FIORI DI PENSIERO: poesie, racconti, riflessioni... Fiori di Pensiero è nato per permettere agli autori dilettanti di pubblicare le loro emozioni principalmente con la parola scritta, ma anche con immagini e suoni, usando il supporto più moderna che esista: Internet. La poesia è la principale rubrica del forum, ma trovano posto adeguato anche racconti, pensieri, riflessioni, dediche, lettere e tutto ciò che il cuore può dettare ed il pensiero esprimere.

Il pianto di un angelo

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  • _Angelus_17
    00 01/02/2008 16:42
    Chiudo gli occhi.
    Cammino lungo una strada poco conosciuta, seguendo pensieri distratti. La mia attenzione è distorta da un qualcosa di strano pendente a mezz’aria poco distante. E’ un cumulo bianco sporco, e se non fosse per il fatto che sembra sorretto da fili invisibili, non mi sarei neanche accorto della sua presenza. M’avvicino senza grandi timori e sembra che il cumulo se ne sia accorto perché inizia a srotolarsi lentamente. Io non riesco a capire bene la figura prima che si sia srotolata tutta, e solo quando vedo una specie di ala capisco che è quello che potrebbe sembrare dopo molte occhiate un angelo. Non ha vestiti, la pelle bianchissima è ricoperta da chiazze di rosso intenso, i capelli sono di un biondo impiastricciato, mentre la cosa che mi colpisce di più è una benda davanti ad entrambi gli occhi venata dello stesso rosso macchiato della pelle. Sembra sibilare qualcosa, la sua voce è a tratti dolcissima a tratti bestiale, e quando finalmente s’accorge della mia presenza a qualche dozzina di centimetri, mi prega con voce sforzatamente soave di aiutarlo, senza spiegarmi né chi l’abbia ridotto in questo stato, né perché si trovi sospeso a mezzo metro da terra, in una strada tra gli uomini, ad un orario che s’avvicinava all’alba. Non ricordo in quel momento che pensai, mi sovviene solo un gemito rauco provenire da molto vicino, un tonfo sordo e poi uno scorrere velocissimo di attimi bui, senza gioia. Sento il braccio bagnato e freddo, come se fosse stato immerso in un liquido gelato, e le gocce pian piano che scendono verso il gomito. Riesco a intravedere la mia mano, di un rosso intenso, che impugna qualcosa di voluminoso e sembrerebbe appuntito. Le immagini sembrano schiarirsi, il cumulo bianco diventato ormai quasi completamente rosso è stato strappato da quei fili immaginari e giace supino a terra, rannicchiato quasi in posizione fetale. Non so di preciso perché l’ho ucciso, so soltanto che il freddo gocciolare del sangue sta giungendo quasi alla spalla quando apro gli occhi.
    Sono nel mio letto, e un sospiro cerca di togliermi un peso dallo stomaco, che però non va via. Guardo automaticamente la mano, è bagnata e ha un colorito rosso intenso che si estende fino al gomito. Mi sento raggelare, in mano non c’è niente tranne dei brandelli di carne. L’attenzione è distorta dal dolore, mi porto l’altra mano al costato, ormai il rosso è ovunque, questa volta però è come vivo e sgorga senza riposo da un foro grosso quasi come un dito. Non ho la forza di muovermi e così cerco di farlo con lo sguardo. Noto un oggetto acuminato e voluminoso a terra da un lato del letto e inizio a capire cosa sia successo. Sono spaventato e debole, sento che le forze mi vengono meno, gli occhi si chiudono da soli mentre io non oppongo nessuna resistenza.
    Sono di nuovo in cammino, lungo una strada, inseguito da pensieri pericolosi. Appena scorgo il cumulo, ormai quasi completamente rosso, sveltisco il passo e mi avvicino. E’ a terra, supino, in posizione quasi fetale, ha ancora la benda sugli occhi. Mi guardo intorno, non c’è nessuno, e scorgo solo un oggetto appuntino ai suoi piedi. Mi inginocchio e tolgo la benda dai suoi occhi, sono aperti e ghiacciati, il sangue che stava scorrendo da essi è diventato granuloso e nessun cenno di vita proviene dalle pupille. Sono stranamente familiari, scuri e opachi, ho la sensazione come se fossero uno specchio. In effetti è come se lo fossero, perché sono uguali ai miei. Porto le mani ai miei di occhi, e sento che stanno piangendo lacrime di un colore rosso intenso, che vanno a morire sulla pelle bianca ormai macchiata dell’angelo sotto di me. Ho come la sensazione di aver ucciso me stesso, seppur non provi dolore fisico. Ormai non agisco più da solo, prendo automaticamente l’oggetto appuntito, sapendo già che fare. Inizio a scavare con l’oggetto e con le mani, e quando si è creato un buco consistente, m’avvicino di nuovo al cumulo ormai rosso, lo prendo tra le mie braccia anch’esse quasi porpora e lo adagio sul fondo del buco. Inizio a buttarci sopra la terra, fin quando non si vede più niente di un colore diverso da quello della terra. L’odore acre della morte penetra a fondo nei miei polmoni trovando terreno fertile per abbandonarsi. Poi mi siedo, e aspetto. Non tardano ad arrivare. Mi sovrastano di colpo mille fiamme affamate che si gettano l’une nelle altre per darsi forza. Sono sicuro che sono venute per me, e il loro godimento non lascia alcun dubbio. Uccidere se stesso è come morire due volte, ma credo d’esser stato uno dei pochi a trovare il tempo per seppellirsi tra tutte quelle cose da fare. M’alzo, ripongo il mio coltello nella tasca, dove lo tengo sempre, e chiudo gli occhi.
    Mi sveglio nel mio letto, fuori è quasi l’alba, mi guardo il braccio asciutto e pulito, mi tocco il costato integro, respiro affannosamente ma respiro. Con un sorriso mi metto a sedere, prendo i pantaloni sulla sedia e vedo che il coltello è ancora lì. Mi alzo, vado in bagno, chiudo la porta a chiave, mi metto davanti ad uno specchio e mi tolgo la maglietta annodandomela sugli occhi. Prendo il coltello. Sembra quasi divertente rifarlo e sentire di nuovo il sangue gocciolare dal costato e dagli occhi. Nonostante sia bendato mi vedo in modo chiaro sullo specchio mentre sogghigno di dolore. Poi chiudo gli occhi, e questa volta so che non li riaprirò più, almeno per ora…
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    00 01/02/2008 18:45
    Più che inquietante direi finale cruento...
    Mi hai messo i brividi
  • fiordineve
    00 11/02/2008 14:43




    Horror-fantasy allo stato puro.


    L adomanda è questa: siamo stati noi uomini, con la nostra malvagità ad uccidere un Angelo?


    Se così fosse, poveri noi, non avremmo più scampo.