00 15/09/2019 20:25
Elì, Elì, lamà sebactàni?


Ricordo... Correvamo sull’arena
dove si arrotolavano le onde.
Quant’è acerba oggi la pena
che fu gioia! Quanto profonde

le volte celesti! Là nubi in flutti
e, nelle notti sterminate, astri
lucenti, a guisa di aurei frutti.
Le redole fra ginepri e oleastri

donde ammiravi colli turriti,
serti di ginestre, intenso sentore.
Un aquilone oscilla su infiniti
orizzonti… Memorie nel cuore

che al nulla non si rassegna.
Non si rassegna al deserto
che fu giardino. Ora vi regna
lo squallore, un barlume incerto.

Allora dipingevi i crinali
di glauco e azzurro, spargevi
sulle vette ametiste e opali,
fresche ombre di cirri sulle nevi.

Ma quel giorno mi dicesti addio
senza un perché – niente ha un motivo –
Tu, l’amico che ignoravo fosse Dio.
Ora vago incredulo, semivivo,

vago fra rovine di sogni e dispero
nel Tuo ritorno. L’animo è vuoto,
il silenzio nudo grava sul sentiero.
Incombe il buio cieco, immoto.



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