00 22/06/2013 18:05
Dignità offesa


Era piccola, bella con le trecce bionde
Un sorriso a ricordare del fiume l’ onde.
Nulla ella conosceva della vita dura,
di quella vita che si sa d’ essere impura.

Crebbe conoscendo mai di avere un padre;
assente ancor dalla sua vita era la madre.
Furono amiche, amici e strada suoi tutori
E sopra un pavimento nudo i primi amori

Ancora un uomo di cui divenne schiava,
amandolo perché diceva che l’ amava.
la gettò poi quel mascalzon senza rimorso .
E allora chiamata fu “Bionda del corso”.

Le trecce radunate in uno chiffon; la gonna
appena copre ciò che la natura è donna;
abiti stretti di colori e borchie ricchi
così che l’ occhio dell’ uman maiale ammicchi.

La maschera di cera a ricoprire il viso.
Dolente è il suo cuore, provocante il sorriso.
costretta ad abdicare in strada al suo rispetto,
barca dell’ onde in balia in questo modo abietto.

L’ attende l’ unica sua vera gioia:
quel piccin essere che allevia la sua noia.
Occhi azzurri, sorrisi e ricciolini d’oro
ragion di vita della mamma e suo decoro.

Nel ritorno a casa dopo la notte infame,
la dignità sacrificata all’ altrui brame,
ripensò ai sogni avuti da bambina,
alle grandiose cose cui ogni bimbo abbina.

Ritornarono a mente i giochi con gli amici,
le piccole cose che li rendean felici.
Finito oramai lo spirito suo in mattanza
e ancor privata si sentì d’ogni speranza.

Ora giace per terra con il viso esangue,
intriso tutto d’ intorno a lei è del suo sangue.
Povera donna, indegne Parche della vita
lasciate ancora una bambina a urlare “Aita!”


Gaspy