L' uomo e il fumatore
Tutto è banale.
Già scrivere questo gli sembra una cosa banale.
Eppure lui, quando lo pensa, non si sente banale… anzi: si sente sempre di dire qualcosa di assolutamente speciale e carico di emozioni. Delle sue emozioni… e chi legge?
Chi legge legge tre parole, non si scappa… però puo’ provarci, puo’ intuire, puo’ sentire le proprie emozioni coinvolte in quella frase se non la legge con occhi banali.
Tutto è banale.
Lui, quando fuma la sigaretta… “MS mild”… “il fumo nuoce gravemente alla salute”… che banalità.
Eppure lui quando fuma la sigaretta non si sente banale, anzi…: il fumo sale… grigio come la nebbia…e gli appaiono alla mente mille cose, emozioni, impressioni, suggestioni, mille pensieri che si perdono nella notte… speciale!
Dalla finestra della casa un uomo guarda, scorge una sagoma di uomo che si fuma una sigaretta avvolta nel silenzio ovattato di nebbia… un gesto banale. Persino un po’ stupido, se vogliamo. Sigaretta accesa, aspirare un’essenza fumosa che puzza, che fa male, in ripetute boccate, in gesti tutti uguali…
E i pensieri che gli nascono lì e in qul momento istante per istante, se ne vanno senza essere mai comunicati, senza che nessuno li possa conoscere: questo sì che è banale, ed è anche un po’ triste.
La figura che lo guardava mentre fumava non si chiedeva quali fossero i suoi pensieri… anche questo era banale come ogni gesto quotidiano in cui è assente la persona che lo compie. La figura in questione da tempo immemore si svegliava alla mattina e non sapeva se ridere o piangere, si svegliava e basta, si svegliava per un futuro di gesti meccanici: la sua giornata. E chissà se quando posava la testa sul cuscino, al crollo di palpebre stanche, non si svegliasse angosciata la coscienza.
La banalità è una persona che non sa più chi sia e i suoi gesti perdono di consistenza perché chi li compie è una persona estranea, un individuo sconosciuto e senza una sua storia, uno slancio, un sentimento, un ideale.
Il fumatore si curava di se stesso.
Finchè s’ accorse d’ un tratto di una sagoma strana quasi impercettibile che nell’ ombra della notte lo osservava.
Il fumatore studiò: l’ individuo mostrava un’ espressione vuota, né allegra né triste, comunque troppo vile per dedicarsi ad un sentimento vero. Quell’ individuo aveva una faccia banale, il fumatore analizzava il volto dello sconosciuto e più lo scrutava e più il volto gli appariva sorprendentemente familiare, sebbene con tratti un po’ abbruttiti dal tempo.
Il fumatore preso come da un brivido di paura e poi da stupita consapevolezza e poi da angoscioso sconforto, con un coltello ferì l’ individuo e lo ammazzò.
Il mattino dopo sull’ asfalto steso c’ era un uomo con in mano un bigliettino: “ho ritrovato me stesso”.