Di morte, rinascita e silenzio. Vaga nella selva l’anima dantesca, forte come la fierezza dei cavalli in corsa, animali dominanti dalla forza vitale. Girano nei percorsi i momenti dei ricordi.. effimeri.. lontani, e sguardi assenti ne catturano l’essenza. Scrivere nelle ore dei sogni e delle assenze, tepori di ruote sulle strade dei fiumi, dei soli estivi, dei segreti sussurrati. Costruire collane di ambra e di perle, disegnare mari invernali e donarli a Dio. Mi assento, rifuggo e catturo l’istante che nn torna sui suoi passi. Perdono.
E perdono a me stessa, creatura imperfetta, mani danzanti e sottigliezze mai colte. Domani apriro’ le porte al nuovo giorno, ombreggerò di tutto questo il lato più lungo su cui posò la mia vita irregolare. Vorrei le ali della farfalla più bella, salire oltre il confine di questo e di quello, come uniche facce della stessa medaglia. Ci sono sentimenti che nn devono chiedere, prendono il succo di quello che vogliono, e mi abbandono ad una frenesia soggettiva, che è miracolo, peccato, gioia incontenibile nel dolore più acuto. Foglie di un verde fuori tempo, fiori che nascono come la ginestra leopardiana, grida di rondini dalle mille poesie. Sono io...sono audacemente io...sono nascita da una culla di una promessa, sono il bianco che si macchia di rosso, sono tutto quanto è il contrario di tutto, ma sono io nella certezza di una scelta. Tornerò all’alba sul luogo dell’addio, dove una quercia baciò il segreto di un amore. Pianterò il germoglio di una nuova aurora, e quando mi chiederanno perchè tutto ha inizio e tutto ha una fine, dirò loro che nn esiste nulla di più profondo del sapersi fermi. Interpretazione di un volere sopito al danno, malessere che come un baco si protegge dal mondo, fino al punto in cui un cerchio tocca una retta, un numero corre all’infinito, uno sguardo diventa abbraccio. Allora prendo una penna ad inchiostro, strappo la pagina vergine e scrivo : oggi è già ieri, domani un sorgere novello lascerà il mio nome.