Discorso tenuto da Gandhi alla Conferenza delle relazioni interasiatiche
Signora Presidente, amici,
non credo di dovermi scusare con voi per il fatto che sono costretto
a parlare una lingua straniera. Mi chiedo se con questi microfoni la
mia voce arrivi all'estremità più lontana di questo vasto pubblico.
Quelli di voi che sono lontano, possono alzare le mani se sentono
quello che dico? Sentite, perfetto. Bene, se la mia voce non arriva,
non sarà colpa mia, sarà colpa di questi microfoni.
Quello che vi stavo dicendo è che non ho bisogno di scusarmi. Non
oso, se tutti i delegati che si sono riuniti qui dalla varie zone
dell'Asia, e gli "osservatori" – ho imparato questa parola dalle
labbra di un amico americano, che ha detto "non sono un delegato,
sono un osservatore". Pensando che lui è venuto dalla Persia […] Ed
ecco che mi trovo davanti un americano, e gli ho detto "Io ho paura
di te, vorrei che mi lasciassi in pace". Immaginate che un americano
mi avrebbe lasciato da solo? Non lui, e per questo dovetti parlargli.
Vi stavo dicendo che la mia parlata provinciale, che è la mia lingua
madre, voi non potete capirla; e io non voglio insultarvi insistendo
[a parlare] in questa parlata provinciale. La lingua nazionale,
l'industani, so che ci vorrà molto tempo prima che possa competere
nei discorsi ufficiali. Se c'è rivalità, c'è rivalità tra francese e
inglese. Per il commercio internazionale, senza dubbio l'inglese
occupa la prima posizione; per le conversazioni diplomatiche e la
corrispondenza, quando studiavo da ragazzo sentivo dire che il
francese era la lingua della diplomazia, e che se si voleva andare da
un'estremità all'altra dell'Europa bisognava provare a imparare un
po' di francese, e così provai a imparare qua e là qualche parola di
francese per essere capace di farmi capire. A ogni modo, se può
esserci qualche rivalità, potrebbe sorgere tra il francese e
l'inglese. Quindi, dato che è l'inglese che mi hanno insegnato,
naturalmente devo far ricorso a questa lingua internazionale per
parlare con voi.
Mi chiedevo di cosa avrei dovuto parlarvi. Volevo raccogliere i miei
pensieri, ma lasciatemi confessare che non ho avuto tempo, eppure vi
avevo promesso ieri che avrei provato a dirvi qualche parola. Mentre
venivo con Badshah Khan, ho chiesto un piccolo pezzo di carta e una
matita. Ho avuto una penna al posto della matita. Ho provato a
scarabocchiare qualche parola. Vi spiacerà sentirmi dire che quel
pezzo di carta non ce l'ho con me. Ma questo non è niente, mi ricordo
di cosa volevo parlarvi, e mi sono detto: i tuoi amici non hanno
visto la vera India, e tu non partecipi a una conferenza in mezzo
alla vera India.
Delhi, Bombay, Madras, Calcutta, Lahore – tutte queste sono grandi
città, ormai influenzate dall'Occidente, anche costruite, forse a
parte Delhi, ma non Nuova Delhi, anche costruite dagli inglesi. Ho
quindi pensato a un piccolo saggio – credo che lo dovrei chiamare
così – che era in francese. Mi fu tradotto da un amico anglo-
francese, e lui era un filosofo, era anche un uomo modesto e disse
che era diventato mio amico senza che io lo avessi conosciuto, perché
lui era sempre stato dalla parte della minoranza e io ero, così è,
miei compatrioti, in una minoranza senza speranza, non solo minoranza
senza speranza, ma anche minoranza disprezzata. Se gli europei del
Sud Africa mi perdoneranno per aver detto questo, noi eravamo
tutti "coolie" [termine dispregiativo per indicare gli indiani che
lavoravano come servi in Sud Africa]. IO ero un insignificante
avvocato "coolie". A quell'epoca non avevamo `coolie' dottori, non
avevamo `coolie' avvocati. Fui il primo nel campo. Tuttavia,
un `coolie'. Voi sapete forse cosa si intende con la parola `coolie',
ma questo amico – il suo nome era Krof: sua madre era una francese,
suo padre un inglese – mi disse: "Voglio tradurre per te una storia
francese". Mi perdoneranno quelli di voi che conoscono la storia se
nel ricordarla faccio degli errori qua e là, ma non ci saranno errori
nel fatto principale.
C'erano tre scienziati e questi – chiaramente è una storia di
fantasia – tre scienziati andarono fuori dalla Francia, andarono
fuori dall'Europa in cerca della Verità. Questa è la prima lezione
che la storia mi ha insegnato, che se bisognava la `verità', non
andava fatto sul suolo europeo. Di conseguenza, senza dubbio neppure
in America. Questi tre grandi scienziati andarono in posti diversi
dell'Asia. Uno di loro riuscì ad arrivare in India e cominciò la sua
ricerca. Arrivò nelle cosiddette città di quei tempi. Naturalmente,
questo succedeva prima dell'occupazione britannica, prima ancora del
periodo Mughal – così l'autore francese ha illustrato la storia – ma
comunque andò nelle città, vide la gente della cosiddetta casta
superiore, uomini e donne, finché alla fine non entrò in un'umile
casupola, in un umile villaggio, e quella casupola era una casupola
Bhangi – e lì trovò la "verità" di cui era in cerca, in quella
casupola Bhangi, nella famiglia Bhangi, uomo, donna, forse due o tre
bambini. Dico questo facendo dei cambiamenti, l'autore a questo punto
descriveva come l'uomo la trovò. Tralascio tutto questo. Voglio
legare questa storia con quello che voglio dirvi, che se volete
realmente vedere l'India al suo meglio dovete trovarla in
un'abitazione Bhangi, in un'umile casa Bhangi, o in villaggi di
questo genere che, come ci insegnano gli storici inglesi, sono 700
mila. Poche città qua e là, non contengono molte decine di milioni di
persone, ma i 700 mila villaggi contengono quasi 40 crore [400
milioni] di persone. Dico quasi, perché si potrebbe forse togliere un
crore [circa 10 milioni], forse due nelle città, ma ce ne sarebbero
ancora 38. E allora io mi sono detto, se questi amici sono qui senza
trovare la loro vera India, che cosa ci sono venuti a fare? Quindi ho
pensato di chiedervi di immaginare quest'India, non dalla prospettiva
che offre questo vasto pubblico ma di immaginare come sarebbe. Vorrei
che leggeste una storia come questa dei francesi o altre cose.
Guardate, forse qualcuno di voi, alcuni dei villaggi dell'India, e
allora troverete la vera India. Oggi confesserò anche che non sarete
affascinati dalla vista.
Dovrete andare a grattare sotto quei mucchi di letame che sono oggi i
villaggi. Non pretendo di dire che prima fossero luoghi di paradiso.
Ma oggi sono davvero mucchi di letame; non erano così, prima, di
questo sono certo abbastanza. Perché non parlo dal punto di vista
storico, ma a partire da quello che ho visto con i miei occhi in
carne e ossa, dell'India - e ho viaggiato da un'estremità dell'India
all'altra, ho visto questi villaggi, ho visto quei miseri esemplari
dell'umanità, occhi spenti - eppure loro sono l'India, eppure in
quelle misere casupole, tra quei mucchi di letame si trovano gli
umili Bhangi, dove si troverà un'essenza concentrata di saggezza.
Come? Questa è una bella domanda.
Bene, allora voglio mettervi di fronte a un'altra scena. Di nuovo, io
ho studiato dai libri, libri scritti dagli storici inglesi, tradotti
per me. Tutta questa copiosa conoscenza, mi dispiace dirlo, arriva a
noi in India attraverso libri inglesi, attraverso storici inglesi.
Non che non abbiamo storici indiani, ma anche loro non scrivono nella
loro lingua madre, o nella lingua nazionale, l'industani, o se
preferite definirle due lingue, l'hindi e l'urdu, due forme della
stessa lingua. No, ci danno quello che hanno studiato nei libri
inglesi, magari negli originali, ma sempre inglesi e in lingua
inglese - questa è la conquista culturale dell'India, che l'India ha
subito. Ma ci dicono che la saggezza è arrivata all'Occidente
dall'Oriente. E chi erano questi uomini saggi? Zoroastro. Lui
apparteneva all'Oriente. È stato seguito da Buddha. Apparteneva
all'Oriente, apparteneva all'India. Chi ha seguito Buddha? Gesù,
ancora una volta dall'Asia. Prima di Gesù c'era Mosa, Mosè, anche lui
appartenente alla Palestina - ho controllato con Badshah Khan e Yunus
Saheb, ed entrambi mi hanno confermato che Moses apparteneva alla
Palestina, nonostante fosse nato in Egitto. E poi è venuto Gesù, e
poi è venuto Maometto. Tutti questi li tralascio. Tralascio Krishna,
tralascio Mahavir, tralascio le altre luci - non le chiamerò luci più
flebili, ma sconosciute all'Occidente, sconosciute al mondo
letterario. Anche così, non conosco una sola persona capace di
eguagliare questi uomini dell'Asia. E poi, cosa è successo? Il
cristianesimo è stato sfigurato quando ha raggiunto l'Occidente. Mi
dispiace doverlo dire, ma questa è la mia interpretazione. Non vi
imporrò oltre questi temi. Vi racconto questa storia per
incoraggiarvi, e per farvi capire, se il mio povero discorso può
farvi capire, che quello che vedete dello splendore e di tutto ciò
che le città dell'India hanno da mostrarvi non è l'India. Certamente,
la carneficina che avviene proprio sotto i vostri occhi, mi dispiace,
vergognoso che sia, come ho detto ieri, dovete seppellirla qui. Non
portate il ricordo di questa carneficina oltre i confini dell'India.
Ma quello che voglio che capiate, se potete, è che il messaggio
dell'Oriente, il messaggio dell'Asia, non può essere imparato
attraverso gli occhiali dell'Occidente, attraverso gli occhiali
occidentali, non imitando i fili argentati dell'Occidente, la polvere
da sparo dell'Occidente, la bomba atomica dell'Occidente.
Se volete di nuovo dare un messaggio all'Occidente, deve essere un
messaggio di 'amore', deve essere un messaggio di 'verità'. Ci deve
essere una conquista (APPLAUSI), per favore, per favore, per favore.
Questo interferirà con il mio discorso, e interferirà anche con la
vostra capacità di comprenderlo. Voglio catturare i vostri cuori, non
voglio ricevere i vostri applausi. Fate battere i vostri cuori
all'unisono con quello che dico e, credo, avrò compiuto il mio lavoro
Perciò voglio che ve ne andiate da qui con il pensiero che l'Asia
deve conquistare l'Occidente. Poi, la domanda che mi ha chiesto ieri
un amico: se credessi davvero in un mondo unito. Certo che credo in
un mondo unito. E come potrei fare altrimenti, se sono un erede del
messaggio d'amore che questi grandi, irraggiungibili maestri ci hanno
lasciato? Potete portare ancora quel messaggio, adesso, in questa
epoca di democrazia, in questa epoca di risveglio dei più poveri tra
i poveri, potete portare di nuovo questo messaggio con la più grande
enfasi. Allora voi, voi compirete la conquista dell'intero Occidente,
non per vendetta del fatto che siete stati sfruttati - e nello
sfruttamento, naturalmente, voglio includere l'Africa, e spero che la
prossima volta che vi incontrerete in India, ci sarete tutte; che voi
nazioni sfruttate della terra vi incontrerete insieme, se a
quell'epoca ci saranno ancora nel mondo nazioni sfruttate. Sono così
fiducioso che se metterete insieme i vostri cuori, non soltanto le
vostre teste, ma i vostri cuori insieme, e capirete il segreto del
messaggio che questi uomini saggi dell'Oriente ci hanno lasciato, e
che se noi davvero diventiamo, meritiamo e siamo degni di quel grande
messaggio, allora capirete che la conquista dell'Occidente sarà
completa, e che lo stesso Occidente amerà quella conquista. Oggi
l'Occidente anela alla saggezza. Oggi l'Occidente è disperato per la
proliferazione delle bombe atomiche, perché una proliferazione delle
bombe atomiche significa terribile distruzione, non soltanto per
l'Occidente, ma sarà una distruzione del mondo intero, così che la
profezia della Bibbia si avvererà e ci sarà un vero e proprio diluvio
universale. Non voglia il cielo che ci sia quel diluvio, e non per i
torti dell'uomo contro se stesso. Sta a voi liberare il mondo intero,
non solo l'Asia, ma il mondo intero, da quella malvagità, da quel
peccato. Questa è la preziosa eredità che i vostri maestri, i miei
maestri ci hanno lasciato.
"