Ho ritrovato il libro di poesie di mio padre
(che non ha mai scritto)
ho ritrovato i suoi pensieri tra i capelli
(che non ha mai avuto).
Ho ritrovato le sue scarpe di ragazzo, e le sue camicie
rigate a due colori, e le sue cravatte strette.
Ho ritrovato le bombe nei suoi occhi
la gioia infantile oppressa per la guerra, le sue notti
a fumo di candela. I suoi piedi
nel fango per andare a scuola
i suoi sogni elementari, per suo padre, (la sua voce
fuggita e vigliacca).
Le sue sere sul portone a far l’amore con Anna
la disgrazia e la puzza dei suoi abiti, la voglia
dei suoi baci per mia madre bambina,
e quel seme (che oggi mi fa somigliare)
deposto profondissimo nel cuore.
Ho ritrovato le albe dei pescatori in Po
ho ritrovato la sua bocca chiusa dalla nebbia, la sua
mano che indica la strada, la sua casa (storta). Ho ritrovato
l’aria afosa del granaio, l’ombra dei filari, la vista
lunga del mare giallo mescolato al vento
(mentre nasce il temporale).
Ho ritrovato le cinghiate furiose, le collere
dolorose, le bestemmie (per i miei tradimenti), le delusioni
dopo ore massacranti di lavoro, e le domeniche belle
dietro a quella rete a fare un gol.
Ho ritrovato, dopo tutte le maledette notti,
anche la dolcezza che oggi è un fil di vita,
la riconoscenza sommessa,
la voglia di accarezzarci (che non sapevamo).
Ho ritrovato anche le parole
che non mi hai mai detto (a bassa voce) prima
di dormire, e anche le carezze, e le lacrime
mai cadute, e le scuse (mai richieste) per quella povertà.