CARO PRESIDENTE
Caro presidente, le scrivo questa lettera perché ho bisogno di un suo parere.
Prima di bussare ad altre porte vorrei capire se è mio diritto sapere.
Ho tredici anni compiuti da poco
e sto superando l’ età del gioco
Sto diventando ragazza mio malgrado,
ma la felicità mi tocca assai di rado
Mia madre ci ha lasciati parecchi anni fa
e da allora vivo sola con il mio adorabile papà.
Lui lavora dieci ore al giorno e talvolta anche di più
torna tardi la sera e mi abbraccia forte mentre guardiamo la tivù.
Mi dice: come facciamo ad andare avanti con tutta questa gente bugiarda?
Io non so che rispondere e resto zitta mentre lui mi guarda.
Poi, la mattina, mentre facciamo colazione,
mi ripete la solita raccomandazione
di non fare tardi e di stare sempre molto attenta,
perché a lui fa molto piacere di vedermi sempre serena e contenta.
Non chiedo molto, perché so che non ha un buon salario;
fa un lavoro brutto e, per giunta, assai precario.
È sempre in bilico tra tagli e licenziamenti
e il suo padrone è uno che non ama molto i commenti.
Tiene duro perché ha una figlia a cui pensare
e per questo a volte si deve umiliare.
Accetta tutto pur di portare a casa un buon compenso,
ma spesso dice che tirare avanti così non ha un gran senso.
Dice che il futuro per lui sarà anche brutto,
ma per noi giovani sarà pieno di sofferenza e lutto;
che in tanti anni abbiamo costruito la peggiore delle società
fatta di ladri e di gente che ha dimenticato il rispetto della verità.
Che da uomini liberi siamo diventati schiavi e miserabili
e che gli sforzi dei nostri padri sono stati inutili
che abbiamo perso i valori della libertà e della cultura
e che adesso viviamo infettati dal pessimismo e dalla paura.
Molte delle mie amiche hanno le mie stesse sensazioni
e alla nostra età sono strane anche le emozioni.
Così ci domandiamo spesso come sarà per noi domani:
se avremo anche noi questi stessi problemi,
se avremo l’ opportunità di vivere e prosperare
o se dovremo preoccuparci solo di come morire.
Per questo le scrivo caro Presidente,
perché sono una bambina e conosco solo il presente.
Non ho un passato a cui riferirmi perché ho solo tredici anni,
ma ho ben capito che voi che comandate avete fatto solo danni.
Le chiedo caro Presidente se è giusto quello che subiamo
o se è meglio che da questo paese ce ne andiamo.
Ce lo faccia sapere Signor Presidente, il prima possibile,
perché questo mondo non è più vivibile,
perché il mio papà è stanco e io sono fragile,
perché la sua fatica non sia uno sforzo inutile,
perché alla mia età vorrei vivere senza pensieri strani
e non preoccuparmi di come starò male da domani.
Maria
"Ogni cosa che ha un inizio ha una fine"