Acceca quel cielo di fiamme, Sicilia.
Chiostri deserti, sentori aspri
di aranci e lumie… Niente riconcilia:
né l’oro dei mosaici né i diaspri
nelle notti sanguigne di lava.
Invano anelo al tuo passato:
l’ombra sprofonda nelle valli, scava
l’anima. Guardo l’orizzonte spezzato,
il mare scosso da brividi improvvisi,
il borgo scolpito nella luce di calce.
Noi sin d’ora estranei, divisi.
E mentre il vento, lucida falce,
splende nel buio, capisco la vita,
i sogni, le illusioni, il destino.
Capisco che il tempo è una ferita,
quanto è lontano chi ti è più vicino.
[Modificato da macrino 16/07/2015 15:29]
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