00 23/04/2015 01:24
Alto e basso medio evo

E di nuovo Rimario: “La mia percezione è che nei forum, non solo nel nostro, aleggi una sorta di cupezza, di visioni che calcano perlopiù sulla tragicità dell'esistenza. “
Di nuovo la limitazione, perché solo nei forum? E non nel resto del reale?
Ma anche qui ritrovo Leopardi come estremo giudice e censore di ciò che di umoristico e ironico è ammissibile, ossia “affinché l’arte comica, ovvero il ridicolo, giovi e non annoi è necessario che l’obiettivo della sua polemica sia qualcosa di serio e di importante.” Ma perché mai?

In ogni caso hai ragione, la visione di Freud è squisitamente psicanalitica e parte dall'analisi dell'isteria. Mentre Paul Watzlawick fa il salto al linguaggio (1991), non dimenticando Eric Fromm, Il linguaggio dimenticato.
E cosi arriviamo alla parte storica.


Di una parte, dei riti orfici in onore di Pan e dei baccanali abbiamo già detto. La satira è l'elemento fondamentale e il gioco e la danza e la rappresentazione ludica ne sono la parte basica. Accompagnata da sane scorpacciate di psilocybe, orge di vino non fermentato e sesso sfrenato. Il tutto in onore degli dei e della fertilità, non diversamente dai riti di Beltane dei Celti. Ma poi che succede? Arriva il Cristianesimo. E con esso una sonora bacchettata ai costumi.

Il tutto nasce dai conflitti tra Cristianesimo e religioni preesistenti, dalla necessità del Cristianesimo di creare una disciplina coerente e di santificare i santi martiri. Se il martirio fosse stato inquadrato in un clima di satira, che valore poteva avere?
E così vien ucciso Mitra (profeta etrusco quasi contemporaneo di Gesu e altrettanto creatore di una nuova teogonia), tutti i riti orfici, e poi quelli celtici, non appena Costantino fa diventare il cristianesimo religione di stato.

Ma nel frattempo la satira nelle piazze e fra il popolo continua, sia come elemento di rottura nei confronti della rigida regola ecclesiastica, sia come elemento di sfogo e liberatorio, proibito dalla chiesa e poi divenuto, come tutti i riti non consentiti, motivo di rogo.
La rappresentazione popolare anche di motivi religiosi, questa sì consentita, si chiama Mistero Buffo (poi meravigliosamente ripreso da Fo). La ragione del nome è da sola evidente. Perciò l'unico campo espressivo libero (ossia con libertà di esperssione e di pensiero) sta nel Mistero Buffo e nel Carnevale. Momenti di sfogo consentiti dalla chiesa che, in tutta la sua deprecabile azione di repressione, sa perfettamente che uno spazio sia pure minimo lo deve lasciare.

E poi arriva l'Inquisizione, la santa inquisizione. Tutto abrogato, tutto al rogo. E tutto esecrato e stigmatizzato come volgare (proprio del volgo) e vile (privo di valore). E soprattutto proibito. C'è la gogna, la ruota, i ceppi, il rogo. L'unica soluzione per scamparla è trasformare tutto in qualcosa di esecrabile, in modo che non venga neanche la voglia. "Il riso abbonda sulla bocca degli stolti" è il grido di guerra, che benedettini, e tutti gli altri monaci predicatori, vanno propagando. E allo stesso tempo elevare tutto il negativo a positivo, come se il duolo e la tortura interiore scongiurassero quella fisica esteriore.

Il tutto molto ben rappresentato da Eco, che nel "Nome della rosa" fa uccidere da un monaco cieco e fanatico tutti coloro che hanno la ventura di "toccare" l'unica copia ancora esistente della "Comedia" di Aristotele. Libro pericoloso e di più, perché incita e assolve la risata, e che finisce la sua grafica esistenza nel rogo finale, Fahrenheit 451, la censura per antonomasia.
[Modificato da Violadaprile 23/04/2015 02:13]