Fino a perdersi
fino a non saperne più né il luogo
o la ragione.
Sinestesia che sorprende,
l’inaspettato capovolgersi delle ore
e dei minuti,
forse un canto, forse un capolavoro
d’acque mosse, forse
una dolce malattia sul viso.
Accompagnare il movimento del cielo
inventarsi l’idea delle nuvole
seguire con gli occhi un’aquila rosa
(o quel che pare),
mentre il vociare dei fiori
ingiallisce una fragranza
che presto si lascerà soffiare.
Puoi starmi vicino, toccami pure,
baciami anche l’ingenuità degli occhi
se puoi. Io ti cingerò di profumo.
Intanto, e senza piangere più
ti lascerò sbocciare
primavera nuova.