Lenta l'acqua del fiume discende,
quando maestosa, imponente chiusa
il suo corso sbarra.
Alti argini la pressano
e l'energia infusa freme.
Cerca spazio,
s'agita, si comprime
E' stretta la fessura
alla base della chiusa.
Frenetica allora si getta
e quale liquido dardo veloce oltre schizza...
e subito su grossi massi si schianta,
s'infrange, spumeggia.
Un tuonar di mille tamburi
tra le alte rive
possente echeggia,
vibra l'aria e la terra.
Fa paura.
Improvviso un salto,
uno sgambetto.
Cade, rottola, ancor sbatte.
Si tuffa, va a fondo,
si rivolta, riemerge,
bolle e ribolle,
agitata gira e rigira
finché esausta la sua corsa frena.
Nel trambusto una magia:
dell'umana "civiltà" il veleno è espulso
e ossigenata l'acqua riparte.
Mille pinnuti allora attira.
L'attraversano, l'accarezzano,
pian piano l'acquietano.
E lei, acqua di vita,
senza più voltarsi,
lungo il fiume scorre.
Attutito, lontano ancor sente
dei tamburi il rullar battente.