La timida ombra del mio diavolo inferocito afferra la mia testa tra le sue mille mani e la culla canticchiando su di un soffice sottofondo di gemiti e grida. Requiem per la mia anima, persa e desolata in un mare di tristezza e insanità. Il suo corpo emana un tenue calore che continua a bruciare sempre più la mia pelle, e io non so che fare, cerco di allontanarmi in qualche modo per non udire quell'assordante litanìa che mi perfora sempre più le tempie, ma sono stretto nella sua morsa d'amore che mi lascia incapace di respirare. Le forze mi hanno abbandonato già da un pò e forse ha posseduto la mia forza e la mia mente dal primo momento che si è avvicinato; non voglio demordere, infatti mi sto muovendo, infatti sto cercando di muovermi, si, pensavo d'essermi mosso, ma la mia testa è sempre ferma lì tra le sue mani e non ha intenzione di andarsene, anche lei mi è contro. Lei sta bene, lei vuole stare con lui, è stanca, è sempre stata stanca. Riesco a sentire la mia volontà che mi abbandona secondo dopo secondo lasciandomi scivolare sempre più in un pozzo dai colori più strani, che sia altro che un pozzo, che sia quello che io sto cercando, che sia una via d'uscita? Dò occhiate fugaci per apprendere qualche dettaglio, ma tutto ciò che scorgo è un'ammasso di ricordi e sensazioni che non fanno altro che aggiungere rumori ad un sottofondo già straordinariamente silenzioso. Sono annientato, la mia anima è persa, la mia testa mi ha abbandonato, il mio corpo è sempre preda del calore perpetuo e sfregiante di un qualcosa più di me.
Perdersi è la cosa migliore tuttavia, l'avevo deciso dal primo instante, ma l'ombra di quel diavolo continuava a cercare di farmi stare lì a soffrire, vivendo quotidianamente il mio misto di esperienze reali che ripercuotevano il dolore sul mio capo. Invece no, io ho trovato la soluzione,io non sono scappato, io invece di fare forza ho lasciato che facesse lui forza per me e lì con lui ho lasciato quello che voleva ,tanto non mi serve. Io ho abbandonato quell'ombra, non mi avrà più; e adesso voglio risentirlo quel requiem, per festeggiare la resurrezione di quello che non è mai morto, anzi, di quello che non c'è mai stato.