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Aforismi di Gandhi dal libro: Non-violence in Peace and War

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    Cobite
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    00 02/02/2006 10:30
    AFORISMI



    La non violenza non è un vestito che possiamo mettere e togliere quando ci pare. Essa abita nel cuore, e deve essere una parte inscindibile del nostro essere. (I- 61)



    L’acquisizione dello spirito della resistenza passiva richiede un lungo addestramento per imparare a rinunciare a se stessi e riconoscere le forze nascoste dentro di noi. Lo spirito della resistenza passiva modifica radicalmente il nostro modo di vedere la vita… È la forza più grande che esista, perché rappresenta la più alta espressione dell’anima.(I-63)



    Non c’è salvezza per nessuno di noi se non nella verità e nella non violenza. So che la guerra è sbagliata, è un male che niente può mitigare. So anche che essa deve continuare. Eppure credo fermamente che la libertà conquistata con lo spargimento di sangue o l’inganno non sia libertà. (I-75)



    La non violenza per essere un credo deve penetrare ovunque. Non posso essere non violento in una delle mie attività e violento nelle altre. Questa non violenza sarebbe una politica, non una forza vitale. (I-110)



    La non violenza è la più grande e la più attiva forza che ci sia al mondo. Non si può essere passivamente non violenti…Chi riesce a esprimere la ahimsa nella vita esercita una forza superiore a tutte le forze della brutalità. (I-113)



    Quando la pratica della ahimsa diventerà universale, Dio regnerà sulla terra come regna nei cieli. (I-121)



    La non violenza non va predicata. Va praticata. (I-129)



    Gli stati che oggi sono democratici solo di nome o devono diventare esplicitamente totalitari o, se sono sinceramente democratici, devono diventare coraggiosamente non violenti. (I-159)



    Con il giusto addestramento e la giusta guida, la non violenza può essere praticata dalle masse del genere umano. (I-168)



    Non ci sarà mai la pace se le grandi potenze non optano coraggiosamente per il disarmo. (I-176)



    Gesù visse e morì invano se Egli non ci insegnò a regolare tutta la vita secondo la legge eterna dell’amore. (I-181)



    Sbagliano di grosso quelli che non praticano la non violenza nei loro rapporti personali con gli altri ma sperano di usarla nelle questioni più grandi…La non violenza non è la sopportazione reciproca. Appena ci si convince che la non violenza è la legge della vita, è necessario praticarla nei confronti di coloro che sono violenti con noi; e questa legge deve valere tanto per le nazioni quanto per gli individui. Se c’è questa convinzione, il resto viene da sé. (I-187)



    Se si è orgogliosi ed egoisti, non si può essere non violenti. La non violenza è impossibile senza l’umiltà. L’esperienza personale mi dice che tutte le volte che ho agito in maniera non violenta vi sono stato indotto dall’incitamento supremo di un potere invisibile che mi ha sostenuto. Avessi agito seguendo la mia volontà, avrei fallito miseramente. (I-187)



    Il mio ottimismo si fonda sulla fede nelle infinite possibilità dell’individuo di sviluppare la non violenza. Più la si sviluppa nel proprio animo, più essa diventa contagiosa fino a espandersi in ciò che ci circonda, e potrebbe inondare in breve tempo il mondo intero. (I-190)



    Se non c’è l’accettazione della non violenza su scala nazionale di certo non c’è un governo costituzionale o democratico. (I-199)



    Il vero democratico è colui che difende con mezzi esclusivamente non violenti la sua libertà e quindi quella del suo paese e in definitiva quella di tutta l’umanità. Nelle prove che ci attendono, i pacifisti dovranno dimostrare la loro fede rifiutando risolutamente di impegnarsi in alcun modo nella guerra, sia essa difensiva o offensiva. Ma il dovere della resistenza spetta solo a coloro che credono nella non violenza come in una religione – non a coloro che calcoleranno di ogni caso i pro e i contro e decideranno di volta in volta se approvare o opporsi a questa o quella guerra. Ne deriva che questo genere di resistenza è una faccenda in cui ognuno deve decidere da sé, guidato dalla voce interiore, se sa riconoscerne l’esistenza. (I-204)



    Se ci manteniamo non violenti, l’odio si estinguerà, come tutto si estingue col disuso. (I-263)



    È la legge dell’amore a governare l’umanità. Fosse stata la violenza, cioè l’odio, a governarci, ci saremmo estinti già da chissà quanto tempo. E tuttavia la tragedia è che uomini e nazioni cosiddetti civili si comportano come se il fondamento della società fosse la violenza. (I-266)



    Si può salvare la democrazia solo con la non violenza, perché la democrazia, fin quando è sostenuta dalla violenza, non può provvedere ai deboli e proteggerli. A mio modo di vedere, in una democrazia le persone più deboli dovrebbero avere le stesse opportunità delle persone più forti. Il che non potrà mai essere se non attraverso la non violenza…La democrazia occidentale, per come funziona oggi, mi sembra una forma annacquata di nazismo o di fascismo. (I-269)



    La difesa non violenta presuppone una totale indifferenza verso la propria vita e i propri beni. (I-271)



    Coloro che muoiono con remissività forse placheranno la furia della violenza con il loro sacrificio totalmente innocente. (I-278)



    L’azione veramente non violenta non può che nascere dalla sincera convinzione che tu e colui che temi e consideri un ladro…siate uno, e che perciò è meglio che sia tu a morire per mano sua piuttosto che lui, il tuo fratello cieco, per mano tua. (I-279)



    Dichiaro di essere un appassionato cercatore della verità, la quale altro non è che uno dei nomi di Dio. Nel corso di questa ricerca mi è stato dato di scoprire la non violenza. La sua propagazione costituisce la missione della mia vita. Non mi interessa vivere se non per seguitare questa missione. (I-282)



    Colui che incontra la morte senza sferrare un colpo adempie al suo dovere per intero. Il risultato è nelle mani di Dio. (I-284)



    Il migliore campo per l’esercizio della non violenza è la famiglia o le istituzioni considerate come una famiglia. Dovrebbe essere abbastanza facile praticare la non violenza tra i familiari. Se non siamo capaci neanche di questo significa che non abbiamo sviluppato la capacità della vera non violenza. (I-299)



    L’uomo in quanto animale è violento, ma in quanto essere spirituale è non violento. Nel momento in cui si risveglia l’elemento spirituale che è dentro di noi, non si può continuare a essere violenti. O si progredisce verso la ahimsa o si affretta la propria rovina. (I-311)



    In quest’epoca di democrazia è essenziale che i risultati desiderati siano raggiunti grazie all’impegno di tutti. Indubbiamente è una buona cosa conseguire un obbiettivo grazie allo sforzo di un singolo individuo supremamente potente, ma questo non renderà mai consapevole la gente della propria forza collettiva. (I-342)



    Se si vuole davvero salvare la libertà e la democrazia, si potrà farlo solo grazie alla resistenza non violenta, che non è meno coraggiosa né meno gloriosa della resistenza violenta. Anzi lo sarà infinitamente di più, perché darà la vita senza toglierne alcuna. (I-357)



    Che differenza fa per i morti, gli orfani e i senzatetto, se la folle distruzione è coltivata in nome del totalitarismo o in quello santo della libertà e della democrazia? (I-357)



    La libertà e la democrazia diventano empie quando le mani si arrossano di sangue innocente. (I-357)



    Non collaborare con il male è un dovere sacro. (I-358)



    Un soldato di pace, a differenza di quello di spada, deve dedicare tutto il tempo che può alla promozione della pace, in guerra come in pace. Il lavoro che egli svolge in tempo di pace è una misura preventiva del tempo di guerra, e insieme una preparazione in vista di quella. (I-366)



    Il compito che attende i seguaci della non violenza è assai difficile, ma nessuna difficoltà può confondere davvero uomini che hanno fede nella loro missione. (I-398)



    La non violenza non conosce la sconfitta. Deve essere però la vera non violenza, non una simulazione. (II-8)



    Nel momento in cui lo schiavo decide di non essere più schiavo, le catene gli cadono di dosso. Egli diviene libero e mostra agli altri come si fa. La libertà e la schiavitù sono stati della mente. Perciò innanzitutto occorre dirsi: “Non accetterò più il ruolo dello schiavo. Non ubbidirò ciecamente a tutti gli ordini, se essi sono in conflitto con la mia coscienza disubbidirò”. Il cosiddetto padrone potrebbe anche frustarti per cercare di costringerti a servirlo. E tu dirai: “No, non ti servirò né per il tuo denaro né per le tue minacce”. Così forse conoscerai la sofferenza. E la tua disponibilità a soffrire farà brillare la fiaccola della libertà, che niente potrà mai spengnere. (II-10)



    Gesù è stato forse il resistente più attivo che ci tramandi la storia. La sua è la non violenza par excellence. (II-16)



    Nel satyagraha la causa deve essere giusta e limpida tanto quanto i mezzi. (II-33)



    Nella non violenza le masse dispongono di un’arma che permette anche a un bambino, a una donna, o a un vecchio decrepito di opporsi con successo al governo più potente. Se il tuo spirito è forte, la semplice mancanza di forza fisica cessa di essere uno svantaggio. (II-41)



    Il primo principio dell’azione non violenta è la non collaborazione con tutto ciò che è umiliante. (II-53)



    Il genere umano è a un bivio. Deve scegliere fra la legge della giungla e la legge dell’umanità. (II-56)



    La ahimsa richiede la forza e il coraggio di sopportare il male senza ritorsione, di subire i colpi altrui senza infliggerne ad alcuno. Ma non si esaurisce in questo il suo significato. Il silenzio diventa vigliaccheria quando la situazione impone di dire forte e chiara tutta la verità e di agire di conseguenza. (II-57)



    Sacrificare la propria vita per ciò che si ritiene giusto, ecco l’essenza del satyagraha. (II-59)



    La spada del satyagraha è l’amore, e la fermezza incrollabile che ne deriva. (II-59)



    Non sei un satyagrahi se resti a guardare, spettatore silenzioso o passivo, mentre il tuo nemico viene condotto a morte. Devi difenderlo a costo della tua vita. (II-63)



    Devo forse commettere tutto il male che posso prima di potere imparare a fuggirlo? Non è sufficiente conoscere il male per fuggirlo? Se conoscerlo non ci basta, dovremmo essere tanto sinceri da ammettere che amiamo troppo il male per rinunciarvi. (II-74)



    Il mondo se la vedrà brutta se lo spirito della violenza si impadronisce della mente delle masse. Esso può arrivare a distruggere la specie umana. (II-75)



    Indubbiamente la preghiera richiede una viva fede in Dio. È inconcepibile che il satyagraha possa avere successo senza questa fede. Dio può essere chiamato con qualsiasi altro nome a condizione che esso implichi l’idea della viva Legge della Vita – in altre parole, della Legge e del Legislatore sentiti come un tutt’uno. (II-78)



    È impossibile che uno stato moderno basato sulla forza possa resistere in maniera non violenta alle forze del disordine, siano esse esterne o interne. Non si può servire Dio e Mammona, non si può essere nello stesso tempo misurati e furiosi. (II-90)



    La ahimsa è uno dei grandi principi del mondo e nessuna forza terrena potrà mai annientarla. Migliaia di persone come me potrebbero morire nel tentativo di affermare questo ideale, ma la ahimsa non morirà mai. Il vangelo della ahimsa può essere propagato solo attraverso quei credenti che muoiono per la causa. (II-96)



    L’umanità può uscire dalla violenza solo attraverso la non violenza. L’odio può essere vinto solo dall’amore. Ricambiare l’odio con l’odio serve solo ad allargarlo e approfondirlo. (II-97)



    Considero l’impiego della bomba atomica per l’annientamento di uomini, donne e bambini, l’uso più diabolico della scienza. (II-98)



    La non violenza è la sola cosa che la bomba atomica non potrà mai distruggere…A meno che il mondo non adotti subito la non violenza, la bomba atomica significherà il suicidio certo della specie umana. (II-98)



    La verità e la non violenza non sono possibili senza un’accesa fede in Dio, intendendo con Dio quella Forza viva che esiste autonomamente, che tutto conosce, che partecipa di ogni altra forza conosciuta al mondo ma non dipende da alcuna, e che continuerà a vivere anche qualora tutte le altre forze concepibili si estinguessero o cessassero di agire. Non posso spiegare la mia vita senza la fede in questa Luce vivente, Che tutto abbraccia. (II-112)



    È difficile ma non impossibile attenersi strettamente al principio dell’onestà nel concludere affari. Ma è certamente vero che l’onestà risulta incompatibile con la capacità di ammassare grandi fortune. (II-127)



    Il satyagraha esclude la vendetta. Non crede nella distruzione ma nella conversione. (II-149)



    Dove c’è la ahimsa c’è la Verità e la Verità è Dio. Egli si manifesta in forme che io non sono in grado di descrivere. So solo che Egli pervade ogni cosa e dove c’è Lui tutto va bene. (II-151)



    A meno che le grandi nazioni non si liberino della loro voglia di sfruttamento e dello spirito della violenza, di cui la guerra è l’espressione naturale e la bomba atomica l’inevitabile conseguenza, il mondo non ha speranza di pace. (II-163)



    [Gesù] che era un uomo completamente innocente, sacrificò se stesso per il bene degli altri, nemici compresi, e diventò così riscatto del mondo. Fu un atto perfetto. (II-166)



    La bontà deve sempre accompagnarsi alla coscienza. La vita mi ha insegnato che la sola bontà altrimenti serve a poco. Occorre coltivare l’acuta capacità di discernimento che va con il coraggio morale e il carattere. (II-195)



    L’essenza del vero insegnamento religioso consiste nell’idea che si debba servire e aiutare tutti. È piuttosto facile essere amichevoli con gli amici. La religione vera sta nell’aiutare chi ti considera un nemico. L’altra è ben poca cosa. (II-248)



    I mezzi impuri si risolvono in un fine impuro. (II-274)




    da www.nonsiamosoli.org/Nss4_articoli/gandhi.htm

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    Cobite
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    00 23/10/2007 18:53

    « Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo »


    ...

    - A confondere le cose sono capaci anche gli sciocchi, l’abilità sta invece nel riordinarle e dar loro il giusto senso. (Cobite) -