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FIORI DI PENSIERO: poesie, racconti, riflessioni... Fiori di Pensiero è nato per permettere agli autori dilettanti di pubblicare le loro emozioni principalmente con la parola scritta, ma anche con immagini e suoni, usando il supporto più moderna che esista: Internet. La poesia è la principale rubrica del forum, ma trovano posto adeguato anche racconti, pensieri, riflessioni, dediche, lettere e tutto ciò che il cuore può dettare ed il pensiero esprimere.

Annibale

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    joetiziano
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    00 09/11/2008 02:02

    Annibale (1/3/1995)



    Gaio passai immemore
    l’Alpi eterne,
    sdegno m’avvampava in cor,
    a grandioso passo seguitai,
    nulla al varco mi pose freno;
    tremendo vigor cruento
    mi spiana la strada:
    Roma indietreggiò!
    Ed or, giunto all’estrema vigilia,
    questo vecchio vogliono schiantar,
    hanno timor degli anni miei,
    del mio dolor.
    O atroci sanguinari,
    nefandi ladroni!
    Sono stanco di battaglie,
    viene la sera, la sera estrema,
    abbandono l’annoso fardello,
    finalmente riposerò, dormirò.

    [Modificato da joetiziano 09/11/2008 02:08]


    ...

    Cos'è un uomo se tutto ciò che cava dal suo tempo non è che dormire e nutrirsi?
    Una bestia, nient'altro.
    (W. Shakespeare)
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    joetiziano
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    Re:
    joetiziano, 09/11/2008 2.02:

    Annibale (1/3/1995)



    Gaio passai immemore
    l’Alpi eterne,
    sdegno m’avvampava in cor,
    a grandioso passo seguitai,
    nulla al varco mi pose freno;
    tremendo vigor cruento
    mi spiana la strada:
    Roma indietreggiò!
    Ed or, giunto all’estrema vigilia,
    questo vecchio vogliono schiantar,
    hanno timor degli anni miei,
    del mio dolor.
    O atroci sanguinari,
    nefandi ladroni!
    Sono stanco di battaglie,
    viene la sera, la sera estrema,
    abbandono l’annoso fardello,
    finalmente riposerò, dormirò.



    Di seguito inserisco la versione definitiva, come pubblicata a pag. 56 nella mia raccolta Per una strada, Sbc, Ravenna, 2009.


    Annibale (1/3/1995)

    Gaio passai immemore
    l’Alpi eterne,
    sdegno m’avvampava in cor,
    al grandioso passo seguitai,
    nulla al varco mi pose freno;
    tremendo vigor cruento
    mi spiana la strada:
    Roma indietreggiò!
    Ed or, giunto all’estrema vigilia,
    questo vecchio vogliono schiantar,
    hanno timor degli anni miei,
    del mio dolor.
    O atroci sanguinari,
    nefandi ladroni!
    Sono stanco di battaglie,
    viene la sera, la sera estrema,
    abbandono l’annoso fardello,
    finalmente riposerò, dormirò.


    ...

    Cos'è un uomo se tutto ciò che cava dal suo tempo non è che dormire e nutrirsi?
    Una bestia, nient'altro.
    (W. Shakespeare)