo mai qualcosa che scrivo per me, lo dedico sempre a qualcosa o a qualcuno. In questo senso "non è mia", cioè l'ho scritta io ma non mi appartiene, perché appartiene a chi o cosa me l'ha ispirata. Però è tutto scritto da me!
Ho riletto la poesia, e in effetti avete ragione.
Riposa a perdifiato in particolare è cacofonico. Il concetto è quello, però. Devo cambiare i termini con cui esprimerlo, però vorrei usare sempre perdifiato. Perdifiato mi dà l'idea di qualcosa di vastissimo, gigantesco ed è quello che voglio esprimere. idee sul termine da sostituire o eventualmente integrare a riposa?
Riguardo alle ripetizioni, non riesco a rimuoverle. Non so perché, ma ogni volta che ne levo qualcuna mi sembra di aver amputato un pezzo decisivo della poesia. L'unica cosa che non leverei a malincuore è il verso "l'aria sii tu". Il punto è che scrivo, quando sono invasato dai quadri, in maniera automatica, e poi limo su ciò che ho scritto, senza cambiarne il senso e l'atmosfera. Quella cosa che ho messo in maniera automatica quasi mi dava l'idea del volo, levare la ripetizione del "sii" e dell'"oltre" sarebbe cambiare questa cosa. Però evidentemente non sono riuscito ad esprimere ciò nel modo in cui volevo, e da qui nasce la mia perplessità.
Il quadro in questione, mi pare di averlo scritto, è "la valorosa téméraire", di william turner, un pittore post-romantico (precursore nello stile dell'impressionismo) della seconda metà dell'800 (al quale, giusto per curiosità, si ispirò debussy per scrivere le sue opere musicali: leggere e policromiche come la luce nei suoi quadri
). Non so dove sia.
La prossima volta mi informo e lo specifico.