monologo di un testo teatrale di ariadipoesia
Non restare così fermo
immobile
come un pipistrello
che ha perduto parte di se stesso
nello stagno dei pensieri
Scendi dal tuo trespolo
riavvicinati
ritrova la tua saggia follia
e sentirai la notte
procedere nell'ombra
Non canteranno le gazze
ladre dei sogni di pirite
resteranno taciturne
il bagliore del sole scemerà
nelle tenebre profonde.
Avvicinati,
cuore di poeta,
ascolta le note
che produce la ferraglia
Raccogli dalle zolle d'argilla
l'acqua che ancora gronda
Non restarmi così distante
non hai un volto lì nell'ombra
che hai costruito,
tuo magrado
Avanza pure, danzando
come l'elfo del bosco
verso il suono
che la mia voce modulata
per te produce
Vieni dolce sogno,
pieno di timori
La luce non ti coglierà improvvisa
non scoprirà la tua pelle color luna
e il tuo sguardo di cobalto
troverà refrigerio
Ora è tempo
che le favole
si rinchiudino nel libro
tra le poche pagine che hai letto
Vieni, siedi,
e tienimi la mano
Dopo questa notte dissanguante,
non ci resterà che ridere.
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[Modificato da ariadipoesia 24/08/2008 23:47]