00 29/09/2003 23:28



Voglio gridarlo a gran voce, ho aspettato troppo ora è colma la misura.
Starmene zitta così per lungo tempo ancora? no!

Considererete questo mio dire vaneggiamenti?

Metterete alla gogna ogni mio intento di far chiarezza dentro e fuori queste mura?

Chi, chi mai potrà osare dire che quello per me è vero, che quello che lacera ogni mio pensiero, sono abberrrazioni, fandonie?

Fandonie, si, invenzioni, allucinazioni di un ebete frastornata dal sole tra i filari di una vigna assolata che produce solo uva avvelenata.

Acini, acini amari, maturati al sole pallido dei sotterfugi, delle dicerie delle illazioni maligne;
mai ingenuamente pronunciate.

Voglio gridarlo, dirlo forte che ora basta.

Il tempo è giunto, si faccia chiarezza in queste terre aride d’acqua cristallina.

Spalancatele quelle finestre, che il mio grido vi giunga e vi colpisca al petto.

Gente ipocrita che dierto le imposte semichiuse guardate sghignazzando... pettegoli! malvagi! uscite!

Uscite con i nasi fuori dalle tende dell’indifferenza, guardatemi negli occhi, raccoglietela per intero la mia rabbia.

Popolo di codardi, avete cancellato ogni ricordo, avete svenduto il sangue dei miei cari.

Con mani sicure tenete il morso alla coscienza dei miei figli da voi nati.

Sciagurati! ritornate al passo, non permettete a nessun costo che il sorriso ammaliante di uno che sempre all’ombra ha celebrato le vittorie, vi svii dal giusto afflato.

Egli, di condividere la sorte ad armi pari non permette.

Basta!
Basta, non per me, è per voi che grido BASTA!

Non permettete che in mio nome, si faccia differnza, tra figli e figli, sulla terra mia.

Il sangue versato, grida vendetta, contro chi si fa scudo del nome mio, per colpestare la dignità del popolo sovrano.

Voglio gridarlo, e voi ascoltate bene;

’che siete tutti uguali, sopra questo mio suolo e il posto guadagnato su uno scanno,( anche se messo in alto come il cielo), non fa di alcuno che si siede, un figlio differente; o è uguale, o niente.

Con quale autorità prendo il comando?

Con quell’autorità che mi è stata data dal passato recente,dal presente e dall’ancora.

Io, chi sono?

Io sono piu di uno stuolo di re, ’che non da oro rubato, ma dal sangue e dal sacrificio di chi per fede mi ha voluto, nacqui.

Fui messa a capo, per far da sbarramento a chi voleva riportare di nuovo il nero vento.

Forza, uscite fuori da quelle finestre chiuse!

Che non si vergogni il sangue dei vostri padri.

Riconquistate la vostra libertà decisionale e mandate a mare chi con vostra giusta Carta ci vuole giocare.

Gridate insieme figli! con il cuore e con le membra, R e s i s t e n z a.

Gridate insieme a me, che fui di sangue di memoria ed esperienza, scritta ...
che è necessaria al popolo italiano la pari dignità nella legalità.