FIORI DI PENSIERO: poesie, racconti, riflessioni... Fiori di Pensiero è nato per permettere agli autori dilettanti di pubblicare le loro emozioni principalmente con la parola scritta, ma anche con immagini e suoni, usando il supporto più moderna che esista: Internet. La poesia è la principale rubrica del forum, ma trovano posto adeguato anche racconti, pensieri, riflessioni, dediche, lettere e tutto ciò che il cuore può dettare ed il pensiero esprimere.

I racconti di Davide Urso

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    davide urso
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    00 30/09/2005 23:39
    Ugo la tartaruga
    So benissimo che un esempio del genere non è alquanto paragonabile alla situazione umana, ma, allo stesso modo di ogni questione metafisica, tutto può essere falso e allo steso tempo vero. Nessuna ipotesi è da scartare, neanche la più screditata.

    Era alla buona cinque mesi fa, quando il mio fratellino, ancora dodicenne, convinse sua madre a pronunciare il nullaosta per far vivere in casa nostra una tartaruga; una piccolissima, minuscola tartaruga, appena nata, della quale non si sapeva (e non si sa tuttora) di quale sesso fosse.
    Una settimana prima che arrivasse, Giacomo –scusate se non l’ho presentato prima, così si chiama mio fratello- rubò una vaschetta dalla madre, piccola e bassa, di colore verde, e coprì il fondo con uno strato spesso di pietruzzole, in modo che l’animale camminasse su di un terreno meno artificiale. Ancora costruì una bellissima casa: un vaso spaccato a metà nel senso verticale e adagiato per lungo ad un lato della vaschetta, con l’apertura guardante verso il centro. Raggruppamenti di 3-4 foglie di piante casalinghe, con lo stelo fissato tra le pietre, a mo' di palme. Un laghetto artificiale, creato all’interno di un tappo per vasetti, una bilia per giocare e, dulcis in fundo, una scritta di sette centimetri a caratteri cubitali incollata ad un bordo del contenitore con il nome dell’ospite: UGO, con l’opzione di trasformarlo in UGHINA nel caso in cui si scoprisse tra sei anni il sesso femmineo della tartaruga.

    Ora, quest’abitante del mondo in vaschetta è, possiamo dire, nato lì dentro, o, per essere più precisi, i suoi ricordi partono da quel momento. Una domanda si porrà, sempre, per tutta la vita: chi ha creato il mio mondo? È stato forse quello che ogni giorno i porta una foglia di insalata o una scorza di fava e che mi riassetta quelle volte che mi ribalto? Ma chi è codesto mio salvatore? Ovvio, è Dio!
    Ma chi è questo Dio? Beh, se Ugo facesse di secondo nome Agostino o Anselmo, si sbaglierebbe nell’assentire che è un essere perfetto: è mio fratello, e, credetemi, tutte le qualità immagini ma non l’inerrabilità. Eppure è stato capace di creare un mondo incredibile, privo d’imperfezioni. Oddio, ogni tanto scoppia la carestia e il povero Ugo soffre la fame: colpa dell’onnipotente, ops, di Giacomo che si dimentica di dare da mangiare, ma l’animale, intelligente, riesce a darsi delle spiegazioni sensate, giustificando l’atteggiamento divino come una punizione o qualcosa del genere.
    Ogni tanto spia attraverso i lati verdi e scorge quello che denomina universo. Bellissimo!! Satelliti a forma di letti, pianeti della stessa forma di librerie e armadi, di rado scorge una nebulosa appesa al muro, quella che volgarmente consideriamo un quadro. Ma non succede mai che il suo pensiero cada su di un creatore proprio dell’imperfezione: non può essere possibile; anche quando entra in camera, inciampa e cade: l’ha fatto sicuramente a posta.
    Prega. Spesso rivolge a esso un pensiero gentile e speranzoso, che Giacomo purtroppo non lo può comprendere: quale umano capisce il “tartarughese”?

    Qualora ridimensionassimo Ugo ad un uomo, tutto questo potremmo essere noi e il nostro mondo. Sentiamo tanto parlare di Dio perfetto: lo dice il cristianesimo, Il buddismo e l’islamismo. Tutti lo danno per scontato, ma chi lo garantisce? Chi assicura innanzi tutto che esiste un Dio? Nessuno!! Badate bene, lungi da me credere che i fatti si siano svolti nel modo appena descritto, però è un modo possibile di come potrebbe essere avvenuta la nostra creazione, quindi l’arrivo sulla terra.
    Chiudo con lo stesso pensiero d’apertura: riguardo questi argomenti nessuno ha torto e tutti hanno ragione. Probabilmente noi e Dio parliamo una lingua diversa, incompatibile, e nessun traduttore di una lingua irreversibile può esserci d’aiuto.

    Davide Urso
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    davide urso
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    00 30/09/2005 23:41
    Nuvy e Duny (Breve racconto sull’altruismo)
    A volte le amicizie non hanno bisogno di essere coltivate per decenni affinché si vedano maturare i frutti dell’albero sentimentale; bastano dieci minuti perché si diventi amici inseparabili e disposti a dare la vita per l’altro. Come in questa storia.
    È risaputo che la vita di una duna all’interno del deserto, specialmente nei periodi in cui si scatenano frequenti tempeste di sabbia, è infinitamente breve, allo stesso modo di una nuvola leggera e snella che si contorce con meraviglia al passaggio sui paesaggi.
    Proprio quest’ultima stava volando sul deserto del Sahara con un’andatura allegra. Mentre lanciava sguardi d’ammirazione a destra e a sinistra, notò una duna formosa, possente: la paragonava ad un’immensa miniera d’oro, oppure ad un recipiente che aveva accumulato con avarizia ogni singolo raggio di sole ed era lì per lì per esplodere. Era così stupefatta che volle ammirarla con maggiore attenzione; per far ciò si dovette fermare, a rischio di una sua condensazione, con immancabile caduta libera verso il basso sottoforma di pioggia.
    “Ciao -sussurrò la nuvola- mi chiamo Nuvy”.
    “Piacere di conoscerti Nuvy -rispose la creazione del deserto dopo aver aperto gli occhi con lentezza e squadrato il soggetto che l’aveva svegliata- io sono Duny”.
    “Mi togli una curiosità Duny? Non ti annoi a stare sempre immobile tra le tue simili, senza poter vagare in giro per il mondo come faccio io e sgranchirti le gambe?”.
    “In effetti -confessò Duny- soffro di una noia mortale a non potermi muovere. Per fortuna che ogni 10 anni su di noi spuntano dei fiori bellissimi e tantissima erba, riempiendoci di gioia e distogliendo l’attenzione rubata dal cuocere del sole”.
    Al che Nuvy rispose “da come lo racconti è fantastico; ti confesso che non l’ho mai visto, di conseguenza mi piacerebbe assistere ad uno spettacolo di tal portata; ecco perché, se non hai nulla in contrario, vorrei restare qui e farti compagnia fino al lieto evento!!”.
    “Anche a me piacerebbe, ribattè la duna sconsolata, ma è una rarità che si verifica appunto solo ogni 10 anni, nella condizione essenziale che piova”.
    “Che peccato, sarei veramente contenta se tu potessi vivere un’esperienza del genere”.
    “Immagina io...sarei la duna più felice di tutti i deserti, ma non credo sia possibile, dal momento che la vita di una mia simile è di mezzo anno e sono trascorsi già quattro mesi da quando il buon vento mi ha modellata.

    La nuvola rimase qualche secondo a riflettere, poi le propose con aria solenne “se ci tieni veramente tanto, potrei pioverti sopra e renderti felice”.
    Sentendo ciò Duny rimase senza parole e, ripresasi, esclamò quasi irritata “ma sei matta? In questo modo moriresti!! Chi te lo fa fare a sacrificare la tua vita per me che non mi conosci neppure bene? non dire sciocchezze, per favore; non sai a cosa andresti incontro”.
    “Sai, le rispose la nuvola visibilmente commossa, vagando per il cielo e stando, quindi, a metà tragitto tra gli uomini e Dio, ogni giorno sono trapassata da milioni di preghiere. Un dì, mentre sorvolavo una casa nei pressi di Lucugnano, fui colpito da questa: Dio, trasformami in una candela. Non fa niente che mi brucerò e mi consumerò: mi consola il fatto che qualcuno usufruirà della luce che da me si sprigionerà.”

    Detto ciò si versò sulla duna una pioggia sottile ed efficace, quasi pungente. Il mattino seguente, mentre ancora dormiva, Duny si sentì solleticare, quindi si svegliò, aprì gli occhi che da soli si alzarono ad inquadrare il cielo, assente di quella piccola enorme nuvola, carica di saggezza e generosità, oltre che di pioggia. Allora si guardò attorno e non vide altro che il solito paesaggio; un particolare però la rese perplessa: non c’era una neanche una duna che non la fissasse con stupore e non scambiasse qualche frase di ammirazione con la vicina di turno. Resasi subito conto di essere al centro dell’attenzione, focalizzò l’attenzione nuovamente sul prurito insolito, mai provato prima. Avendo già intuito a cosa fosse dovuto il solletichio piacevole e godurioso, abbassò gli occhi con lentezza, facendo attenzione che il ricordo di Nuvy non si illanguidisse. Le pupille inquadrarono e posero in primo piano il corpo della duna: non più monotono, giallo e granuloso; ora era allegro, variopinto, compattato dalle radici dei fiori.
    Era felice Duny, e per tutti i restanti cinque mesi che le restarono da vivere non mise mai da parte il ricordo di colei che le aveva cambiato la vita. In positivo. Nuvy le aveva regalato tre mesi di sopravvivenza con il suo sacrificio. In tre mesi la duna poté ammirare la meraviglia che è la vita e poté spiegare alle sue amiche come funziona la più bella attrazione della giostra umana: il voler bene. Raccontava con gli occhi lucidi che non esiste altro elisir in grado di regalare tanta felicità, che non esiste modo migliore di sentirsi appagati da un’amicizia, che è il sentimento giusto da regalare agli amici e dei genitori. Da quel giorno regnò nell’intero deserto un’armonia fantastica, surreale, benigna. Le carovane, solite nell’attraversare le distese di sabbia, non dovevano badare più ai problemi causati dalle dune: esse si aprivano e lasciavano un varco perché cammelli e uomini passassero comodamente. Tutto era più allegro e tutto grazie a quella nuvola che sembrava insignificante in un blu di dimensioni gigantesche, tanto gigantesche da essere considerata la nuvola come un puntino minuscolo in un piano cartesiano.

    Davide Urso
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    davide urso
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    00 30/09/2005 23:44
    Il mistero del fiume
    Il professore di filosofia volle raccontare una storia alla classe. “un po’ di anni fa, esordì, un ragazzo abitava in un villaggio sudamericano ed era così curioso di sapere dove sfociasse il fiume che spaccava in due l’aggregato di case, che si mise a chiedere informazioni ad ogni abitante, specialmente a quelli anziani che, con maggiore esperienza sulle spalle, potevano aver esplorato di persona la zona limitrofa. In generale ognuno si sente adatto a dare consigli a chiunque e di qualunque genere, anche quando la propria vita è in frantumi e non siamo stati in grado di metterli in atto, se non addirittura di pensarli.
    Di conseguenza, tutti gli indicavano lungo quale percorso si snodasse il fiume: chi affermava che svoltava a destra appena dopo il bosco, chi sosteneva che si ritorceva dalla parte opposta, chi giurava di non aver mai visto alcuna curva.
    Solo una persona aveva percorso il fiume dall’inizio alla fine: un esploratore portoghese andato ad abitare in quel paese per amore; ma era morto di recente senza mai svelare a nessuno la verità, fuorché ad un libro. Lo aveva scritto in latino, cosicché non fosse stato facile interpretarlo. Decise allora, l’intrepido ragazzo, di iniziare a studiare quella lingua di cui non sapeva nemmeno l’esistenza fino a quel momento, per essere in grado di tradurre il testo.

    Trascorse due settimane, il saggio del paese, ottantenne, l’unico che si era rifiutato di dare il suo parere, andò a trovare il giovane e gli domandò <>
    Il ragazzo capì che il vecchio aveva ragione e si approntò di una canoa e, fatto il carico di viveri e acqua, partì alla ricerca del tanto discusso tragitto del fiume. Dopo cinque chilometri, addentratosi nel bosco, trovò un qualcosa che nessuno gli aveva mai rivelato: una cascata non appena il fiume curvava leggermente a sinistra. Spaesato e sconsolato per non poter continuare l’esplorazione, si chiese perché mai tutta quella gente aveva voluto esprimere forzatamente il parere personale, mentre l’unica persona all’altezza della situazione era stato il solo a tacere.
    Sapete qual è la morale?” chiese ai suoi alunni che lo ascoltavano attentamente. “certo, rispose uno studente, la verità va cercata da se, senza badare a quello che dice la gente”.
    “niente di più sbagliato, ribattè il docente sorridente, è sapete perché? Perché la storia non è ancora terminata.
    Il ragazzo si ricordò del biglietto consegnatogli dal saggio <>. Queste erano le parole che avevano accompagnato la consegna della lettera. Aprì la busta ed estrasse il foglio; leggendolo, venne colpito da un certo sbigottimento vedendo impressa nella carta una sola frase: GUARDA OLTRE GLI ARBUSTI. In effetti davanti a se era presente un grosso muro composto di tronchi disposti ordinatamente uno accanto all’altro ed allo stesso tempo uno sopra l’altro (a mo’ di piramide) sul terreno. Facendo attenzione a non farsi male, si fece strada trai rami ricoperti di foglie spinose. Raggiunta l’altra parte non trovò niente, solo foglie secche: un immenso tappeto di foglie ingiallite. Arrabbiato per non riuscire a capire cosa volesse indicare il vecchio, iniziò a tirare calci a terra. Un po’ per questi ultimi, un po’ per il vento da essi provocato, le foglie si spostavano caoticamente, lasciano delle macchie di terreno qua e là. Ci mise un po’ il giovanotto a capire che una volta, ma non molto tempo fa, era il letto del ruscello. Felice, iniziò a correre lungo il percorso fin quando, dopo appena cento metri, trovò un delta, ma senza foce: il vecchio fiume prendeva tre direzioni: una diritta, una a destra, una a sinistra.

    Si accorse che tutti gli abitanti del villaggio avevano ragione. Tutti. Ma non sapeva se stessero nel giusto perchè lo avevano visto di persona, oppure lo avevano sentito dire da altri, oppure lo avevano solo immaginato.

    La morale della storia, ragazzi miei –disse per concludere il professore- può essere più di una. Una è che l’opposto di giusto non è forzatamente sbagliato, il contrario di vero non dev’essere sempre falso; a volte può esistere più di una verità.
    Ma la morale che più mi piace collegare alla storiella che vi ho appena raccontato è che spesso si perde tempo ad imparare ciò che ci insegnano gli altri, che ci viene detto di apprendere, senza capire che impiegheremmo meno tempo e fatica, ma soprattutto saremmo più soddisfatti se scoprissimo la soli la verità. Dobbiamo imparare a pensare con la nostra testa, senza possibilmente seguire i consigli di chi me sa quanto noi. Se tale gente riesce a formulare dei concetti esatti, statene certi che ne saremo capaci anche noi”.

    Davide Urso
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    Cobite
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    00 01/10/2005 09:54
    risposta a Ugo e la tartaruga.


    E così ho scoperto come l'uomo immagina di pensare se fosse una tartaruga prigioniera di un bambino.
    Simpatica la visione "tartarughesca" di Dio, ma l'esempio mi appare semplicistico con forzature notevoli e scusami se le tue ovvietà mi appaiono solo battute ironiche.
    Neppure sulle considerazioni finali, con domande e risposte posso essere d'accordo. Infatti l'esistenza di un Creatore non è cosa presa così e basta ma è forse l’unica cosa che le religioni cercano di spiegare con una logica che quasi tutti arrivano a comprendere. Poi com'è questo Creatore è un'altra storia, come sono altre cose le acquisizione di fede.

    Nell'esempio di cui sopra una cosa credo centrata: il pensiero di chi si limita ad immaginare il Creatore come immagine di se stesso: stesse domande, stessi problemi, stessi desideri, stessi vizi, stesse dimensioni, stesso tempo, stessa immaginazione, stesse arroganze.... e magari pure maschio con barba, baffi e capelli lunghi ...
    Insomma effettivamente credo che esista ancora chi ha una visione “tartarughese” del Creatore, ma non credo che oggi siano i più (lo spero almeno).

    Ciao
    [SM=x142848]
    Giancarlo
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    davide urso
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    00 02/10/2005 01:12
    risposta a Cobite
    grazie innanzi tutto.

    sul fatto che è un qualcosa di forzato hai ragione al 100 per 100: l'ho scritta per trovare un esempio semplice ed efficace (da spiegare a mio cugino di 10 anni) su come diamo per scontato certe cose.di certo non potevo parlare di un mondo immanente o trascendentale, ecc. ecc.

    occhio, non sono uno di quei "tartarughesi", per nulla affatto, anch'io faccio parte della , ma vado contro tutto ciò che è scontato. non è giusto per esempio che i bambini alla scuola elementare imparino a memoria la tabellina del due "due per tre fa sei". e se gli chiedi perchè fa sei ti rispondono "perchè si". lo danno per scontato; invece gli si dovrebbe insegnare a dimostrare che due per tre fa sei, a ragionare.
    la stessa cosa vale per la religione. sono un non cattolico, ma non credo centri niente con questo fatto. mi da fastidio che il 90 per cento della gente non si sia mai posto il problema di definire l'onnipotente: danno tutti per scontato che è supremo, che è perfetto, che è UNO...magari è così, anzi sicuramente lo è, ma abbiamo mai ragionato sul fatto? no!! mai!! questo è l'intento di Ugo la Tartaruga...
    sei d'accordo?

    p.s. mi piace il tuo modo di analizzare, mi sei simpatico...
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    Cobite
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    00 02/10/2005 19:56

    Secondo te è sbagliato che a scuola si faccia imparare le tabelline a memoria quando invece si dovrebbe insegnare per prima cosa che cosa significa la moltiplicazione.
    Secondo me a scuola per prima cosa si spiega la moltiplicazione e solo poi in calcolo veloce attraverso la memorizzazione delle tabelline. Non avrebbe senso esigere il calcolo veloce senza spiegare il calcolo. Poi ognuno dell'insegnamento ricorda quel che è capace o che vuole, non siamo tutti eguali ed è sbagliato pretendere che tutti siano laureati in matematica.

    A te “da fastidio che il 90 per cento della gente non si sia mai posto il problema di definire l'onnipotente”. Io invece penso che il 90% se lo sia chiesto e magari non ha risposte oppure non ne vuol parlare, oppure ha accettato le risposte di qualche religione e non ricorda più il perchè. Se loro danno per scontato qualcosa sono fatti loro e ad un democratico non dovrebbe certo infastidirsi per questo.
    Credo sia sbagliato invece pretendere che tutti siano laureati in teocrazia o la pensino allo stesso modo.

    Il non essere “tartarughese” forse sta proprio qui: non pretendere che gli altri la pensino o si comportino come noi, loro sono loro e non sono lo specchio nostro. Lasciamogli essere.

    Almeno io la penso così.

    Ciao
    [SM=x142848]
    Giancarlo

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    davide urso
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    00 02/10/2005 23:30
    almeno per il fatto delle moltiplicazioni la pensi come me...

    certamente, sono un democratico. ma un democratico non è colui che non soffre di antipatie verso una scelta di vita; democratico è colui che ACCETTA senza GIUDICARE le opinioni altrui. poi sono fatti suoi se non gli piace come uno si comporta, l'importante è che lo rispetti...

    per la storia del "90 per cento", fino ad ora ho chiesto a venti persone e diciotto mi hanno risposto che non si sono mai posto il problema di definire dio,e non ci vuole una laurea per porsi la domanda.
    il senso della storia della tartaruga è proprio qui: non importa a quale conclusione arriviamo con il nostro ragionamento, si ha sempre il tempo per rivederle, l'importante è FARE questo ragionamento. dire "ho ragionato e sono arrivato a pensare..." e non "secondo me ha ragione Aristotele o Platone o Gianni lo spazzino con le carte da ramino". la tartaruga, dall'alto della sua poca intelligenza è giunta ad una conclusione giusta (sempre che si tratti del semplice animale), non vedo perchè noi esseri umani, per definizioni gli animali più intelligenti della terra, non dovremmo interessarci del problema.


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    davide urso
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    00 02/10/2005 23:35
    un prete al battesimo di mio cugino disse "non dovete mandare i vostri figli alla scuola, un po' di ignoranza fa sempre bene". gli risposi "fa bene a voi che comandate in modo da non capire le imbroglie che fate!!".

    L'ignoranza è alla base del potere. i potenti fanno a gara ad avere quante più persone ignoranti (nel senso che ignorano) per far si che se ne infischino di quello che si fa in alto, potendo poi fare i comodi loro.

    sono cinque anni che lotto perchè si cambi questo modello di pensare.
  • fiordineve
    00 12/10/2005 18:23


    Sono cattolica praticante, come del resto le mie figlie.
    Provengo da una famiglia ALTAMENTE COMUNISTA; infatti sono pochi anni che i miei genitori si sono ri-convertiti.

    Sei giovane, tu, io che ho qualche anno di più, ti posso assicurare che sono tantissime le persone che si domandano quale sia il senso della vita e lo scopo della loro esistenza.

    Moltissimi sono giovani, basta vedere la chiesa (abito in una provincia rossa) colma di ragazzi liceali o universitari.


    Dio non lo si discute, perchè un insetto, come siamo noi, non puoi oltrepassare la collina con lo sguardo.

    Non ho accettato la fede d'emblé, mi sono rivolta contro Dio, l'ho insultato, l'ho minacciato, l'ho rifiutato, poi, alla fine, la battaglia l'ha vinta Lui ed ora vivo sola ed ammalata ma con una grande serenità nel cuore.
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    davide urso
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    00 27/10/2005 00:22
    "Dio non lo si discute, perchè un insetto, come siamo noi, non puoi oltrepassare la collina con lo sguardo. "

    ok, non lo si discute perchè siamo degli insetti, ma almeno ci proviamo. dare tutto per scontato è la nostra rovina.
    per duelima anni si è dato per scontato che la terra fosse immobile, poi è arrivato un signore che con degli esperimenti ha rivoluzionato il mondo scientifico. non voglio assolutamente paragonarmi a quel signore, ne tantomeno voglio rivoluzionare qualcosa, ma voglio usare il cannocchiale della ragione per CERCARE di capire qualcosa in più. dici che non ci riuscirò? sono d'accordo con te, ma almeno ci provo, almeno CI PROVIAMO. in fondo cosa abbiamo da perdere? un ora di ragionamento? ragionare non fa mai male (sono giovane, ma almeno questo consentimelo).

    non dico che bisogna cambiare religione e neanche abbandonarla, ma non dobbiamo dare per scontato quello che della gente per 2000 anni ha tramandato. non metto in discussione Dio, ma chi di Dio ne fa le veci, vedi Maometto, Gesù, Budda(anche se lui era diverso)... le religioni, non la RELIGIONE. [SM=x142892]
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    AMIL
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    00 27/10/2005 09:49
    Ciao, ecco un'altro giovane a cui piace molto ragionare. Anche io come te, adoravo la politica, "da che ragiono" son sempre stato di sinistra, di quelli veri, idealista, l'obbiettivo: eliminare le disuguaglianze sociali. Che conservo anche ora, che sono uscito dall'ambiente politico e che sono diventato un liberale nel senso più generale del temiine, forse un pò anarchico. Alla tue età ero ateto, convinto. Provengo da una famiglia molto cattolica ed ho un'istuzione scientifica per cui se qualcosa non si vedeva non c'era. Ora sono più o meno un mezzo mistico, filobuddista, con una filosofia madeself naturalista; che ha attraversato un bel periodo di nichilismo, dal quale è uscita abbastanza bastonata. Ho imparato un paio di cose sulle persone: una è che non tutti capiscono che si può essere daccordo non essendo daccordo. Io credo una cosa, tu ne credi un'altra; pace, non è importante essere daccordo quanto capire che non ci si può mettere daccordo e che è normale avere opinioni diverse: perchè? perchè abbiamo diverse proveniente sociali e culturali, abbiamo avuto altre esperienze formative ecc ecc. Ma il problema non è quì, stà nel fatto che molti inconsciamente sentono attaccato il proprio vivere se una persona parla colpendo certi suoi concetti (vd. Politici e religiosi) per cui è buona cosa andarci con le pinze su certi argomenti. T'invito a parlare con me di religione, mi farebbe piacere; se vuoi un consiglio per esperienza, ti dico: occhio a non fare la fine di Don Chisciotte, ma non fermarti eh!

    X quanto riguarda chi ne fa le veci: non son 2000 anni che la si crede terra piatta: i greci antichi e gli egiziani sapevano già che era sferica, vedi l'atlante (la statua eh, ma non mi ricordo di dove) che porta in spalla una palla e non un disco. Non mi ricordo chi aveva calcolato con estrema precisione la circonferenza della terra e quella della luna, sapevano ovviamenten del sistema centrale eliocentrico, ma quando misurarono la circonferenza del sole sbagliarono di brutto. La storia è sempre scritta dai vincitori, i greci ad esempio riscrissero la geografia dopo l'ampliamento del mondo conosciuto alla parte occidentale del mediterraneo, spostando le colonne d'ercole allo stretto di gibilterra, mentre in principio quando erano dominatori del mediterraneo orientale si trovavano tra la sicilia e la tunisia... La nostra amata chiesa, una, santa, cattolica, apostolica (come dice il credo) è la più grande società a delinquere che esista. Non serve dimostrarlo. E' una realtà storica. E non credo che ora, nonostante sia altamente politicamente sconveniente affermarlo, la chiesa sia un cenacolo di santi. Quindi, semi dici che metti in discussione i pensieri di "chi ne fa le veci-le persone" ok, ma non ti mettere a combattere le statue, quelle servono e son dure, tipo i mulini a vento.

    Alla prossima,
    anche via FFZmail [SM=g27835]

    Andrea

    [Modificato da AMIL 27/10/2005 9.49]

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    davide urso
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    Post: 93
    Registrato il: 31/01/2005
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    00 27/10/2005 23:45
    grande, finalmente ho trovato una persona ALTEMENTE DEMOCRATICA. conviene comunque continuare a parlare via email, non si sa mai, potremmo trovarci da un giorno all'altro chiusa la discussione, censurato un post o addirittura bannati (se qualcuno si riconosce non se la prenda a male, ma aspetto ancora la sua risposta).

    ne hai fatta carriera, eh? cattolico, scientifico, ateo, buddhista, nichilista...persona normale no, eh?

    Voltaire diceva una cosa sacrosata: NON SONO D'ACCORDO CON QUELLO CHE DICI, MA DAREI LA VITA PERCHE' LO POSSA DIRE.
    credo che sia il pensiero più giusto che una persona abbia mai avuto: ecco da cosa parte la tolleranza; ecco in base a cosa un discorso di politica può sorgere e mantenersi.