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La grande paura dei vaccini


Le vaccinazioni subiscono infatti le conseguenze di un problema di fondo: mentre siamo abituati a utilizzare abitualmente i farmaci – di cui spesso siamo edotti sulla possibilità di loro effetti collaterali – perché abbiamo i sintomi della malattia e quindi l’urgenza di stare meglio, per un vaccino dobbiamo invece convincerci dell’utilità di accettare una scommessa sul futuro (la possibile esposizione a un virus o un batterio, che peraltro non si vedono e quindi non si potrà mai valutare se effettivamente ne saremo venuti in contatto) a fronte di possibili effetti collaterali da scontare nell’immediato.
Inoltre, è la stessa efficacia delle campagne vaccinali che riduce la percezione della pericolosità delle patologie da esse prevenute. Un esempio eclatante riguarda la poliomielite, che sino a due generazioni fa era ampiamente diffusa anche nella popolazione italiana; i nostri padri ricordano sicuramente casi tra i conoscenti o addirittura in famiglia di paralisi flaccida dovuta al virus polio. Oggi invece che la malattia è stata eradicata – almeno nel nostro continente – grazie all’uso del vaccino, se ne mettono in evidenza in eccesso i suoi possibili effetti collaterali.