Non mi piace molto "commentare i commenti" alle cose che scrivo, ma bisogna ammettere che questo è un caso particolare, per cui mi sento in dovere di intervenire nuovamente, su tre interventi.
La poesia postata da Danzando è di una bellezza infinita (altro che spessori a confronto! Ne uscirei molto assottigliato): descrive e restituisce una realtà vissuta, quotidiana, fatta di vita, cose, carne e sangue in forma di ricordo poetico pieno di commozione, calore e amore. E' una poesia che dovrebbe trovare posto sulle antologie scolastiche.
Il commento di Cobite è praticamente perfetto: ancora una volta la sua sensibilità umana e intellettuale gli ha fatto cogliere appieno l'anima della composizione, il filo sottile di energia e di emozione che ne costituisce la linfa vitale.
Infine, preciso meglio quanto riferito da Fiordi: in effetti non ho mai aderito al Pci (tanto meno ai successivi Pds e Ds), ma sono stato comunista in gioventù, dall'età di 16 anni quando ho cominciato ad interessarmi ed occuparmi di politica; sono stato a lungo comunista e cattolico, senza cadere mai nella palude italiana del "cattocomunismo" organizzato, ma scindendo sempre la sfera ideale da quella spirituale, tenute insieme a mio parere dalla sfera etica, ma qui entriamo nel terreno delle mie indagini filosofiche e politiche, il discorso si farebbe lungo e quindi glisso, limitandomi ad un "concentrato" di pensiero secondo il quale semplicemente comunismo e cristianesimo sono perfettamente compatibili e complementari, anche se alcune contingenze verificatesi storicamente hanno causato in origine una errata forma di antitesi fra il magistero sociale della Chiesa e il pensiero di Marx, da cui il successivo antagonismo.
Tornando alla cronaca, da alcuni anni, direi una dozzina, ho perduto per strada fede e fiducia, non sto a spiegare i motivi ché dovrei scrivere un libro, anzi due; sta di fatto che mi ero sempre più chiuso e isolato (o andavo chiudendomi e isolandomi) in una forma di anarco-qualunquismo individualista e pessimista.
Giunto in questo quadro al suo limite estremo, varcato il quale si precipita nella misantropia e forse nella disperazione, ho intrapreso negli ultimi tre anni, lentamente, quasi inavvertitamente e non volontariamente la strada del ritorno, per cui al momento posso nuovamente affermare di essere "comunista" nell'accezione che ho spiegato in questa stessa poesia, e se ancora non mi sento di dirmi "cristiano" sul piano della fede e dell'ecclesia, già sono tornato ad essere filo-cristiano sul piano ideale e morale, così come lo ero "ai tempi belli"; ancora mi fa difetto la sfera spirituale, che è giustamente la parte più complessa da capire, sistemare e vivere coerentemente. Infine, com'è risaputo, alle ultime politiche ho votato per Forza Italia (per l'Europa non avevo votato e alle precedenti politiche votai per la Rifonda di Bertinotti); la motivazione principale di questa scelta era quella di evitare che questa cosiddetta sinistra (o sinistra liberale) del tutto scomunistizzata unita al centro del tutto scristianizzato dell'Ulivo-Margherita si cristallizzasse al potere, perpetuando il regime al tempo stesso ultraburocratico e liberista che aveva già cominciato a costruire. E' vero che il centro-destra al potere non ha certo fatto di meglio e ha fatto persin peggio sotto il mio personalissimo punto di vista; ma che la destra faccia la destra non è un dramma, né vedo validi motivi per cui ci si dovrebbe aspettare qualcosa di diverso; è quando a recitare la parte della destra ci si mette e si applica la sinistra, come han fatto Prodi, D'Alema e Amato nella Legislatura passata, che la cosa, come uomo di sinistra, come comunista, mi dà il voltastomaco. Perciò, nonostante tutto, non mi pento di aver votato nel 2001 contro il centro-sinistra, prima ancora che per il centro-destra.