KATE
Dici che siamo troppo uguali,
troppo…
la tua tristezza si specchia
nella mia,
e insieme si confondono
e si imbrogliano
e si attorcigliano e poi…
e poi si perdono.
Ma io non so come dirlo,
mi vergogno…
dirti che non è vero,
sai, in certi momenti…
sono felice,
sono anche felice,
sono felice, sai…
sono felice.
Napoli è un cielo troppo immaginato
da non poter più vivere con gli occhi,
ma ormai soltanto con la fantasia…
Napoli in fondo è un luogo come tanti,
è gente indaffarata, sguardi assenti,
è un cruciverba di strade affollate…
è un vecchio stanco, fermo ad un incrocio
che chiede l’elemosina di un anno,
almeno ancora solamente un anno.
Ripenso al nostro incontro… ma non so se si può veramente chiamare un incontro. Conosco le tue parole, raccolte in lettere profumate d’essenza di mela, di tabacco e di salsedine, che mi arrivano da un indirizzo sconosciuto. Conosco la tua voce, che mi raggiunge nel buio di notti stellate da un’indeterminata lontananza. Conosco la tua storia, raccontata a periodi smozzicati, senza un principio e senza mai un finale. Non conosco altro di te, non il tuo sguardo, non il tuo sorriso: l’immaginazione è il tuo unico ritratto. Mi dici è solo un sogno, è solo un gioco, sono qui, vado via, qui per te, non ci sei, dove sei tu, mi manchi, da impazzire, mi manchi, sei qui, no, sei lontano, resta qui, vado via, vado via, vado via… Io ti dico sono qui, qui per te, dove sei, dove vai, resta ancora, sono qui, resta qui, resto qui…E mi hai detto a domani, forse, o forse mai più, dammi un bacio, tesoro, dammi un bacio ti amo, dove vai, dove andrai, dove andrò, dove sei, dove tu non sarai, dove tu non ci sei…
Dici che siamo troppo uguali,
troppo…
le tue parole incontrano
le mie,
e insieme si confondono
e si imbrogliano
e poi si abbracciano e poi…
e poi…e poi…
e poi volano,
volano, volano, volano…
e poi
volano.