00 11/09/2017 18:37


Ti ho chiamata, pioggia, ed ora mi diluvi
l’anima, tormentata dolcezza sulle mani, perfezione
fresca che ridà brividi e pazienza alle mie stanze
ritrovando i muri persi in cinquant’anni tra i capelli
quando sporco di fienile
stremato mi stringevo nei ginocchi.
Innamorato scroscio che mi porti a quelle strade
dilagate e colme, al batticuore degli uccelli,
a quei profumi di portici affollati, densi
di braccia e lingue contadine, alle finestre poveramente
chiuse, a quei lampeggi impressi come spade
sui dettagli del luccio per il vento.
E i sogni, sempre stretti sotto ai pugni, sperando
almeno di vederti in bicicletta, ripulita
color del cielo e libera sbocciando al soffio
dei tuoi occhi sorridenti, tutta la bocca schiusa per un bacio
e le tue gambe così svelte da poter volare, dopo
il temporale, solo passando sotto la mia porta
senza mai posarti, goccia senza nome
scivolata da una foglia.


[Modificato da pennabianca1957 11/09/2017 18:39]


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pennabianca