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FIORI DI PENSIERO: poesie, racconti, riflessioni... Fiori di Pensiero è nato per permettere agli autori dilettanti di pubblicare le loro emozioni principalmente con la parola scritta, ma anche con immagini e suoni, usando il supporto più moderna che esista: Internet. La poesia è la principale rubrica del forum, ma trovano posto adeguato anche racconti, pensieri, riflessioni, dediche, lettere e tutto ciò che il cuore può dettare ed il pensiero esprimere.

Immaturo

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    FeAS
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    Registrato il: 09/08/2005
    Sesso: Maschile
    00 19/10/2005 13:00
    Giusto, sbagliato.
    Solo parole.
    D'uso comune.
    Di senso compiuto.
    Ma posso io farmene una malattia? Posso rimanere bloccato a guardarle nei mie voli pindarici a mezzo cielo, a concupirle, ad ostentare loro la mia morale?
    E' così che va da sempre. E' così e non posso cambiare.
    Forse non voglio. Non lo so, davvero.
    Cerco sempre di non affrontare il momento in cui dovrò abbandonare il mio mondo illusorio per sbatter di faccia nella realtà.
    Per rendermi conto che non fare nulla mi ha legato al mio squallido modo di pensare.
    Che non fare nulla mi ha impedito di rendermi qualcosa.
    Ed ora è tardi per cominciare.
    Devo alzarmi, camminare.
    Camminare e stare in riga.
    Stare in riga e camminare.
    E' finito il momento di attendere. ora è solo il tempo di eseguire gli ordini della natura.
    Vivere.
    Mi chiedi il perchè.
    Me lo chiedo anche io.
    E nessuno, stranamente, lo sa davvero.
    C'è chi dice di vivere per un sogno. C'è chi dice che vive per Dio, per la sua bontà. C'è chi dice che vive per fare questo o quello.
    Per diventare importante. C'è chi dice di vivere per una persona. C'è che dice di vivere per sè.
    Tutte bugie. Che nascondono l'ignoto.
    La paura di vivere senza uno scopo, senza sapere.
    Ed io? Io voglio sapere se ne vale la pena. Voglio sapere perchè vivo.
    Voglio sapere se il mio scopo a questo mondo è solo fare domande, senza poter ricevere risposta.
    Che poi queste domande a chi le pongo?
    A me stesso. A chi altro sennò?
    Sono il mio unico vero interlocutore.
    Gli altri sono troppo presi a far finta di sapere cosa fare.
    O a far finta di risolvere problemi più grandi di loro. O a far finta di non essere soli contro il resto del mondo.
    Ed io ora faccio finta di piangere.
    Faccio finta di sentire il peso di questo inutile mondo sulle spalle in questo angolo buio della mia testa.
    C'è l'affitto da pagare, due figli da mantenere, le tasse, la benzina.
    Tutti problemi che distolgono la tua attenzione.
    Tu vivi per risolverli. Ma inevitabilmente se ne creano altri, ed altri, ed altri ancora.
    Quanti come me hanno pensato queste cose? Quanti come me le hanno scritte perchè si sentono incompresi?
    Troppi. Ed è facile fare gli incompresi.
    Fare quelli che tentano di capire. Quelli che non si sporcano le mani ma vogliono capire la fatica.
    Quelli che guardano amare e vogliono capire l'amore.
    Quelli che non capiscono, ma vogliono capire il senso della vita.
    Siamo troppi. Ed io sono l'ennesimo.
    E senza scampo scrivo parole su parole. Parole che non risolvono nulla, parole che come lacrime segnano questo foglio.
    A cosa serve? A cosa serve che io stia qui a tentare di trovare una forza che non ho?
    A trovare una voglia di spingermi, di lottare?
    A cosa serve fingere di interessarsi agli altri quando in realtà l'unica occupazione da venti anni è stata solo quella di mantenersene a distanza?
    Forse è un momento che passano tutti.
    Uno di quei momenti, che come le malattie infettive, vengono e poi non tornano più. Sarebbe bello avere un vaccino per le cose brutte della vita, no?
    Stai male per amore? Una puntura e via.
    Sei depresso? Soluzioni in pastiglie. Ed è quello che la scienza medica tenta di farci credere.
    Di avere antidepressivi efficaci che non siano la felicità e la spensieratezza.
    Avere antidepressivi che ti liberino dalle paure, dai peccati, dal dolore, dalla vergogna.
    Prendi una pasticca e via.
    Un iniezione e passa tutto.
    Ma non è così.
    Sarebbe un mondo perfetto altrimenti, ma a quanto pare non lo è. Oppure lo è ma io non me ne sono mai accorto.
    Ma se fosse così, la colpa sarebbe la mia. Sarebbe solo una colpa in più.
    Ormai ne ho perso il conto.
    Me ne sono prese tante.
    Forse non tutte, forse non abbastanza.
    Mi dispero. Ogni volta che vorrei trovare un lato positivo nella mia vita.
    Perchè l'unico lato positivo è che questo lato non c'è.
    Mi spiego. Forse c'è.
    Ma io non lo so cogliere. Oppure non c'è ed io sono nel giusto. Ed essendo nel giusto per la prima volta, dovrei essere felice no?
    Eppure la vita mi ha dimostrato che chi è nel giusto raramente ne è felice.
    Oppure mi ha mostrato che se io sono nel giusto raramente riesco a goderne.
    Forse ho avuto occasioni. Forse le ho sprecate tutte.
    Forse non ne ho avute e le ho sempre mancate.
    Che differenza fa?
    Il risultato in fondo non cambia.
    Io qui.
    Il resto fuori.
    E per resto intendo tutto quello che potrebbe starmi a cuore, che potrebbe salvarmi, farmi innamorare della vita, delle cose, dell'amore, darmi un po' di amor proprio.
    Ma sfortunatamente ho chiuso a chiave la porta.
    Niente può entrare.
    Ed io non ho voglia di uscire.
    Non ho voglia di ferirmi di nuovo. Di piangere ancora da solo per le mie disfatte.
    No. Preferisco piangere per quello che ho già perso. Preferisco piangere quello che avrei potuto e voluto e che non sono riuscito. No, non sono riuscito.
    Piuttosto che piangere per altri fallimenti. Nuovi fallimenti che mi attendono dietro l'angolo.
    Credo che non potrei essere felice.
    Semplicemente perchè non voglio.
    Perchè anche se trovassi qualcosa che mi potesse rendere felice la allontanerei per paura di perderla.
    Magari l'ho già fatto.
    Anzi. L'ho già fatto.
    Ed ora? Vi chiederete.
    Ed ora?
    Ed ora niente. Questo è un altro capitolo del mio melodramma. Un altra pagina di vita fittizia che scrivo per poter un giorno dire "io c'ero".
    Un altro foglio di carta buttato nel vento.
    Vorrei poter apprezzare un giorno di sole. I fiori. Il vento in un giorno d'estate.
    Vorrei gioire di un alba. Ma sono troppo occupato, troppo occupato nel trovare motivi per stare male. Motivi per disperarmi e piangermi addosso.
    Motivi per deprimermi e stare solo.
    Magari un giorno cambierò di botto.
    Rileggerò tutto questo e riderò della stupida età che è avere ventanni.
    Di quel periodo passato senza scopi, sogni, voglia.
    Di quel periodo in cui tutto era nero.
    In cui amore era tradimento, amicizia era falsità, futuro era paura.
    Di quel periodo in cui mi sentivo l'unico a cui importasse qualcosa.
    Di quel periodo in cui ti senti straziato dai tuoi pensieri, dalle tua ansie. O dalla mancanza degli stessi.
    Di quel periodo in cui senti il bisogno di aggrapparti a qualcosa, ma in cui tutto scivola dalle tue mani.
    Di quel periodo in cui notte era un santuario in cui piangere le tue lacrime per non lasciarne traccia nel giorno seguente.
    Di quel periodo in cui cominci a conoscerti. In quel periodo in cui ti odi, ma capisci che non cambieresti come sei per nulla al mondo.
    In quel periodo in cui piangi perchè parole del genere vorresti avere il coraggio di dirle a qualcuno. Ma sai che non vorresti che nessuno ti vedesse così.
    Ed ora l'unica cosa che mi tiene impiedi è l'orgoglio.
    Il mio stupido orgoglio che mi fa continuare per strade non praticabili.
    Che mi fa reiterare sbagli che tento di lasciare alle spalle, ma che ogni giorni ripiombano sulla mia testa come sassi o meteore da uno spazio infinito, ma con gli occhi puntati su di te.
    E piango. Povero stupido, penserò un giorno.
    Facendo finta di essere più forte. Ma avendo piegato me stesso per guardare il mondo in modo diverso.
    Perchè il mondo non cambia per me.
    Perchè le cose vanno come devono andare.
    Che a me piaccia o no.
    E sarà più semplice vivere. Senza guardare a cosa cerco davvero. Con una serie di sogni standard a cui puntare, con un mio obbiettivo uguale a quello di mille altri.
    E magari guarderò indietro con rimpianto, perchè questi giorni erano giorni in cui credevo di poter trovare il vero senso delle cose cercando in una stanza buia, guardando incessantemente un soffitto, un film, sentendo una canzone.
    Magari gli storpi credono che chi ha le gambe sane se ne accorga.
    Magari chi è povero crede che chi è ricco si accorga del valore del pane sulla sua tavola.
    Ma se così fosse, magari il mondo sarebbe un posto più semplice da vivere, no?
    Dovrei capire l'importanza del mio dono.
    Della mia salute, della vita normale che ho.
    Di questo giorno che posso salutare e del prossimo che potrò vedere avanzare verso me.
    Ma no, non è così semplice.
    Devo capire.
    Devo capire io.
    Devo capire tutto. Tutto. Il resto non conta.
    Le cose semplici sono semplici, non vanno prese in considerazione.
    Sono patetico. Patetico.
    Un idiota immaturo che si sente filosofo.
    Un ragazzino che vuole dare importanza alla sua vita, perchè si sente il prescelto.
    Magari sono io il nuovo Cristo sceso a prendere sulle sue spalle i peccati del mondo.
    Spiegherebbe molte cose, no?
    Spiegherebbe questo senso di "importanza" che vorrei darmi. Che vorrei avere, forse.
    Ma a parte questo delirante monologo, cosa ho fatto io davvero?
    Niente.
    sono andato a scuola. Per 17 anni. Ho conosciuto persone, che sono sfilate innanzi a me. Ed io lì, giudicavo. E giudico tuttora.
    Perchè mi sono sempre sentito migliore.
    Mi sono sempre sentito in grado di percepire cose che gli altri neanche si sognano.
    E magari questo è il momento in cui dovrò accorgermi che il mondo è più profondo di ogni mia considerazione, di ogni mio pensiero.
    Che chi mi sta intorno è diverso da me, non peggiore o migliore.
    Forse... forse... forse, sarà... sarà... sarà, se... se... se.
    Non riuscirò mai a parlare al presente.
    Per me c'è solo un futuro di fallimento ed un passato in cui ho già fallito.
    Com'è divertente.
    Dovrei farla finita.
    Scoprire cosa c'è dopo.
    Magari Dio esiste.
    Se esistesse avrei molto da chiedergli.
    Vorrei che mi desse le risposte che finora non ho trovato.
    Vorrei che mi regalasse un senso, un briciolo di felicità che anche io potrei apprezzare.
    Sarebbe fantastico no?
    Beh, se stai leggendo, vuol dire cho ho finito di scrivere e che ti trovi in un futuro, prossimo o meno che sia.
    Beh, spero che per te le cose ora siano migliori.
    Spero che adesso guarderai a questo sfogo col sorriso.
    E che questo ragazzino immaturo che cercava il suo futuro, lo abbia trovato o che sia caduto cercando.
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    fragolina1982
    Post: 83
    Post: 83
    Registrato il: 11/02/2005
    Sesso: Femminile
    00 22/10/2005 21:29

    Le parole che sai usare così bene, potrebbero essere la soluzione.
    Cosa sarebbe la vita senza l'arte, la poesia, la musica, senza canali alternativi di comunicazione?
    Alla realtà così avvilente ed estranea si oppongono mondi che siamo noi a costruire e che necessariamente corrispondono alle nostre aspettative:la fantasia porta lontani, laddove c'è un posto e un amico anche per noi.

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    Cobite
    Post: 9.629
    Post: 8.731
    Registrato il: 26/01/2003
    Sesso: Maschile
    00 26/11/2005 11:00

    Queste sono domante e tormenti attraverso cii quali penso siano passati tutti, o quasi.
    La mi conclusione è questa: quando l'uomo capirà di non essere onnisciente e onnipotente, forse allora riuscirà ad essere cosciente della propria infinita ignoranza ed accettarla.
    Prima di allora credo sia giusto cercare di capire.

    Un sorriso a te e al mondo.

    Giancarlo cobite

  • fiordineve
    00 29/11/2005 03:46
    E' finito il momento di attendere. ora è solo il tempo di eseguire gli ordini della natura.
    Vivere.



    FALLO!!!!


    Chi ha fede ha una marcia in più degli altri, garantito.
    Non è Dio che manda te da solo per il mondo, lui ti è sempre vicino, sei tu a rifiutarlo, a non sentirlo presente, a non accettarlo come Padre.
    Se tu avessi fede sapresti che un qualsiasi sacerdote ti potrebbe levare le ragnatele, consigliarti dei libri sani da leggere, libri in cui le risposte le trovi; non tutte, è ovvio, dissiperesti i dubbi che ti angosciano.

    Parli dello storpio e del ricco: ecco è vero che giudichi gli altri, non è compito tuo.

    Io ho lottato da una vita, ora mi ritrovo con malattie invalidanti e un inizio di cecità e, mi pare, di essere giovane per questo; ho accettato la mia sorte, ma se fossi ancora sana non sprecherei un attimo della mia vita; riprenderei il volontariato e amerei meglio il mio prossimo.

    MA TU VIVI, E' UN DOVERE. [SM=x142944] [SM=x142887] [SM=x142842]