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Il mio piccoloo zoo

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    selene14
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    00 17/09/2013 17:27
    IL MIO PICCOLO ZOO

    Quando ero bambina mamma e papà avevano un allevamento di galline e un negozio di mangimi e accessori per animali.
    Papà era un appassionato di animali e lungo la strada che fiancheggiava la nostra proprietà aveva creato una esposizione di animali che tutti chiamavano “Il piccolo zoo di Ugo e Santina”, c’erano tanti recinti ben curati con animali di tutti i tipi.
    Mi ricordo che in un recinto, dove all’interno cresceva un albero , avevamo tanti porcellini d’india, in un altro una coppia di pavoni, il maschio era stupendo quando faceva la ruota e, nel periodo degli amori, il suo verso svegliava tutto il vicinato, quando faceva la muta venivano a chiederci le piume che perdeva per metterle in bella mostra in vasi portafiori.
    In questi recinti c’erano faraone, anatre, conigli, piccioni di tutte le razze e per un breve periodo anche uno scimpanzé.
    In negozio, oltre alla gabbia dei pulcini, c’erano tante gabbiette con canarini e pappagalli e, in una gabbia più grande, c’era Loreto un pappagallo parlante era di un bel colore verde smeraldo con un ciuffo giallo sul capo. Non diceva molte parole ma chiamava di continuo “papà”e non siamo riuscite ad insegnargli nemmeno una parolaccia.
    Quando abbiamo dovuto dare via il negozio ce lo siamo portato con noi, prima in un appartamento e poi nella nuova casa ed è rimasto a farci compagnia per tanti anni. Papà gli aveva comprato una bella gabbia dorata e lo tenevamo in cucina; aveva lo sportello della gabbia sempre aperto ed era libero di uscire quando voleva. All’ora di pranzo aveva a disposizione una piccola scaletta di legno e saliva sul tavolo sella cucina papà gli preparava un piattino con gli spaghetti e lui li mangiava facendoli scorrere da una parte all’altra del becco; mamma si arrabbiava tanto perché sporcava dappertutto ma quanto ci divertivamo noi tre sorelle e papà!
    E poi c’era “Carolina” una simpatica scimmietta non molto grande con una coda molto lunga, credo che fosse un “cercopiteco albigeno”, almeno così diceva papà. Era stata messa in una gabbia in negozio e aveva il vizietto di frugare nelle tasche di chi si avvicinava troppo, quante sigarette ha rubato! Se le mangiava come fossero caramelle.
    Una volta, mentre pulivamo la gabbia, Carolina ha deciso di prendersi un po’ di libertà ed è scappata; era d’estate ed ha pensato bene di entrare a casa di una vicine e di usare il suo lampadario come fosse un’altalena ! Ha combinato qualche piccolo guaio per alcuni giorni e poi si è ripresentata davanti al negozio in mezzo al prato; io sono andata lì per prenderla, si faceva accarezzare e coccolare , stavo quasi per prenderla in braccio quando mio cugino, dispettoso, le ha tirato un sasso lei trovandosi la mia mano ad altezza di bocca mi ha dato un bel morso, ancora ho una piccola cicatrice con l’impronta dei suoi denti sul dorso della mano fra il pollice e l’indice. Dopo due giorni papà è riuscito a prenderla con una specie di retino e a rimetterla in gabbia, mi ricordo che sembrava quasi mortificata per tutto quello che aveva combinato. Quando papà ha dato via il negozio e non abbiamo potuto portarla con noi io e le mie sorelle abbiamo pianto tanto e qualche volta siamo andata a trovarla poi abbiamo smesso perché soffrivamo ogni volta che andavamo via.
    Veniva poi il periodo in cui bisognava vaccinare le galline, la sera tardi papà si armava di una strana siringa che si metteva al collo, credo che avesse una specie di dosatore per il farmaco, io e Daniela andavamo insieme a mamma dentro il pollaio le prendevamo con un gancio per una zampa e, non so come, riuscivamo a tenerle tre per mano incastrando una delle loro zampe fra le dita della nostra mano. Papà faceva loro il vaccino e poi le portavamo mano a mano in un altro settore del pollaio. Quasi tutti i giorni io e Daniela andavamo a raccogliere le uova, avevamo dei secchi di metallo che pesavano già da vuoti figuriamoci pieni di uova! C’era poi un gallo dispettoso che voleva saltarci addosso tutte le volte che entravamo nel pollaio e una volta ci ha fatto rovesciare il secchio pieno di uova. Eppure, ripensandoci adesso, eravamo piccole credo che io avessi dieci anni e Daniela è più piccola di me ma ci sentivamo così importanti perché aiutavamo mamma e papà certo che alcune volte cercavamo di evitare questo lavoro e ce ne andavamo a fare dei lunghi giri in bicicletta ma al ritorno trovavamo sempre qualche lavoretto che ci aspettava.
    In negozio vendevamo le uova a 40 lire l’una, erano gli anni sessanta, io frequentavo ancora le elementari e la tabellina del 4 era la mia preferita! Vendevamo i polli a 7oo lire al chilo e i conigli a 900; mi ricordo poi che il grano veniva venduto a 90 lire al chilo e le bustine di mangime per i pesci rossi a 70 lire l’una. Mi piaceva stare a negozio e a volte immaginavo di essere non una piccola commessa in un negozio di mangimi ma una commessa in una pasticceria quella merce allora cambiava forma: gli anelli che servivano per marcare i piccioni diventavano caramelle colorate, i biscotti per i canarini erano saporite merendine e il granturco diventava pop-corn. Quanto volava la mia fantasia e quanti giochi inventati dietro quel bancone. Una volta ricordo che ero particolarmente annoiata e allora ho preso una busta di carta di quelle che servivano per mettere il mangime e ho cominciato a scrivere immaginandomi di essere una ragazza che stava fuggendo di casa; era una bella lettera piena di paroloni dove dicevo addio a tutta la famiglia ma quella ragazza non ero io era solo il frutto della mia fantasia. Poi è entrata una cliente e io ho rimesso quella busta sotto le altre e me ne sono completamente dimenticata. L’ha ritrovata papà dopo qualche giorno, quanta angoscia deve aver provato! Mi ha presa da una parte e con le lacrime agli occhi ha cominciato a farmi strane domande, mi domandava se stavo bene, se mi mancasse qualcosa e io non riuscivo a capire; allora mi ha mostrato quella busta e io ho faticato parecchio per fargli capire che era tutto frutto della mia fantasia e che doveva stare tranquillo.
    Adesso dove c’era quel piccolo zoo e quella casa ad un piano dipinta di verde, il colore preferito di papà’,hanno costruito un albergo. Il prato non esiste più e quella strada in terra battuta che d’inverno diventava piena di buche che si riempivano d’acqua è diventata una strada asfaltata a due corsie. Quella borgata al XII chilometro della Via Casilina è stata inglobata dalla città e tutto è cambiato ed è giusto che sia stato così; ma quanta nostalgia di quegli anni, la mia nostalgia forse però non è per quei luoghi ma per la mia infanzia che seppure vissuta nel disagio è stata grazie ai miei genitori una infanzia serena.
    Montefortino Gennaio 2012-
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    Orchidea
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    00 19/09/2013 21:15
    che bell infanzia con quegli animaletti [SM=x142897] mio nonno aveva dei conigli, un giorno per vederli misi la testa nella gabbia che mi si incastro',venne mio nonno a tirarla fuori [SM=x142850] un altra volta mio padre uccise per sbaglio il gallo del pollaio con una sassata in testa perche' cantava troppo [SM=g27812]

    quando non ero ancora nata una anatra dei miei nonni rimase 15 giorni sepolta sotto la neve e soppravvisse [SM=x142822]
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    selene14
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    00 20/09/2013 14:01
    Grazie io.donna per avermi letto. I ricordi dell'infanzia sono i più preziosi

    Rita [SM=x142887]
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    Orchidea
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    00 20/09/2013 17:43
    Re:
    selene14, 20/09/2013 14:01:

    Grazie io.donna per avermi letto. I ricordi dell'infanzia sono i più preziosi

    Rita [SM=x142887]




    perche' non abbiamo ancora i problemi dell eta' adulta [SM=x142917]