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Megalomania e peggio

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    florentia89
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    00 27/06/2008 15:32
    Aspetti di vita e rapporti

    Megalomania e peggio

    In una riunione di amici c’è stato chi mi ha classificato come affetto da megalomania e, ancor peggio, ciò mi è stato riferito extra seduta, da “megalomania senile”. Mi sono stati addebitati anche il Culto della personalità, genericità ed imprecisione di idee, mia azione nell’insieme dannosa in quanto tesa a divulgare dottrine, eventi, persone, non in linea con gli intendimenti odierni. Non nascondo che questo mi ha profondamente colpito ed offeso Mi sono spiegato con loro cercando, per quanto possibile, di difendere la mia persona e il mio operato.
    Rifiuto ovviamente l’attributo di Megalomane, mai sofferto di complessi siano essi di superiorità, siano di inferiorità.
    C’è che giunse un momento nella mia vita che decisi di avviare un intervento comunicativo rivolto specie a coloro di generazioni successive, non escludendo chi più o meno mio coetaneo.
    E che dire mai? Vista l’ignavia corrente sui miei tempi giovanili, la disinformazione in atto, la valutazione sul negativo e, sovente, la falsificazione della realtà, ho pensato raccontare a chi mi segue e a chi gradisce le esperienze della mia vita.
    Potevo scegliere una forma impersonale, asetticamente cronologica, con indici di gradimento che ho valutato di grado alquanto scarso, comunque non eccelsi.
    Così ho preferito una diversa soluzione, cioè esporre il medesimo iter esistenziale personalizzandolo, riferendolo si alle vicende minori e maggiori del periodo, ma legandolo ad una persona specifica, testimone in diretta. Ecco la scelta di parlare di me, trattando il tutto, altra originalità, in inserti autonomi l’uno dall’altro, pur riuniti nel filone logico dell’insieme umano del periodo trattato.
    Se poi queste descrizioni siano giunte addirittura ai tempi correnti, ciò è avvenuto per una ovvia conseguenza e per l’entusiasmo che, quando si avvia, è difficile fermare.
    L’idea mi nacque anni or sono, e non la attuai per motivi di impegni finché, un po’ più libero, non venni invitato da un gruppo di ragazzi in gamba, di fede nazionale, a parlar loro della mia gioventù, del Duce, dei suoi uomini, dei miei amici, degli eventi fausti e infausti che si susseguirono, del dopoguerra duro oltre ogni immaginazione, consci loro non dovessero essere così negativi e reietti come gli era stato presentato per consuetudine istituzionalizzata.
    Fatta così la scelta “personale” ho parlato della mia esperienza in diretta, e comunque in contemporanea, partendo da una lontana venuta al mondo sino a giungere, gradualmente, a ieri, ad oggi.
    Eccomi così a dire di amici e non amici, di eventi, esperienze, idee, di superiori, di Capi, del Duce Benito Mussolini. Da qui è sorto il pericolo di essere considerato un megalomane, con qualche antipatico attributo in più, come il solito “senile” tirato fuori, all’occorrenza, dai poveri di spirito i quali non considerano che un giorno l’età avanzata colpirà anche loro e, magari, ciò sarà ben prima se ci si limita al campo mentale e di attività svolta.
    Mi sono però risparmiato l’accusa di essere un millantatore, questa no, chi mi legge e segue almeno ciò lo ha evitato.
    Rifiuto altresì il sospetto di essere stato poco rispettoso della verità su quanto descritto. Ho sempre detto, e anche qui mi ripeto, che quanto da me esposto è da considerarsi sostanzialmente vero, lasciando un po’ di spazio alle tolleranze possibili esistenziali le cui vicende, ovvio, non posso che interpretare soggettivamente.
    Infatti tutto ciò che potrebbe avere entusiasmato me, o io abbia ritenuto scostante, non escludo possa avere avuto effetti opposti in altri, ferma la nuda oggettività di quanto considerato.
    Rifiuto altresì l’idea di fomentare una denigrazione rispetto la realtà civile in atto, ormai radicata. I miei tempi sono passati e non torneranno più come esperienza del momento; sono convinto però che essi siano stati il proseguimento di epoche precedenti, nonché abbiano costituito la base della successiva società, l’attuale.
    Lo scopo allora della mia opera divulgativa, ferma la possibilità editoriale sino oggi negata per la mia indisponibilità ad artefare o alterare il pensiero (affrontata però con miei mezzi), è quello di ricordare agli immemori, e far conoscere ai nuovi, l’esistenza di un periodo in cui l’Italia cercò di essere un paese all’avanguardia in molti campi di vita e civiltà, un periodo di un’Italia proletaria e povera, bisognosa e analfabeta, che riuscì a scrollarsi di dosso la maggior parte delle sue tare plurisecolari, un’Italia forse impreparata ad una forma di democrazia avanzata e cosciente, vista la limitazione del voto, quando concesso, legato all’istruzione e al censo, ai soli uomini, non donne.
    Un’Italia che si espandeva in siti africani o province d’oltremare, come la Libia e le aree di colonizzazione per l’Africa Orientale Italiana, ove si sarebbe riversata l’eccedenza della prolificità del nostro popolo, un’Italia che si rinnovò in dieci-quindici anni in ogni campo, edilizio, pubblico, difesa ed offesa, legislativo, formativo, didattico.
    Un’Italia che svolse interventi eccelsi sia nelle loro positività che, purtroppo, nelle infauste negatività. Un’Italia che seguì una curva gaussiana di decollo, sviluppo e declino, sino al crollo che ci riportò drammaticamente indietro di tempi e aspettative.
    E’ questo che ho cercato di dire ai miei amici, ragazzi e ragazze, uomini e donne, che mi hanno seguito in questa avventura dei tempi remoti, concretata nei volumi del trittico: Fiaccole di Gioventù, Ragazzi di Portoria, Diari di Vita. Amici che per decine di migliaia di volte hanno aperto un mio libro cartaceo o mediatico per esaminarne e, spero, apprezzarne il contenuto. Hanno collaborato con me i coadiutori di sempre, cioè la fantasia che completa e chiarisce, l’estro, le convinzioni iniziali e successive, le facoltà che mi riservo di accorpamenti, semplificazioni, completamenti ed anche omissioni, qualora necessarie ed opportune.
    Ecco perché rifiuto l’appellativo di megalomane con i suoi attributi peggiorativi. Oltretutto sono soddisfatto di essermi dedicato in età avanzata, meglio tardi che mai, a parlare di ciò che altrimenti sarebbe caduto in un oblio definitivo, e questo era un peccato.
    Mi lusingo al pensare che un giorno, mio tramite, potrebbero esserci persone le quali, pur non conoscendomi, avranno l’opportunità di rivisitare equamente il periodo del mio e nostro Fascismo.
    E ciò non è poco, penso anche il Duce ne sia soddisfatto, ed io ne andrei fiero come ai tempi dei miei Ludi Iuvenilis, o dei Corsi di Mistica, quando iniziai a vergare le prime note che oggi sto ripetendo.


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    ELIPIOVEX
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    00 29/06/2008 20:31

    Rifiuto altresì l’idea di fomentare una denigrazione rispetto la realtà civile in atto, ormai radicata. I miei tempi sono passati e non torneranno più come esperienza del momento; sono convinto però che essi siano stati il proseguimento di epoche precedenti, nonché abbiano costituito la base della successiva società, l’attuale.



    Quoto questa tua frase perché la condivido in pieno.
  • fiordineve
    00 01/08/2008 23:31
    a parlar loro della mia gioventù, del Duce, dei suoi uomini, dei miei amici, degli eventi fausti e infausti che si susseguirono, del dopoguerra duro oltre ogni immaginazione, consci loro non dovessero essere così negativi e reietti come gli era stato presentato per consuetudine istituzionalizzata.


    I miei genitori erano bambini al tempo del Duce, eppure io non mi stanco mai di ascoltare i loro ricordi; chiedevo pure agli zii partigiani, ai nonni, a mio suocero finito in campo di concentramento la vita che non ho vissuto ma che fa parte della nostra storia, a volte differisce da quella raccontata dai libri di storia.

    Così come amo leggere delle civiltà pre-romaniche.
    Tutto è stato utile per formare la nostra coscienza attuale.

    Anche se non serve a ripetere gli errori già commessi.

    Grazie per le tue testimonianze (ho da poco terminato la biografia di Cleopatra).