Grazie a te che hai accettato di metterti in discussione. No, non è banale, solo stavo riflettendo sul diverso senso delle due versioni, vediamo: Prima dicevi che il cuore è avvezzo, cioè abituato, qui invece dici che il cuore conosce. Il senso è un po' diverso, ma forse preferisco quel "conosce" per un senso più ampio rispetto all'abitudine che è una cosa più superficiale; riguardo al confronto tra vigore e rumore: non sono convinta che "rumore" sia il termine giusto, perché ha un'accezione più negativa, mi fa pensare a un frastuono, a un fastidio, il che contrasterebbe con i bellissimi versi successivi... credo. E' così indispensabile quel termine? Forse il tuo intento era quello di creare un contrasto, cioè di unire le due polarità della musica, quella dolce e quella che trasmette più vitalità ed energia? Se questo è quanto volevi dire, avrei pensato magari a una metafora che suggerisca quelle sensazioni: E il cuore in carezze di note e lampi d'intenso bagliore sembra essere melodia e voce Il tutto, inserendo anche uno spazio bianco a separare la prima strofa, sarebbe così: Tra stese di corse e di viole s’adunano gli anni scansando lembi discosti di dossi e vuote parole. Scollinano in arabeschi di giochi distratti del sole che adagio discende la roccia. Si levano oltre il brusìo del tramonto in questo ritmico incontro di rami in bianco fiore. E il cuore in carezze di note e lampi d'intenso bagliore sembra essere melodia e voce che s'allarga giù per la valle in un’infinita canzone Un'altra variante potrebbe essere questa, ma mi sembra meno scorrevole: Nel cuore carezze di note e lampi d'intenso bagliore sembran d'essere melodia e voce che si allargano giù per la valle in un’infinita canzone ma se preferisci rumore o altro lascialo pure, non devi assolutamente sentirti condizionato. Un saluto