FIORI DI PENSIERO: poesie, racconti, riflessioni... Fiori di Pensiero è nato per permettere agli autori dilettanti di pubblicare le loro emozioni principalmente con la parola scritta, ma anche con immagini e suoni, usando il supporto più moderna che esista: Internet. La poesia è la principale rubrica del forum, ma trovano posto adeguato anche racconti, pensieri, riflessioni, dediche, lettere e tutto ciò che il cuore può dettare ed il pensiero esprimere.

GIUSEPPE UNGARETTI antologia

  • Messaggi
  • fiordineve
    00 27/12/2004 02:27




    L'8 febbraio 1888 nasce ad Alessandria d'Egitto il grande poeta Giuseppe Ungaretti, da Antonio Ungaretti e Maria Lunardini entrambi lucchesi.. ........

    .......... In Brasile gli viene assegnata la cattedra di Letteratura Italiana presso l'Università di San Paolo, che terrà fino al 1942. Esce l'edizione compiuta del "Sentimento del Tempo".

    Nel 1937 una prima tragedia familiare colpisce Ungaretti: muore il fratello Costantino, per il quale scrive le liriche "Se tu mio fratello" e "Tutto ho perduto", apparse successivamente in francese in "Vie d'un homme".
    Da lì a poco, muore in Brasile, per un attacco di appendicite malcurato, anche il figlio Antonietto, di soli nove anni.
    Rientrato in patria, è nominato Accademico d'Italia e gli viene conferito un insegnamento universitario a Roma per "chiara fama". Mondadori inizia la pubblicazione delle sue opere sotto il titolo generale "Vita d'un uomo".

    Gli ultimi anni di vita del poeta sono intensissimi. E' eletto presidente della Comunità europea degli scrittori e tiene, come visiting professor presso la Columbia University, una serie di lezioni, stringendo fra l'altro amicizia con letterati e pittori beats del Village newyorkese.
    Nella notte tra il 31 dicembre '69 e il primo gennaio '70 scrive l'ultima poesia "L'impietrito e il velluto". Torna negli Stati Uniti per ricevere un premio all'Università di Oklahoma. A New York s'ammala e viene ricoverato in clinica. Rientra in Italia e si stabilisce per curarsi a Salsomaggiore. Muore a Milano la notte tra l'1 e il 2 giugno.





    L'ALLEGRIA

    (1914 - 1919)



    Ultime

    Milano 1914 - 1915



    ETERNO


    Tra un fiore colto e l'altro donato

    l' inesprimibile nulla





    NOIA


    Anche questa notte passerà

    Questa solitudine in giro
    titubante ombra dei fili tranviari
    sull' umido asfalto

    Guardo le teste dei brumisti
    nel mezzo sonno
    tentennare




    LEVANTE


    La linea
    vaporosa muore
    al lontano cerchio del cielo

    Picchi di tacchi picchi di mani
    e il clarino ghirigori striduli
    e il mare è cenerino
    trema dolce inquieto
    come un piccione

    A poppa emigranti soriani ballano

    Aprua un giovane è solo

    Di sabato sera a quest' ora
    Ebrei
    laggiù
    portano via
    i loro morti
    nell' imbuto di chiocciola
    tentennamenti
    di vicoli
    di lumi

    Confusa acqua
    come il chiasso di poppa che odo
    dentro l'ombra
    del
    sonno



    TAPPETO


    Ogni colore si espande e si adagia
    negli altri colori

    Per essere più solo se lo guardi




    NASCE FORSE


    C' è la nebbia che ci cancella

    Nasce forse un fiume quassù

    Ascolto il canto delle sirene
    del lago dov' era la città





    Le poesie " Eterno", " Noia", "Levante", "Tappeto", "Nasce forse" sono tratte da:
    Giuseppe Ungaretti, Vita d' un uomo,Tutte le poesie, L'Allegria, Mondadori editore, a cura di Leone Piccioni.

    = = = =




    Da L'ALLEGRIA

    AGONIA

    Morire come le allodole assetate
    sul miraggio

    O come la quaglia
    passato il mare
    nei primi cespugli
    perché di volare
    non ha più voglia

    Ma non vivere di lamento
    come un cardellino accecato




    le altre poesie sono tratte dal seguente forum:

    http://www.la-poesia.it/italiani/fine-1900/ungaretti/GU_indice.htm




    FIORE-------Maria Antonietta

    Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Gesù

    [Modificato da fiordineve 27/12/2004 2.28]

    [Modificato da fiordineve 11/02/2005 2.59]

    [Modificato da fiordineve 09/06/2005 17.38]



    [Modificato da Raggio di Sole21. 06/12/2009 11:05]
  • fiordineve
    00 27/12/2004 02:29
    Veglia

    Cima Quattro il 23 dicembre 1915

    Un'intera nottata
    buttato vicino
    a un compagno
    massacrato
    con la sua bocca
    digrignata
    volta al plenilunio
    con la congestione
    delle sue mani
    penetrata
    nel mio silenzio
    ho scritto
    lettere piene d'amore

    Non sono mai stato
    tanto
    attaccato alla vita

  • fiordineve
    00 27/12/2004 02:31
    Fratelli


    Di che reggimento siete
    fratelli?

    Parola tremante
    nella notte

    Foglia appena nata

    Nell'aria spasimante
    involontaria rivolta
    dell'uomo presente alla sua
    fragilità

    Fratelli



    Mariano il 15 luglio 1916

  • fiordineve
    00 27/12/2004 02:32
    San Martino del Carso


    Di queste case
    non è rimasto
    che qualche
    brandello di muro

    Di tanti
    che mi corrispondevano
    non è rimasto
    neppure tanto

    Ma nel cuore
    nessuna croce manca

    E' il mio cuore
    il paese più straziato




    Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916

  • fiordineve
    00 27/12/2004 02:33
    Mattina

    M'illumino
    d'immenso.



    Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917



  • fiordineve
    00 27/12/2004 02:34
    Allegria di naufragi



    E subito riprende
    il viaggio
    come
    dopo il naufragio
    un superstite
    lupo di mare




    Versa il 14 febbraio 1917



  • fiordineve
    00 27/12/2004 02:35
    Soldati


    Si sta come
    d'autunno
    sugli alberi
    le foglie.



    Bosco di Courton luglio 1918


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    debona
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    00 29/12/2004 19:36
    Grazie!

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  • fiordineve
    00 29/12/2004 23:49




    La madre
    1930

    E il cuore quando d'un ultimo battito
    Avrà fatto cadere il muro d'ombra,
    Per condurmi, Madre, sino al Signore,
    Come una volta mi darai la mano.

    In ginocchio, decisa,
    Sarai una statua davanti all'Eterno,
    Come già ti vedeva
    Quando eri ancora in vita.

    Alzerai tremante le vecchie braccia.
    Come quando spirasti
    Dicendo: Mio Dio, eccomi.

    E solo quando m'avrà perdonato,
    Ti verrà desiderio di guardarmi.

    Ricorderai d'avermi atteso tanto,
    E avrai negli occhi un rapido sospiro.
    [Modificato da Raggio di Sole21. 05/12/2009 22:41]
  • fiordineve
    00 29/12/2004 23:51

    Dove la luce
    1930

    Come allodola ondosa
    Nel vento lieto sui giovani prati,
    Le braccia ti sanno leggera, vieni.
    Ci scorderemo di quaggiù,
    E del mare e del cielo,
    E del mio sangue rapido alla guerra,
    Di passi d'ombre memori
    Entro rossori di mattine nuove.

    Dove non muove foglia più la luce,
    Sogni e crucci passati ad altre rive,
    Dov'è posata sera,
    Vieni ti porterò
    Alle colline d'oro.

    L'ora costante, liberi d'età,
    Nel suo perduto nimbo
    Sarà nostro lenzuolo



  • fiordineve
    00 29/12/2004 23:53

    Da "Il dolore"

    Giorno per giorno

    1940-1946



    4
    Mai, non saprete mai come m'illumina
    L'ombra che mi si pone a lato, timida,
    Quando non spero più...

    7
    In cielo cerco il tuo felice volto,
    Ed i miei occhi in me null'altro vedano
    Quando anch'essi vorrà chiudere Iddio...

    8
    E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto

    9
    Inferocita terra, immane mare
    Mi separa dal luogo della tomba
    Dove ora si disperde
    Il martoriato corpo...
    Non conta... Ascolto sempre più distinta
    Quella voce d'anima
    Che non seppi difendere quaggiù...
    M'isola, sempre più festosa e amica
    Di minuto in minuto,
    Nel suo segreto semplice...

    13
    Non più furori reca a me l'estate,
    Né primavera i suoi presentimenti;
    Puoi declinare, autunno,
    Con le tue stolte glorie:
    Per uno spoglio desiderio, inverno
    Distende la stagione più clemente!...



  • fiordineve
    00 29/12/2004 23:58
    TUTTO HO PERDUTO

    da IL DOLORE - da TUTTO HO PERDUTO



    Tutto ho perduto dell'infanzia
    E non potrò mai più
    Smemorarmi in un grido.

    L'infanzia ho sotterrato
    Nel fondo delle notti
    E ora, spada invisibile,
    Mi separa da tutto.

    Di me rammento che esultavo amandoti,
    Ed eccomi perduto
    In infinito delle notti.

    Disperazione che incessante aumenta
    La vita non mi è più,
    Arrestata in fondo alla gola,
    Che una roccia di gridi.


    1937


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    Cobite
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    00 03/01/2005 23:55


    NATALE
    di Giuseppe Ungaretti

    Non ho voglia
    di tuffarmi
    in un gomitolo
    di strade

    Ho tanta
    stanchezza
    sulle spalle

    Lasciatemi così
    come una
    cosa
    posata
    in un
    angolo
    e dimenticata

    Qui
    non si sente
    altro
    che il caldo buono

    Sto
    con le quattro
    capriole
    di fumo
    del focolare






    Napoli, il 26 dicembre 1916
  • fiordineve
    00 09/01/2005 00:56
    STELLE



    Tornano in alto ad ardere le favole.

    Cadranno colle foglie al primovento.

    Ma venga un altro soffio,
    Ritornerà scintillamento nuovo.

    1927

  • fiordineve
    00 09/01/2005 00:57
    SILENZIO

    Conosco una città
    che ogni giorno s'empie di sole
    e tutto è rapito in quel momento

    Me ne sono andato una sera

    Nel cuore durava il limio
    delle cicale

    Dal bastimento
    verniciato di bianco
    ho visto
    la mia città sparire
    lasciando
    un poco
    un abbraccio di lumi nell'aria torbida
    sospesi


    Mariano, il 27 giugno 1916

  • fiordineve
    00 09/01/2005 00:58
    SENTIMENTO DEL TEMPO

    E per la luce giusta,
    Cadendo solo un'ombra viola
    Sopra il giogo meno alto,
    La lontananza aperta alla misura,
    Ogni mio palpito, come usa il cuore,
    Ma ora l'ascolto,
    T'affretta, tempo, a pormi sulle labbra
    Le tue labbra ultime.

    1931



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    Cobite
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    00 05/02/2005 17:08
    Il lampo della bocca


    Migliaia d'uomini prima di me,
    ed anche più di me carichi d'anni,
    Mortalmene ferì
    Il lampo d'una bocca.

    Questo non è motivo
    che attenuerà il soffrire.

    Ma se mi guardi con pietà,
    e mi parli, si diffonde una musica,
    dimentico che brucia la ferita.


    ...

    La mente può voler guardare sempre avanti ma, credimi, il cuore ha un occhio che guarda indietro. (cobite)

    [Modificato da Cobite 05/02/2005 17.09]

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:30
    SENTIMENTO DEL TEMPO
    da IL SENTIMENTO DEL TEMPO - da INNI



    E per la luce giusta,
    Cadendo solo un'ombra viola
    Sopra il giogo meno alto,
    La lontananza aperta alla misura,
    Ogni mio palpito, come usa il cuore,
    Ma ora l'ascolto,
    T'affretta, tempo, a pormi sulle labbra
    Le tue labbra ultime.

    1931

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:31
    RICORDO D'AFFRICA
    da IL SENTIMENTO DEL TEMPO - PRIME



    Non più ora tra la piana sterminata
    E il largo mare m'apparterò, né umili
    Di remote età, udrò più sciogliersi, chiari,
    Nell'aria limpida, squilli; nè più
    Le grazie scerbe andrà nudando
    E in forme favolose esalterà
    Folle la fantasia,
    Nè dal rado palmeto Diana apparsa
    In agile abito di luce,
    Rincorrerò
    (In un suo gelo altiera s'abbagliava,
    Ma le seguiva gli occhi nel posarli
    Arroventando disgraziate brame,
    Per sempre
    Infinito velluto).

    E' solo linea vaporosa il mare
    Che un giorno germogliò rapace,
    E nappo d'un miele, non più gustato
    Per non morire di sete, mi pare
    La piana, e a un seno casto, Diana vezzo
    D'opali, ma nemmeno d'invisibile
    Non palpita.

    Ah! questa è l'ora che annuvola e smemora.

    1924

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:32
    PERCHE'?
    da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO



    Ha bisogno di qualche ristoro
    il mio buio cuore disperso

    Negli incastri fangosi dei sassi
    come un'erba di questa contrada
    vuole tremare piano alla luce

    Ma io non sono
    nella fionda del tempo
    che la scaglia dei sassi tarlati
    dell'improvvisa strada
    di guerra

    Da quando
    ha guardato nel viso
    immortale del mondo
    questo pazzo ha voluto sapere
    cadendo nel labirinto
    del suo cuore crucciato

    Si è appiattito
    come una rotaia
    il mio cuore in ascoltazione
    ma si scopriva a seguire
    come una scia
    una scomparsa navigazione

    Guardo l'orizzonte
    che si vaiola di crateri

    Il mio cuore vuole illuminarsi
    come questa notte
    almeno di zampilli di razzi

    Reggo il mio cuore
    che s'incaverna
    e schianta e rintrona
    come un proiettile
    nella pianura
    ma non mi lascia
    neanche un segno di volo

    Il mio povero cuore
    sbigottito
    di non sapere

    Carsia Giulia, 1916

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:33
    NOSTALGIA
    da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO




    Quando
    la notte è a svanire
    poco prima di primavera
    e di rado
    qualcuno passa

    Su Parigi s'addensa
    un oscuro colore
    di pianto

    In un canto
    di ponte
    comtemplo
    l'illimitato silenzio
    di una ragazza
    tenue

    Le nostre
    malattie
    si fondono

    E come portati via
    si rimane

    Locvizza, il 28 settembre 1916

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:34
    MIO FIUME ANCHE TU
    da IL DOLORE - da ROMA OCCUPATA 1.



    Mio fiume anche tu, Tevere fatale,
    Ora che notte già turbata scorre;
    Ora che persistente
    E come a stento erotto dalla pietra
    Un gemito d'agnelli si propaga
    Smarrito per le strade esterrefatte;
    Che di male l'attesa senza requie,
    Il peggiore dei mali,
    Che l'attesa di male imprevedibile
    Intralcia animo e passi;
    Che singhiozzi infiniti, a lungo rantoli
    Agghiacciano le case tane incerte;
    Ora che scorre notte già straziata,
    Che ogni attimo spariscono di schianto
    O temono l'offesa tanti segni
    Giunti, quasi divine forme, a splendere
    Per ascensione di millenni umani;
    Ora che già sconvolta scorre notte,
    E quanto un uomo può patire imparo;
    Ora ora, mentre schiavo
    Il mondo d'abissale pena soffoca;
    Ora che insopportabile il tormento
    Si sfrena tra i fratelli in ira a morte;
    Ora che osano dire
    Le mie blasfeme labbra:
    "Cristo, pensoso palpito,
    Perchè la Tua bontà
    S'è tanto allontanata?"

    Ora che pecorelle cogli agnelli
    Si sbandano stupite e, per le strade
    Che già furono urbane, si desolano;
    Ora che prova un popolo
    Dopo gli strappi dell'emigrazione,
    La stolta iniquità
    Delle deportazioni;
    Ora che nelle fosse
    Con fantasia ritorta
    E mani spudorate
    Dalle fattezze umane l'uomo lacera
    L'immagine divina
    E pietà in grido si contrae di pietra;
    Ora che l'innocenza
    Reclama almeno un eco,
    E geme anche nel cuore più indurito;
    Ora che sono vani gli altri gridi;
    Vedo ora chiaro nella notte triste.

    Vedo ora nella notte triste, imparo,
    So che l'inferno s'apre sulla terra
    Su misura di quanto
    L'uomo si sottrae, folle,
    Alla purezza della Tua passione.

    Fa piaga nel Tuo cuore
    La somma del dolore
    Che va spargendo sulla terra l'uomo;
    Il Tuo cuore è la sede appassionata
    Dell'amore non vano.

    Cristo, pensoso palpito,
    Astro incarnato nell'umane tenebre,
    Fratello che t'immoli
    Perennemente per riedificare
    Uamnamente l'uomo,
    Santo, Santo che soffri,
    Maestro e fratello e Dio che ci sai deboli,
    Santo, Santo che soffri
    Per liberare dalla morte i morti
    E sorreggere noi infelici vivi,
    D'un pianto solo mio non piango più,
    Ecco, Ti chiamo, Santo,
    Santo, Santo che soffri.

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:35
    LINDORO DI DESERTO
    da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO



    Dondolo di ali in fumo
    mozza il silenzio degli occhi

    Col vento si spippola il corallo
    di una sete di baci

    Allibisco all'alba

    Mi si travasa la vita
    in un ghirigoro di nostalgie

    Ora specchio i punti di mondo
    che avevo compagni
    e fiuto l'orientamento

    Sino alla morte in balia del viaggio

    Abbiamo le soste di sonno

    Il sole spegne il pianto

    Mi copro di un tiedipo manto
    di lind'oro

    Da questa terrazza di desolazione
    i braccio mi sporgo
    al buon tempo

    Cima Quattro, il 22 dicembre 1915

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:36
    LA NOTTE BELLA
    da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO



    Quale canto s'è levato stanotte
    che intesse
    di cristallina eco del cuore
    le stelle

    Quale festa sorgiva
    di cuore a nozze

    Sono stato
    uno stagno di buio

    Ora mordo
    come un bambino la mammella
    lo spazio

    Ora sono ubriaco
    d'universo

    Devetachi, il 24 agosto 1916

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:37
    LA MADRE
    da SENTIMENTO DEL TEMPO - da LEGGENDE



    E il cuore quando d'un ultimo battito
    Avrà fatto cadere il muro d'ombra
    Per condurmi, Madre, sino al Signore,
    Come una volta mi darai la mano.

    In ginocchio, decisa,
    Sarai una statua davanti all'Eterno,
    Come già ti vedeva
    Quando eri ancora in vita.

    Alzerai tremante le vecchie braccia,
    Come quando spirasti
    Dicendo: Mio Dio, eccomi.

    E solo quando m'avrà perdonato,
    Ti verrà desiderio di guardarmi.

    Ricorderai d'avermi atteso tanto,
    e avrai negli occhi un rapido sospiro.

    1930

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:38
    IN MEMORIA
    da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO



    Si chiamava
    Moammed Sceab

    Discendente
    di emiri di nomadi
    suicida
    perchè non aveva più
    Patria

    Amò la Francia
    e mutò nome

    Fu Marcel
    ma non era Francese
    e non sapeva più
    vivere
    nella tenda dei suoi
    dove si ascolta la cantilena
    del Corano
    gustando un caffè

    E non sapeva
    sciogliere
    il canto
    del suo abbandono

    L'ho accompagnato
    insieme alla padrona dell'albergo
    dove abitavamo
    a Parigi
    dal numero 5 della rue des Carmes
    appassito vicolo in discesa

    Riposa
    nel camposanto d'Ivry
    sobborgo che pare
    sempre
    in una giornata
    di una
    decomposta fiera

    E forse io solo
    so ancora
    che visse

    Locvizza, il 30 settembre 1916

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:39
    I FIUMI
    da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO




    Mi tengo a quest'albero
    mutilato
    abbandonato in questa dolina
    che ha il languore
    di un circo
    prima o dopo lo spettacolo
    e guardo
    il passaggio quieto
    delle nuvole sulla luna

    Stamani mi sono disteso
    in un'urna d'acqua
    e come una reliquia
    ho riposato

    L'Isonzo scorrendo
    mi levigava
    come un suo sasso

    Ho tirato su
    le mie quattr'ossa
    e me ne sono andato
    come un acrobata
    sull'acqua

    Mi sono accoccolato
    vicino ai miei panni
    sudici di guerra
    e come un beduino
    mi sono chinato a ricevere
    il sole

    Questo è l'Isonzo
    e qui meglio
    mi sono riconosciuto
    una docile fibra
    dell'universo

    Il mio supplizio
    è quando
    non mi credo
    in armonia

    Ma quelle occulte
    mani
    che m'intridono
    mi regalano
    la rara
    felicità

    Ho ripassato
    le epoche
    della mia vita

    Questi sono
    i miei fiumi

    Questo è il Serchio
    al quale hanno attinto
    duemil'anni forse
    di gente mia campagnola
    e mio padre e mia madre

    Questo è il Nilo
    che mi ha visto
    nascere e crescere
    e ardere dell'inconsapevolezza
    nelle estese pianure

    Questa è la Senna
    e in quel torbido
    mi sono rimescolato
    e mi sono conosciuto

    Questi sono i miei fiumi
    contati nell'Isonzo

    Questa è la mia nostalgia
    che in ognuno
    mi traspare
    ora ch'è notte
    che la mia vita mi pare
    una corolla
    di tenebre


    Cotici, il 16 agosto 1916

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:40
    FASE
    da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO



    Cammina cammina
    ho ritrovato
    il pozzo d'amore

    Nell'occhio
    di mill'una notte
    ho riposato

    Agli abbandonati giardini
    ella approdava
    come una colomba

    Fra l'aria
    del meriggio
    ch'era uno svenimento
    le ho colto
    arance e gelsumini

    Mariano, il 25 giugno 1916

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:41
    DISTACCO
    da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO



    Eccovi un uomo
    uniforme

    Eccovi un'anima
    deserta
    uno specchio impassibile

    M'avviene di svegliarmi
    e di congiungermi
    e di possedere

    Il raro bene che mi nasce
    così piano mi nasce

    E quando ha durato
    così insensibilmente s'è spento

    Locvizza, il 24 settembre 1916

  • fiordineve
    00 11/02/2005 02:42
    DANNAZIONE
    da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO



    Chiuso fra cose mortali

    (Anche il cielo stellato finirà)

    Perchè bramo Dio?

    Mariano, il 29 giugno 1916

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